Gravi negligenze nell’intervento chirurgico, clinica lucchese condannata a risarcire il paziente

Un 71enne, difeso dall’avvocato Nicola Barsotti, riceverà 72mila euro per l’invalidità temporanea a seguito dell’intervento
Entra in ospedale con una invalidità del 5 per cento e ne esce dopo due interventi con una invalidità del 20 per cento: ora dovrà essere risarcito con circa 70mila euro.
Il tribunale di Lucca, infatti, ha condannato una clinica della Lucchesia a pagare il 71enne, difeso dall’avvocato Nicola Barsotti, perché è emerso in aula che gli sarebbero state posizionate poche viti alla schiena e in maniera asimmetrica. La clinica è stata condannata a pagare anche le spese legali e le consulenze.
L’uomo nel 2018 iniziava ad accusare sciatalgia che permaneva nonostante terapie mediche, terapie infiltrative, radiofrequenze, ecc. Nel mese di giugno del 2019, quindi, veniva sottoposto ad un primo intervento chirurgico a Pisa per “decompressione radici nervose lombari”, e dimesso con diagnosi di “ernia discale lombare”. Col tempo tuttavia compariva dolore lombare irradiato al gluteo e alla superficie laterale di coscia e gambe, con associate parestesie. Poiché ulteriori terapie non sortivano effetto, nel mese di febbraio 2021 si sottoponeva questa volta in una clinica lucchese, a un secondo intervento di “revisione della radice e stabilizzazione peduncolare” che avrebbe dovuto risolvere i suoi problemi. Ma non è andata così, anzi, al contrario la sua situazione peggiora. Si rivolgeva, infine, ad altri sanitari ancora e, nel luglio 2021, veniva sottoposto a un terzo intervento ma a Ravenna per “revisione precedente artrodesi: rimozione di tutto il sistema, nuove viti bilaterali e barre…decompressione del canale”, secondo quanto emerso nel processo.
Nonostante questo ulteriore intervento, regolarmente effettuato stavolta, il paziente ha dovuto utilizzare una stampella per muoversi in sicurezza. Ritenendo che il secondo dei tre interventi non fosse stato eseguito correttamente, il paziente ricorre tramite i nostri avvocati e consulenti medici al tribunale di Lucca, per accertare la responsabilità dell’equipe medica che l’ha operato, e quantificare i danni subiti. Ebbene, i consulenti tecnici nominati dal tribunale di Lucca hanno confermato che il secondo intervento chirurgico è stato caratterizzato da gravi negligenze.
“La tipologia di intervento è risultata inadeguata ed insufficiente, senza tenere conto della lesione durale nell’introduzione della vite peduncolare in L3 a destra”. I consulenti nominati dal tribunale cittadino infatti hanno affermato che “il sistema non ha tenuto con le viti in L5 ed in L2, evidenziate successivamente mobili, inoltre non è comprensibile perché sia stata effettuata una decompressione radicolare a sinistra e non a destra, visto che la sintomatologia clinica del paziente era a destra. Si ritiene infatti che non è possibile ottenere una stabilità della colonna lombare, con sole 4 viti che sembrano quasi messe a caso. Trattasi di un sistema inadeguato per una stabilizzazione, non solo non è simmetrico ma è insufficiente sia per il numero delle vite sia per le loro lunghezze e posizione”.
Concludono quindi i giudici di Lucca: “In sintesi, l’intervento è risultato non scevro di criticità: una stabilizzazione inadeguata e insufficiente, con impossibilità ad ottenere una stabilità della colonna lombare e una mancata tenuta delle viti in L5 ed L2 e un mal posizionamento della vite in L5 a destra, lesione durale nell’introduzione della vite in L3 e l’omissione diun controllo neuroradiologico immediato nel post-operatorio”.
Inevitabile partendo da queste motivazioni arrivare poi al risarcimento del danno iatrogeno differenziale. Per danno iatrogeno differenziale si intende un aggravamento delle condizioni di salute di un paziente, già di per sé malato, causato da responsabilità medica. L’invalidità temporanea dell’uomo è stata quindi quantificata in 72mila euro che è la cifra che ora otterrà dalla clinica lucchese condannata dal tribunale per aver posizionato meno viti del necessario e in maniera asimmetrica. Queste le decisioni del primo grado di giudizio.