Il rombo delle moto da cross per l’ultimo saluto a Jeremy. Gli amici: “Eri il più generoso di tutti: per noi sarai sempre qui”

23 febbraio 2023 | 15:49
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Una toccante lettera letta in una chiesa di Sorbano gremitissima: “Sulle moto penseremo sempre a te”

Il rombo delle moto da cross, palloncini blu, le magliette con la foto dell’amico che non c’è più. Quel “ciao, Jeremy” sono le uniche parole che molti di loro sono riusciti a gridare così, facendole parole sui loro petti.

Così gli amici di Jeremy hanno accompagnato il feretro fino all’ultimo, a bordo dei loro roboanti motori per scortarlo nel viaggio, alcuni continuando a indossare il casco per nascondere le lacrime. Davanti e dietro di loro una straordinaria folla ha accolto la salma nel piazzale della chiesa di Sorbano del Giudice, lì, a pochi passi da dove una settimana fa, sabato scorso (18 febbraio) il giovane di 20 anni, abitante in paese, si è schiantato in sella alla sua motocicletta, la sua più grande passione. Finito contro una colonna di un arco dell’acquedotto del Nottolini, Jeremy non ce l’ha fatta ed è morto l’indomani all’ospedale Cisanello di Pisa, dove era stato condotto in gravissime condizioni dall’elisoccorso Pegaso.

Grave giovane di 20 anni dopo lo schianto in sella alla moto – Luccaindiretta

La sua moto rovesciata a terra, davanti agli occhi dell’amico che si trovava con lui: è l’immagine che è tornata alla mente anche oggi pomeriggio per l’ultimo saluto a Jeremy. Il volo dei palloncini blu ha sancito l’addio al ragazzo, strappato così violentemente e prematuramente alla vita.

“Credo – ha detto il parroco don Mario Visibelli – che non esistano parole per spiegare quello che è accaduto, o per dare supporto e conforto alla famiglia. Ogni mia parola sarebbe soltanto un esercizio di retorica: siamo e saremo però, come comunità paesana, a disposizione della famiglia, in ogni momento che sarà necessario o per un semplice abbraccio”.

In moto contro una colonna dell’acquedotto del Nottolini: è morto il 20enne Jeremy Bianchi – Luccaindiretta

Toccante è stata poi la lettera scritta a Jeremy da un amico di infanzia e compagno di avventure prima di bici poi di moto, Gabriele Russo, che ha preferito lasciar leggere al padre quelle parole troppo dense di ricordi ed emozioni.

“Jeremy, lo sai che scrivere non è mai stato il mio talento. Domenica mattina sono stato svegliato da una terribile chiamata, non volevo crederci. Speravo fosse un sogno, ma non lo era. Vederti in ospedale è stata dura, durissima ma è anche stato l’unico modo per salutarti. Mi ricordo ancora quando andavamo in giro insieme, da piccoli, quando mi facesti provare la prima bici, poi crescendo, la mia prima moto, che te sapevi già guidare. Ho un sacco di momenti belli che voglio ricordare con te anche se, ad essere sincero, so che tu per me ci sei ancora. Solo ogni tanto realizzo che non ci sei più, e piango. Ogni volta che salirò sulla moto penserò a te. Tra le tante cose, una ti invidio in particolare, e so che è una cosa che mancherà a tutti: la tua generosità nei confronti degli amici. So che mancherà a tutti. Ti prometto però che non smetterò mai di andare in moto, perché sono sicuro che tu non lo vorresti mai. Ti ringrazio a nome di tutti, ti voglio bene amico mio”.

Parole semplici, che sono arrivate dritte al cuore di quei tantissimi giovani presenti nella chiesa e sul piazzale per l’ultimo saluto all’amico. Poi, di nuovo, è stato il rombo dei motori ad accompagnare Jeremy fuori dalla chiesa in un boato colorato da fumogeni rossi e  palloncini blu liberati in cielo mentre il feretro si incamminava verso il cimitero seguito da parenti, paesani, compagni e  motociclette, così come avrebbe voluto.