Strage di Erba, il pool di detective lucchesi: “Dalle sentenze lacune clamorose”

19 aprile 2023 | 14:56
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L’agenzia investigativa Falco incaricata da Azouz Marzuk padre del bambino ucciso aveva scoperto che la macchia sulla fiat di Olindo non era del sangue di una delle vittime. Il direttore Cannella: “Qualche errore c’è stato”

Olindo Romano e Rosa Bazzi sono veramente innocenti? In questi ultimi giorni fanno molto discutere le parole del sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser, che ha chiesto alla procura di riaprire il fascicolo della strage di Erba, con la convinzione che Olindo e Rosa siano innocenti.

Sono passati ormai 17 anni dall’11 dicembre del 2006, quando intorno alle 20,20 in un condominio di via Armando Diaz a Erba, provincia di Como, divampa un incendio. Con l’arrivo dei soccorsi vengono scoperti quattro corpi senza vita, sono di: Valeria Cherubini, Paola Galli, Raffaela Castagna, e il figlio, il piccolo Youssef Marzouk di appena due anni. A ridosso del pianerottolo del condomino vi è il corpo di un altro uomo, Mario Frigerio 65 anni. Mario è ancora vivo, nonostante una ferita alla gola, trasportato d’urgenza all’ospedale Sant’Anna di Como, riuscirà a salvarsi grazie ad una malformazione congenita della carotide che impedì il completo dissanguamento. Successivamente interrogato dai Carabinieri sugli avvenimenti di quella sera, sarà Frigerio ad indicare il responsabile della sua aggressione in Olindo Romano, uno dei coniugi che abitavano nel loro condominio.

Nonostante l’identificazione di Frigerio e un’iniziale confessione dei due, poi ritrattata, la difesa da battaglia nel processo che ne consegue. E’ il 3 maggio del 2011 quando la Cassazione conferma l’ergastolo per i due coniugi e da quel momento Rosa Bazzi sta scontando la sua condanna nel carcere di Bollate e Olindo Romano in quello di Opera. Gli avvocati difensori però non si sono mai rassegnati alla condanna e fin da subito hanno tentato la strada della revisione del processo e anche di un ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Nel frattempo Mario Frigerio, nel 2014 muore all’età di 73 anni, dopo qualche mese dalla diagnosi di una malattia terminale. I dubbi sulla colpevolezza di Olindo Romano e Rosa Bazzi, attanagliano anche il marito della Cherubini e padre di Youssef, Azouz Marzuk, che incarica l’agenzia investigativa Falco di Lucca di riprendere in mano il fascicolo della strage di Erba e di svolgere degli accertamenti.

Ad oggi, nonostante anche le indagini della Falco investigazione siano concluse, sulla colpevolezza dei due coniugi ci sono sempre molti dubbi.
“Noi abbiamo avuto l’incarico da Azouz Marzuk – spiega il direttore della Falco investigazioni di Lucca, Davide Cannella -, padre, marito e genero delle due donne e del bambino assassinati in maniera veramente cruenta a Erba. Come agenzia di investigazione e come criminologi non abbiamo mai sposato una tesi o un’altra, non siamo né innocentisti nei confronti di Olindo e Rosa né siamo tra i colpevolisti. Il nostro lavoro è quello di valutare gli elementi che abbiamo e, abbiamo notato che anche nei grandi processi, ci sono delle lacune piuttosto evidenti. A noi sta il lavoro di fare, come si dice, un po’ le pulci a questi fascicoli e cercare di capire che cosa è successo. Così abbiamo fatto anche per il caso di Erba”.

Il team della Falco investigazione composto dal direttore, Davide Cannella, assieme ai figli Matteo e Luca, al genetista forense dottor, Eugenio D’Orio e alle criminologhe Mary Petrillo e Rossana Putignano, acquisisce i fascicoli e inizia le indagini.
“Le conclusioni a cui sono giunti i giudici nel processo su questa strage, si basano essenzialmente su tre punti essenziali – dichiara Cannella -: Il primo è certamente la testimonianza di Mario Frigerio, che inizialmente ricorda che la persona che lo aveva ferito doveva essere una figura piuttosto scura di carnagione, tozzo, diversa da Olindo Romano. Quando si trova sempre in ospedale, ed è stato dichiarato fuori pericolo, i Carabinieri vanno ad interrogarlo e lui riconosce nell’autore del delitto, Olindo Romano”.
“Altro punto fondamentale – prosegue Cannella -, sono le confessione dei due coniugi, sia di Rosa che di Olindo”.

Secondo il sostituto procuratore di Milano, Tarfusser, il riconoscimento di Frigerio e le confessione della coppia sono maturate in “un contesto che definire ‘malato’ è fare esercizio di eufemismo” – scrive il magistrato negli atti trasmessi alla Procura generale – “Moltissimi – prosegue – erano gli elementi che sin dal giudizio di primo grado sarebbero stati idonei, se solo valutati dai giudici, a giudicare inattendibile la prova del ‘riconoscimento’ e le confessioni trattate alla stregua di prove regine”.

E’ dello stesso pare, anche il direttore della Falco investigazione Davide Cannella: “Soprattutto nella confessione di Rosa Bazzi, noi della Falco abbiamo riscontrato fin da subito una serie infinita di errori nella ricostruzione del delitto. Errori che potevano essere scaturiti soltanto da parte di chi, sulla scena del crimine non c’era mai stato e sembrava che avesse acquisito le informazioni in tempi successivi”.

Un altro elemento essenziale ai fini della condanna dei due coniugi, è una macchia ritrovata sul battitacco della Seat Marbella appartenente a Olindo Romano. Secondo i giudici si tratterebbe di sangue, ma le analisi scientifiche, prima che arrivasse l’agenzia Falco, non erano ancora state fatte.
“La macchia di sangue ritrovata sul battitacco dell’autovettura di Olindo e che avrebbe dimostrato il suo coinvolgimento nel delitto, dalle analisi compiute dal nostro genetisti, il professor Eugenio D’Orio, abbiamo scoperto che si trattava di tutto, tranne che di sangue – precisa Davide Cannella -. I primi ad evidenziare che non si trattava di sangue siamo stati noi. I primi in assoluto, perché spesso accade che l’ovvio non lo controllo nessuno. In questo caso si è dato per scontato che fosse una macchia di sangue appartenente alla Cherubini. E’ stato un errore forse dovuto alla troppa fretta di voler chiudere le indagini nei confronti di Olindo? Forse, si, forse si doveva correre perché era un caso importante, la cosa che sappiamo con certezza oggi, è che quello non era sangue”.

Il procuratore Cuno Tarfusser riguardo la macchia sul battitacco dell’auto di Olindo, scrive che si tratta di una prova fortemente dubbia, concludendo che: “Olindo Romano e Rosa Bazzi sono vittime di un errore giudiziario”.
Anche la Falco la pensa così?
“Le criticità in questo tipo di processi ci sono sempre, non mi azzardo a criticare le indagini, come sono state fatte e come sono state condotte, perché capisco che si tratta di situazioni molto complesse – dice Cannella -. Oggi, con il senno di poi è facile evidenziare questa incongruenza o quest’altra, però io non noto una volontà precipua, di addebitare a due poveri disgraziati una strage del genere. Neanche posso tenere in considerazioni altre ipotesi che vogliono altre figure, magari appartenenti al mondo del crimine organizzato, ad aver commesso i delitti, perché si è parlato anche di questo. Posso dire semplicemente che il processo ha queste lacune. Non so se poi si arriverà o meno a una riapertura del processo e non so se neppure l’esito, ma un dato è certo: Sono state utilizzate le nostre indagini per essere arrivati a questo punto.
“L’errore giudiziario è un fantasma – conclude Cannella -, è un fantasma che aleggia sistematicamente in tutte le aule giudiziarie. Quindi è un fantasma che va assolutamente esorcizzato. Nel caso della strage di Erba non ce la sentiamo di dire che Rosa Bazzi e Olindo Romano sono innocenti, ciò non toglie che dalle nostre indagini i punti cardine che hanno condotto all’ergastolo i due coniugi, hanno ceduto all’evidenza scientifica”.