Società rumena si ‘nasconde’ dietro una ditta lucchese per non pagare l’Iva: le fiamme gialle lo scoprono

Condannato al pagamento delle imposte sui 2 milioni di euro fatturato l’amministratore che guidava entrambe le aziende
La Guardia di finanza ha scoperto a Lucca una società rumena che, secondo l’accusa, condivideva l’amministratore con una ditta di Lucca dietro la quale si “nascondeva” per non versare l’Iva su circa 2 milioni di euro annui di fatturato per 3 anni consecutivi.
La società si era difesa affermando di aver pagato l’Iva in Romania sulla merce venduta ma dagli accertamenti investigativi è venuto fuori tutt’altro. L’amministratore, G.F. di Lucca, è stato quindi sottoposto a indagini che stanno facendo il loro corso ma nel frattempo la giustizia tributaria lo ha condannato a versare il dovuto per i 3 anni monitorati.
Nei giorni scorsi infatti la Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Toscana ha respinto l’appello contro la precedente decisione della commissione tributaria provinciale di Lucca condannando la società a pagare anche 5mila euro di spese processuali e confermando in toto la decisione di primo grado. Tutto ha inizio nel 2021, quando vengono emessi gli avvisi di mancato versamento dell’Iva che traggono origine da una verifica fiscale operata dalla Guardia di Finanza di Lucca nei confronti della società con sede a Lucca, nel corso della quale sarebbero emersi elementi che hanno indotto a ritenere che nei medesimi locali avesse sede anche la società formalmente con sede in Romania.
I giudici nella sentenza di secondo grado fanno emergere come le società, oltre ad avere lo stesso amministratore mantenevano sullo stesso supporto informatico alcuni documenti e condividevano il centralino. Si era costituito in primo grado l’ufficio territoriale sostenendo l’effettività della sede in Italia e non in Romania e i giudici confermano la versione della guardia di finanza. Prosegue infatti la sentenza: “In Italia, infatti, si svolgerebbero le attività amministrative di gestione e la costituzione della società con sede in Romania appaia dettata dalla mera esigenza di evitare un pregiudizio sulla consapevolezza degli utenti di operare con una azienda italiana. La contribuente non avrebbe mai dato la prova di aver pagato l’imposta in Romania e anche ai fini Iva la società ricorrente sarebbe da considerarsi soggetto passivo stabilito nel territorio dello Stato”.
La commissione tributaria di Lucca quindi ha respinto il ricorso rilevando che l’istruttoria compiuta dalle fiamme gialle cittadine abbia permesso di dimostrare che l’attività amministrativa di entrambe le società era compiuta in Italia. Secondo la commissione è a Lucca la “sede di direzione effettiva, cioè luogo di assunzione delle decisioni chiave di natura gestionale e commerciale necessarie per la conduzione dell’attività, che sostanzialmente viene di fatto svolta in Italia”.
Da queste motivazioni la sentenza tributaria di secondo grado che ha condannato la società rumena a pagare l’Iva sui circa 2 milioni di euro di fatturato per i 3 anni ispezionati dalle fiamme gialle lucchesi più le spese legali. Eventuali rilievi penali e decisioni sono al vaglio della magistratura ordinaria.