Video di violenze a luci rosse scambiati in chat, inchiesta di Lucca all’attenzione del Parlamento

L’ex procuratore del tribunale dei minori Sangermano ascoltato in commissione ha parlato di un giro di immagini forti fra minorenni e adulti
Dallo scorso 7 marzo, Antonio Sangermano è ufficialmente il nuovo capo dipartimento per la giustizia minorile e di comunità. Il decreto di presa di possesso è stato firmato in via Arenula alla presenza del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e del capo di Gabinetto, Alberto Rizzo. Dal 23 febbraio 2017 è stato procuratore della Repubblica al tribunale per i minorenni di Firenze. Gli è subentrato il giudice Gemma Tuccillo, che dal 15 gennaio 2023 aveva lasciato la guida del dipartimento per la giustizia minorile e di comunità. Prima di lasciare l’incarico fiorentino e andare a Roma il giudice Sangermano è stato ascoltato dalla commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza che aveva deliberato lo svolgimento di un’indagine conoscitiva sul fenomeno delle dipendenze patologiche diffuse tra i giovani con la finalità di verificarne il livello di diffusione e, alla luce del quadro, anche normativo, vigente, segnalare la presenza di eventuali criticità del sistema, indicando possibili correttivi, e che è stata pubblicata nei giorni scorsi. E l’ex procuratore della Repubblica dei minori di Firenze ha posto l’accento su tre indagini ancora in corso, due di Siena e una di Lucca, su minori che si scambiavano immagini pornografiche e pedopornografiche anche violente e cruente, sia tra di loro sia con soggetti maggiorenni.
L’intervento di Sangermano e le inchieste di Lucca e Siena
Infatti mentre alcuni suoi colleghi sono stati chiamati da intervenire direttamente sulla materia oggetto dell’indagine, il giudice Sangermano è stato sollecitato a sottolineare l’eventuale esistenza di comportamenti pericolosi a sfondo sessuale, correlati all’uso di sostanze stupefacenti sempre ad opera di minori. Sangermano, si è quindi soffermato soprattutto sulla dipendenza da materiale pornografico e sul problema della pornografia minorile. La divulgazione, lo scambio, la condivisione e la detenzione di materiale pedopornografico e i reati consequenziali che vi si innestano, sebbene caratterizzati in termini statistici da una significativa flessione, evidenziano, tuttavia, la ricorrenza nel mondo giovanile di una interiorizzazione materialista, anaffettiva, meramente genitale della sessualità, scollegata dal valore e dal primato della persona. Si legge nella relazione al Parlamento nella parte in cui si dà conto di quanto riferito dal giudice Sangermano: “A ben vedere, è ancora frequente tra i giovani il fenomeno dei filmati intimi di natura sessuale. Tali condotte producono vivida sofferenza nei minori che le subiscono, soprattutto ragazze, e nelle famiglie, disarticolando rapporti personali e divulgando nelle comunità scolastiche profili intimi e sensibili di una persona minorenne. Se, dunque, il dato statistico comparativo è in decrescita, certamente non può rilevarsi alcuna flessione nella gravità delle condotte illecite disvelate dalle investigazioni con riferimento alle fattispecie di reati di cui agli articoli 600-ter e 640 del codice penale”.
Al riguardo, il procuratore Sangermano ha ricordato tre procedimenti penali gestiti dal proprio ufficio a carico di 46 soggetti minorenni in uno e a carico di circa una ventina negli altri due: alcuni dei quali soggetti infraquattordicenni, non imputabili, in concorso anche con soggetti maggiorenni, per i quali procedono le competenti autorità giudiziarie. Le investigazioni relative ai primi due procedimenti sono state eseguite dal nucleo investigativo del comando provinciale di Siena, mentre il terzo dalla polizia postale di Lucca. I tre procedimenti concernono il fenomeno della diffusione, condivisione e cessione di materiale pedopornografico attuata per il tramite di chat telematiche, per lo più utilizzando il social network Telegram, a soggetti minorenni, in concorso con soggetti maggiorenni e anche con soggetti minorenni non imputabili, con la peculiarità che i suddetti video illegali di natura pedopornografica, rinvenuti e sequestrati da questa procura minorile, sono spesso associati a filmati cosiddetti best gore, concernenti esecuzioni capitali, presumibilmente eseguite in teatri di guerra, omicidi, smembramenti di esseri umani con amputazioni cruente, suicidi, incidenti stradali, mutilazioni genitali attuate in modo atroce nei confronti di soggetti non consenzienti, inflizioni violente, evirazioni, torture, atti sadici e masochistici, perversioni sessuali zoomorfe, coprofilia ed in generale immagini raccapriccianti, violente ed efferate. Ulteriore peculiarità dei tre procedimenti penali è il disvelamento della interconnessione attuata dai giovani indagati mediante condivisione telematica, scambio e cessione tra video pedopornografici, delle suddette immagini cosiddette best gore, e l’esaltazione di ideologie violente e sanguinarie quali il nazifascismo, il terrorismo islamista, l’antisemitismo, l’odio, il disprezzo per i diversamente abili ed i poveri del mondo. Condivisioni attuate anche tramite immagini, video e fotografie accompagnate da battute espressamente dispregiative. Tutto per il tramite di social network, con condivisione telematica”.
A parere del dottor Sangermano occorre quindi interrogarsi sulle ragioni che spingono alcuni giovani a ricercare siffatti video nel dark web, per poi interscambiarli e condividerli nelle chat telematiche. “Sul piano investigativo è necessario promuovere un’azione coordinata e sinergica, quantomeno a livello europeo, per individuare i siti, i server, gli amministratori che consentono il diffondersi di immagini quali quelle descritte”. Sul piano socio-culturale, profilo certamente non di diretta competenza dell’autorità giudiziaria, occorre procedere, a parere del giudice Sangermano , in ogni opportuna sede, ad una sensibilizzazione dei genitori sull’accesso e la fruizione, da parte dei soggetti minorenni, spesso anche non imputabili, a siti pornografici, pedopornografici ed in generale incentrati sulla violenza”. Tale indiscriminata fruibilità di immagini sessuali e violente, anche di natura non pedopornografica ma solo pornografica, può incidere e alterare il processo di strutturazione psicofisica dei minori, inoculando loro una distorta concezione della sessualità, non già quale relazionalità affettiva, ma piuttosto quale sessualità sessista, predatoria, genitale, violenta, con una simbologia del maschio connotata da prevaricazione, dominio e strumentalizzazione dell’altrui fisicità, disincarnata dalla propria identità esistenziale. Insomma non solo repressione ma tanta tanta prevenzione.