Keu, Arpat e Università: “Cambiare le modalità di raffreddamento”

Le conclusioni dello studio scientifico: “Ponendo prescrizioni precise potrebbe essere ridotta, se non addirittura eliminata, la formazione di idrossidi di cromo”
I dubbi eventuali sono terminati ufficialmente con la pubblicazione di oggi 14 aprile dell’università di Pisa e di Arpat delle conclusioni e dei “consigli” su come trattare il Keu in futuro. Non è più possibile avere idee diverse in materia, a meno che non si intenda smentire l’università di Pisa o Arpat, nel qual caso va fatto “carte alle mani”.
Si legge testualmente nel documento: “Cambiare le modalità di raffreddamento del Keu per ridurre, se non addirittura eliminare, la formazione di idrossidi di cromo e quindi mantenere i processi produttivi ed evitare il rischio di impatti successivi sull’ambiente”. Parole, chiare, semplici e inequivocabili. La relazione tecnica relativa alla caratterizzazione del Keu è stata condotta attraverso complesse indagini microstrutturali ed esperimenti in camere di invecchiamento, ed evidenzia la tendenza alla ossidazione del cromo trivalente, che caratterizza il materiale in origine, alla forma esavalente con il passare del tempo ed in condizioni ambientali. Prosegue infatti il documento: “Le ricerche eseguite dall’Università di Pisa tramite gli esperimenti e le analisi riportate nella Relazione Tecnica mostrano che il cromo trivalente del Keu, in presenza di ossigeno atmosferico e di umidità in ambiente alcalino, si ossida ad esavalente. In queste condizioni, l’idrossido di cromo (fase grimaldite o altri idrossidi di cromo) presente nel Keu sarebbe la fase reattiva che trasforma il Keu da materiale inerte a sorgente di cromo esavalente.
Queste conoscenze indispensabili per capire il processo di ossidazione del cromo trivalente sono confermate anche dalla letteratura dove si evidenzia l’ossidazione dell’idrossido di cromo in ambiente alcalino”. Quindi visto che il Keu se si ossida forma cromo esavalente che è una delle sostanze più pericolose al mondo, Arpat e Normale di Pisa indicano la strada da seguire che o sarà recepita in autonomia dai conciatori o dovrà essere la politica regionale a imporre tali cambiamenti non più rinviabili per l’ambiente e la salute dei cittadini e anche dei lavoratori del comparto conciario.
Scrivono infatti Arpat e Normale di Pisa proprio in merito alle modalità: “Dai risultati della relazione tecnica sulla caratterizzazione del materiale emerge l’esigenza per Arpat in accordo con la Regione Toscana, di modificare le prescrizioni dei processi e delle modalità di raffreddamento del Keu per evitare il formarsi di idrossidi di cromo, nell’ambito dell’Autorizzazione Ambientale Integrata (Aia) degli impianti. Ponendo prescrizioni precise per cambiare le modalità di raffreddamento del Keu potrebbe essere ridotta, se non addirittura eliminata, la formazione di idrossidi di cromo e quindi mantenere i processi produttivi, evitando il rischio di impatti successivi sull’ambiente. È necessario sottolineare che questi risultati sono da intendersi come preliminari e sono necessarie ulteriori verifiche per approfondire i processi che portano alla formazione di grimaldite ed altri idrossidi di cromo e le ulteriori trasformazioni mineralogiche associate all’idratazione con acqua”.
Quindi in sede di rilascio di autorizzazioni dovranno essere inseriti nuovi parametri per i conciatori secondo Arpat e Normale di Pisa in modo da impedire qualsiasi equivoco o altro. Conclude il documento: “La seconda parte della ricerca, che è in corso, sarà funzionale a comprendere le interazioni tra i materiali contenenti Keu e le matrici ambientali sia in siti naturali sia in microambienti anche potenziati nella loro aggressività, ricostruiti in laboratorio”. Più chiaro di così è impossibile.