Niente pali e cavi telefonici in un terreno privato senza il consenso dei proprietari: tribunale dà ragione a una coppia di Lucca

5 febbraio 2023 | 13:30
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Niente pali e cavi telefonici in un terreno privato senza il consenso dei proprietari: tribunale dà ragione a una coppia di Lucca

La corte d’appello di Firenze ha condannato la Telecom alla rimzione dopo la scadenza della servitù di passaggio: “Non c’è pubblica utilità”

Nessun risarcimento danni ma la Telecom non può impiantare pali e cavi telefonici in un terreno privato senza il consenso dei legittimi proprietari.

La corte d’Appello di Firenze ha ribaltato la sentenza di primo grado dei colleghi lucchesi che avevano dato ragione alla compagnia telefonica per motivi di pubblica utilità e ricalcolato anche le spese legali e ha condannato la Telecom a rimuovere pali e cavi dal terreno dei coniugi di Lucca, che si trova a Pietrasanta, e a pagare i due terzi delle spese per un totale di circa 10mila euro.

La singolare vicenda era iniziata nel 2002 quando i coniugi di Lucca si erano accorti dei pali e dei cavi telefonici nella loro proprietà in Versilia e avevano denunciato la Telecom. All’epoca fu trovato un accordo transattivo e la causa si concluse. Veniva stipulato un accordo per una servitù di passaggio di linea telefonica appoggiata su alcuni pali, dietro un corrispettivo in denaro di circa 3mila euro e per la durata di dieci anni, rinnovabile per ulteriore decennio salvo disdetta da inviare almeno tre mesi prima della scadenza. La coppia lucchese nel 2012, allo scadere dell’accordo, aveva poi comunicato la propria volontà di non rinnovare la servitù in questione e, in assenza di ulteriori contatti per una definizione consensuale della causa, avevano (nuovamente) fatto causa chiedendo la condanna di Telecom alla rimozione delle opere in questione, con condanna anche al risarcimento dei danni (quantificati in euro 50mila). La compagnia telefonica si era quindi costituita in giudizio al tribunale di Lucca deducendo che gli impianti in questione insistevano sulla proprietà dei coniugi già da prima del 1998 e che i pali e  cavi in questione consentivano di asserire il carattere di pubblica utilità.

E i giudici di primo grado nel 2016 davano ragione alla Telecom. Ma nei giorni scorsi la corte d’appello fiorentina ha emesso sentenza favorevole ai coniugi lucchesi accogliendo in parte le loro istanze. Non hanno concesso risarcimento danni ma ordinato alla società telefonica la rimozione dei pali e dei cavi. Si legge molto chiaramente nella sentenza a firma dei giudici Afeltra, Breggia e Cecchi, dello scorso 1 febbraio: “Siffatta caratteristica funzionale degli impianti in esame, infatti, non può tout court indurre a ritenere che gli impianti stessi possano essere oggetto di apposizione (o, come nel caso, di mantenimento in loco) a prescindere dal consenso del proprietario o dall’attivazione della procedura di imposizione coattiva”.

Da queste lapidarie motivazioni la sentenza di secondo grado che andrà inevitabilmente a formare la cosiddetta giurisprudenza in tutti i casi analoghi.