Ex agente di polizia municipale condannato per abuso di ufficio e falsità ideologica, dovrà risarcire il Comune per il danno di immagine

19 febbraio 2023 | 19:01
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Ex agente di polizia municipale condannato per abuso di ufficio e falsità ideologica, dovrà risarcire il Comune per il danno di immagine

In qualità di pubblico ufficiale, secondo la sentenza, l’uomo dichiarava il falso e metteva in atto comportamenti inadeguati nei confronti dei cittadini

Una storia incredibile, grave e assurda quella che ha visto coinvolti un ex agente della polizia municipale e una donna.

Per motivi rimasti ignoti l’uomo ha messo in atto comportamenti incomprensibili e inaccettabili, oltre che illeciti e illegali, “inventando” motivi falsi per una multa e mettendo letteralmente le mani addosso alla donna, come da resoconti processuali. Dopo la condanna penale e il risarcimento alla vittima è tempo di pagare anche i danni all’immagine alla polizia municipale e quindi al Comune. La corte d’appello dei conti ha infatti confermato le decisioni dei colleghi di primo grado nei confronti di un ex vigile urbano della Versilia. L’uomo era stato condannato alla pena di due anni e sei mei di reclusione, oltre alla interdizione dai pubblici uffici per la stessa durata, con condanna al risarcimento in favore della parte civile costituita in processo e rifusione delle spese legali. Condanna passata in giudicato nel 2017.

L’ex vigile urbano era stato riconosciuto colpevole di abuso d’ufficio e falsità ideologica. In qualità di pubblico ufficiale, nel formare documenti e verbali nell’esercizio delle sue funzioni, attestava falsamente fatti dei quali gli atti erano destinati a provarne la verità. In un verbale di contestazione e nel successivo rapporto al suo comandante, nel processo penale a suo carico, ora concluso, era emerso che “attestava falsamente che una donna allo stadio comunale, conduceva il suo cane privo di guinzaglio, circostanza poi dimostratasi falsa, arrecando alla medesima un danno ingiusto. In esecuzione del medesimo disegno criminoso, con l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso di poteri e, comunque, con violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione/pubblico servizio, fermava la donna afferrandola per un braccio e le si parava davanti spronandola e sottraendola con le mani appoggiate sul suo torace, trattenendola così da impedirle di andarsene, minacciandola altresì di un danno ingiusto, asserendo che l’avrebbe fatta arrestare, qualora non gli avesse declinato le sue generalità, cagionando volontariamente alla medesima lesioni personali, consistenti in distrazione del rachide cervicale, dalle quali derivava una malattia del corpo giudicata guaribile in cinque giorni. E sempre nella sua qualità di agente in servizio, incolpava, pur sapendola innocente, la donna”.

Dalla descrizione della vicenda prospettata nonché dalla lettura delle sentenze penali di condanna si legge, dunque, nella sentenza di secondo grado della corte dei conti: “Emerge in tutta la sua gravità la condotta tenuta dal convenuto, sintetizzata nella frase riportata nella sentenza di appello penale, là dove si legge della testimonianza del carabiniere che aveva ricevuto la richiesta di intervento da un passante perché c’era un vigile urbano che aveva messo le mani addosso ad una donna”.

Dopo la condanna penale, e il risarcimento alla vittima per il suo comportamento illecito, e assurdo, ora l’uomo dovrà pagare anche circa 5mila euro di danno all’immagine al Comune.