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Renzo Ulivieri: “Da ragazzino mi hanno “dopato” con la Simpamina, non ho dormito tutta la notte”

23 gennaio 2023 | 15:54
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Renzo Ulivieri: “Da ragazzino mi hanno “dopato” con la Simpamina, non ho dormito tutta la notte”

Il presidente dell’Associazione Italiana Allenatori e insegnante a Coverciano: “Ma nelle squadre che ho allenato mai visto “bombe” e siringoni”

“Nessun caso di abusi di farmaci, bombe, come va di moda, e di doping,nelle squadre che ho allenato”.  Mai – ribadisce – nel modo più assoluto”. 

È la testimonianza di Renzo Ulivieri,presidente dell’Associazione italiana allenatori e insegnante a Coverciano.

Ulivieri, Renzaccio, come amano chiamarlo simpaticamente in tanti, toscano, nativo di San Miniato, 82 anni, sempre attivo e in gamba, ha tanti bei ricordi, lontani nel tempo, anche a Viareggio, dove, allo stadio dei Pini, ha disputato ben 5 tornei della Coppa Carnevale, andando in finale contro il Milan, contro l’Inter e con la Fiorentina. 

Per cinque anni ha giocato come centromediano nelle giovanili della Fiorentina, laureato all’Isef a soli 22 anni, ha esordito come allenatore nella stessa squadra a 24 anni. Nel suo palmares di allenatore l’Empoli, la Ternana, la Sampdoria, il Bologna, con cui ha vinto un campionato di B.

“Ho iniziato a giocare che ero un ragazzino – precisa – e in quegli anni, contro il rachitismo, ci davano l’olio di fegato di merluzzo, ricco di vitamina D, per aiutare a mantenere le ossa forti e sane. L’alimentazione era al centro di ogni cura. Però, e lo ricordo bene, da giovassimo sono stato dopato. Prima del derby San Miniato – Montelupo mi venne data la Simpamina. Poi non dormii per tutta la notte”. 

La Simpamina era il nome commerciale di un prodotto farmaceutico venduto fino al 1972: si trattava di anfetamina, un potente stimolante del sistema nervoso centrale. Tra gli effetti l’euforia, ma anche insonnia. In quegli anni ne hanno fatto abuso gli studenti, oltre che gli atleti. 

All’ultimo anno di liceo – spiega Ulivieri – la Simpamina me la ritrovai tra i banchi di scuola, molti la usavano per studiare per la maturità. No ragazzi, dissi, io non la prendo: l’unica volta che l’ho presa ho ‘ballato’ per ore, senza riuscire a prendere sonno”. 

“Ritornando alle “bombe” – conclude – lo ripeto: mai visto “siringoni” nelle mie squadre. I medici sportivi sono sempre molto attenti. I numeri di quelle considerate morti sospette nel mondo del pallone vanno letti in modo diverso, comparandoli con i decessi di tutta la popolazione. Se si pensa alla forma di cancro al pancreas che ha colpito tragicamente Gianluca Vialli, purtroppo l’incidenza è alta anche nei non sportivi”.