Consiglio di Stato, illegittime le due interdittive antimafia alla ditta che ha ottenuto l’appalto per la piazza coperta a San Concordio

12 febbraio 2023 | 13:18
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Consiglio di Stato, illegittime le due interdittive antimafia alla ditta che ha ottenuto l’appalto per la piazza coperta a San Concordio

L’azienda, in amministrazione controllata, aveva cambiato tutti i vertici societari che erano rimasti coinvolti in inchieste e processi a cura della Dda

I giudici del Consiglio di Stato hanno definitivamente dichiarato illegittime le due interdittive antimafia per il Research Consorzio Stabile scarl di Salerno, che in Lucchesia ha vinto alcuni importanti appalti tra cui quello relativo alla piazza coperta nell’area ex Gesam di San Concordio e più di recente un bando relativo a edilizia scolastica a Sarzana. Ma anche nel Pisano aveva vinto alcune gare importanti come quella per il cavalcavia di Sant’Ermete di Pisa.

La società campana aveva chiesto e ottenuto  di “andare” in amministrazione controllata e aveva cambiato tutti i vertici societari che erano rimasti coinvolti in inchieste e processi a cura della Dda, rescidendo anche ogni contatto con chiunque possa avere contatti con la criminalità organizzata. La prefettura di Salerno aveva presentato appello ai giudici di Palazzo Spada contro la precedente sentenza del Tar che aveva già annullato la prima interdittiva antimafia. Appello che è stato rigettato nel merito con la sentenza pubblicata il 7 febbraio scorso, dopo una lunga e approfondita ricostruzione di tutti gli avvenimenti riguardanti il consorzio, in tutta Italia, Lucchesia compresa.

Si legge in sentenza: “Se, infatti, in una visione “statica” del sistema di prevenzione si giustifica l’attribuzione di peso preponderante o decisivo ai fatti sintomatici del pericolo di condizionamento mafioso nella loro dimensione storica – in quanto, in mancanza di significativi elementi di segno contrario successivamente emersi, dotati di potenziale ultrattività ai fini della prognosi infiltrativa – in una diversa cornice di carattere dinamico, quale quella disegnata dal legislatore con l’introduzione, in presenza delle relative condizioni legittimanti, di istituti aventi finalità (non più soltanto interdittiva, ma anche) terapeutica, quegli elementi di carattere storico devono essere appunto rivalutati e rivisitati (ovvero, con terminologia presa in prestito da altri contesti, validati) alla luce della capacità emendativa dimostrata dall’impresa sottoposta al controllo nel corso ed all’esito dello stesso”.

In pratica l’operazione di pulizia dei soci che non avevano avuto e non hanno problemi con la giustizia, a differenza dei vecchi soci poi allontanati, grazie all’amministrazione controllata, e ai nuovi soci, ha funzionato e ha consentito alla società di rifarsi una vita e di continuare ad operare e a dare lavoro a centinaia di dipendenti e collaboratori in tutta Italia, proprio perché il repulisti, secondo i giudici, è stato profondo e capillare e continuo, e inoltre richiesto dagli stessi soci attuali che avevano proposto loro stessi l’amministrazione controllata, sotto il controllo del giudice e di un commissario giudiziale nominato da quest’ultimo, all’epoca. Tutti gli appalti “nelle loro mani” in Lucchesia, nel Pisano e nel resto d’Italia ora possono proseguire tranquillamente.