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Lucca, il licenziamento dell’autista di bus era illegittimo ma non viene reintegrato: il caso finisce alla Consulta

17 aprile 2023 | 16:33
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Lucca, il licenziamento dell’autista di bus era illegittimo ma non viene reintegrato: il caso finisce alla Consulta

La Cassazione invia gli atti al giudice delle leggi accogliendo la tesi di incostituzionalità sollevata dal legale del lavoratore

Un conducente di autobus lucchese riesce ad arrivare con la sua causa di lavoro fino alla Corte Costituzionale. Così ha stabilita infatti la suprema corte di Cassazione accogliendo il ricorso del suo legale contro la sentenza della Corte d’appello di Firenze in merito a una controversia lavorativa.

L’uomo è riuscito a convincere gli ermellini che sussistano ipotesi di incostituzionalità della normativa vigente su licenziamenti, indennità e reintegro. Una prima vittoria di non poco conto che ora finirà sul tavolo della Consulta per le decisioni definitive in merito alle questione sollevate.

L’autista era stato licenziato da una società che gestisce trasporti urbani e extraurbani e si era rivolto in primo grado al tribunale di Pisa, competente per la sede legale dell’azienda, contestando e impugnando il provvedimento. Ma solo in secondo grado era riuscito ad ottenere la nullità del licenziamento e di conseguenze le sei mensilità di indennizzo più il Tfr. Ma non aveva ottenuto il reintegro sul luogo di lavoro che invece era proprio quello che gli stava a cuore e con il suo legale di fiducia ha proposto ricorso per Cassazione.

Ai giudici di piazza Cavour sono state prospettati profili di incostituzionalità delle legge del 4 marzo del 2015, articolo 2 comma 1, che prevede la “tutela reintegratoria” solo nei casi di licenziamento nullo per discriminazione e non per tutti i casi. E la Cassazione ha ritenuto fondate tali questioni.

Si legge infatti nell’ordinanza degli ermellini dello scorso 7 aprile: “Tale sospetto di illegittimità costituzionale della norma da applicare al caso concreto, la cui rilevanza deriva dal diverso regime di tutela applicabile al lavoratore per effetto della nullità del licenziamento disciplinare (destituzione) comunicatogli dal datore di lavoro, si valuta in questa sede non manifestamente infondato per un duplice ordine di ragioni”.

I giudici della suprema corte italiana hanno ritenuto fondato il ricorso dell’uomo che era stato licenziato per motivi disciplinari che non rientrano tra i motivi discriminatori che prevedono invece anche l’immediato reintegro se ritenuto nullo. Il suo licenziamento era stato ritenuto nullo dalla Corte d’appello e quindi secondo lui la norma che prevede in pratica di consentire al lavoratore di tornare al suo posto vada allargata a tutte le fattispecie di nullità accertate processualmente, e non solo a quelle relative ad eventuali discriminazioni. Scrivono gli ermellini: “La corte ordina altresì che la presente ordinanza venga comunicata dal cancelliere ai Presidenti delle due Camere del parlamento; dispone l’immediata trasmissione degli atti, comprensivi della documentazione attestante il perfezionamento delle prescritte notificazioni e comunicazioni, alla Corte Costituzionale, sospendendo il presente giudizio”.

Ora saranno i giudici delle leggi a decidere se sia stato violato o meno l’articolo 76 della Costituzione come invocato dall’uomo e dal suo avvocato e come sospetta anche la corte di Cassazione. Ai lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato dal 7 marzo 2015 in avanti si applicano, invece, le tutele previste dal decreto legislativo n. 23/2015, in tema di “contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti”, attuativo della legge delega 183 del 2014 (Jobs act).

Si è di fatto creato, secondo le tesi dell’uomo e accolte dalla Cassazione, una diversità di tutele a seconda dei singoli casi di licenziamento poi annullato da un tribunale. Nella caso dell’autista lucchese, la Corte d’Appello fiorentina aveva ritenuto “la tutela reintegratoria” non applicabile, pur accertando nullità del procedimento disciplinare e su questa materia, complessa e delicata, ma di notevole rilievo da molti punti di vista, ora se ne dovrà occupare le Corte Costituzionale, solo successivamente la Cassazione deciderà nel merito in modo definitivo ma sia le decisioni della Consulta sia quelle degli ermellini sul caso dell’autista sono destinate ad avere un impatto enorme su tutti gli altri casi analoghi in Italia.