Morto in un incidente stradale, si riapre il caso. Spunta un testimone: “Coinvolta un’auto pirata”

23 marzo 2023 | 13:03
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Morto in un incidente stradale, si riapre il caso. Spunta un testimone: “Coinvolta un’auto pirata”

Colpo di scena durante l’udienza della causa intentata dai familiari della vittima di Lucca per il risarcimento contro il Fondo regionale. Il giudice non crede alla testimonianza e invia gli atti alla procura

La Procura di Pisa ha aperto un’inchiesta sulle vicende successive legate alla morte di un 36enne di Lucca che anni fa aveva perso la vita in un tragico incidente stradale, nel febbraio del 2010, sull’Aurelia mentre viaggiava alla 6 del mattino in direzione Viareggio.

Ora gli inquirenti su richiesta del Tribunale stanno svolgendo indagini su alcuni familiari e su un presunto amico della vittima per ipotesi che vanno dalla falsa testimonianza (reato ipotizzato dal giudice civile che ha rinviato gli atti in Procura) per quest’ultimo ad altri eventuali rilievi penali per i parenti e per il testimone. Questo è accaduto perché nel 2017 i parenti ed eredi della vittima hanno proposto causa di risarcimento contro il Fondo regionale per le vittime della strada.

A detta di uno dei parenti del giovane che ha perso la vita, stando al resoconto processuale, nel 2105 aveva rivisto un vecchio amico che non vedeva da anni e che gli avrebbe detto di essere stato testimone oculare dell’incidente mortale. L’uomo si presenta in aula durante il processo civile per risarcimento danni affermando che “poiché l’automobilista che aveva provocato il sinistro non si fermò, ritenne di inseguirlo e che, dopo un paio di chilometri, visto che non riusciva a raggiungerlo, tornò indietro per vedere se il conducente dell’altro veicolo aveva riportato lesioni. Aggiungeva che, raggiunto il luogo del sinistro, vide due vetture ferme e alcune persone sulla strada cosicché, considerato che non c’era necessità del suo intervento, non si fermo e se ne andò. Concludeva che successivamente venne a sapere che il conducente era morto” .

Secondo questa ricostruzione del testimone l’incidente mortale sarebbe stato causato, dunque, dalla condotta di un automobilista, rimasto non identificato che, provenendo dalla direzione opposta, aveva invaso la corsia di marcia percorsa dalla vittime, obbligandolo a una manovra di emergenza e provocando lo sbandamento del veicolo da lui condotto, che finiva la sua marcia fuori strada, sbattendo poi in modo violento contro alcuni cartelloni pubblicitari ribaltandosi e perdendo la vita sul colpo, secondo la ricostruzione della polizia stradale. Ma per il giudice civile che doveva decidere sulla richiesta di risarcimento danni da parte del Fondo regionale per le vittime della strada nell’incidente mortale non c’è nessuna auto pirata che ha causato il decesso e rigettando il ricorso dei parenti ed eredi della vittima ha ritenuto invece inviare gli atti in Procura per indagini penali, stavolta, per falsa testimonianza nei confronti del presunto amico della vittima e tutte le altre indagini che gli inquirenti riterranno opportune sul contesto di questa falsa testimonianza. Si legge infatti chiaramente nella sentenza a firma del giudice Stefano Palmaccio del Tribunale di Pisa pubblicata il 21 marzo scorso: “Del tutto inattendibili appaiono le dichiarazioni rese dall’asserito teste oculare. I ricorrenti hanno  rappresentato che diversi anni dopo la verificazione del sinistro mortale un parente del defunto avrebbe incontrato casualmente un vecchio conoscente e durante la conversazione, in maniera casuale, il parente avrebbe appreso che l’uomo, a sua insaputa, avrebbe assistito al sinistro mortale occorso al 356enne di Lucca. A parere del Tribunale, le dichiarazioni rese dal teste sono decettive e mendaci, ragion per cui deve disporsi la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per ogni valutazione circa la consumazione del reato di falsa testimonianza. Dispone inoltre la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pisa per tutte le valutazioni di sua competenza”. Saranno dunque gli inquirenti della Procura di Pisa a dover fare piena luce su tutti gli avvenimenti successivi alla tragedia in cui ha perso la vita il giovane lucchese nel 2010.