Pfas, secondo i dati Istat la Toscana è tra le regioni più inquinate

L’inquinamento da ‘molecole eterne’ in Toscana è legato a tre distretti: tessile, vivaistico e conciario
Anche l’Istat parla di Pfas. Ormai non si contano più gli interventi ma la politica nazionale e regionale continua a tacere. Nel 2022, in Italia le aree dei siti oggetto di procedimento di bonifica da sostanze quali amianto, diossine, idrocarburi, pesticidi, Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) ammontano a 237136 ettari, distribuiti in 31686 siti, di cui 31645 di competenza regionale e 42 di competenza nazionale (Siti di interesse nazionale).
Scrive l’Istat: “Il fenomeno tende a polarizzarsi tra Nord (152586 ettari) e Mezzogiorno (64716 ettari). Il Piemonte è la regione con una maggiore estensione di superficie contaminata (108277 ettari) seguita da Toscana, Sardegna, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, e Puglia che presentano superfici oggetto di bonifica superiori ai 10mila ettari. In termini relativi, invece, se il Piemonte si conferma la regione con la maggior percentuale di territorio da bonificare rispetto alla superficie totale (4,27%), porzioni significative di aree contaminate si trovano anche in Friuli-Venezia Giulia (1,84%), Sardegna (1,24%) e Lombardia (0,93%), con valori al di sopra del totale nazionale (0,79%).
Sempre con riferimento all’anno 2022, sono stati identificati 42 siti di interesse nazionale per un’estensione di 171.211 ettari di superficie terrestre contaminata, distribuiti in tutte le regioni italiane (ad esclusione della provincia autonoma di Bolzano e del Molise). Si tratta, nella maggior parte dei casi, di aree che risentono degli impatti di attività industriali e minerarie preesistenti o tuttora attive. Le implicazioni della contaminazione delle matrici ambientali di queste aree per le comunità che vi risiedono sono numerose e riguardano diversi aspetti. Oltre all’inquinamento ambientale, infatti, in base ai dati del progetto Sentieri dell’Istituto Superiore di Sanità emerge che le comunità residenti nei Siti di interesse nazionale sperimentano livelli di mortalità e di ospedalizzazione in eccesso (+2,6% e +3,0% rispettivamente, nel periodo 2013-2017) rispetto ad altre aree non contaminate”. Parole chiare e inequivocabili.
I Pfas
Sono inquinanti ambientali persistenti, sono stateidispersi globalmente nell’aria, nelle acque, nel suolo e, grazie alla loro scarsa o nulla biodegradabilità, si bioaccumulano nella flora, nella fauna selvatica e negli esseri umani. Numerosi studi hanno confermato la pericolosità e la tossicità delle sostanze Pfas, intese come categoria, sia per l’ambiente che per la salute umana. Uno degli aspetti più inquietanti è che le stesse patologie riscontrate nelle popolazioni esposte a elevate concentrazioni di Pfas per motivi professionali, o per aver bevuto per decenni acqua “potabile” inquinata da scarichi industriali, sono associate alle basse concentrazioni ematiche di Pfas presenti oramai anche in oltre il 95% della popolazione generale residente a migliaia di chilometri dai siti di produzione di tali molecole.
In Toscana
L’inquinamento da Pfas in Toscana è legato a tre distretti: tessile, vivaistico e conciario. Andando a leggere i dati dell’annuario di Arpat presentato lo scorso 11 novembre si capisce meglio che “il 70 per cento delle stazioni in acque superficiali e il 30% delle stazioni in acque sotterranee monitorate in Toscana presenta residui di Pfas. Tutti i campioni del biota (animali e vegetali, pesci in primis) hanno residui di Pfas cioè nel 100 per cento dei campioni monitorati”. E poi sempre Arpat scrive che “il 37 per cento delle stazioni in acque superficiali monitorate supera gli standard europei di Pfas. Nelle acque sotterranee e nel biota non si rileva alcun superamento di soglia”.
Il nostro paese registra il più grave inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche in Europa, e la Toscana è tra le zone più colpite e a rischio. E dopo la tragedia ambientale, e umana,in Veneto non si può più far finta di niente. Il disegno di legge in discussione al Senato prevede soglie massime di sversamento. Ma per scienziati e attivisti, invece, l’unico limite accettabile è pari a zero, così come per l’Ue. Entro il prossimo 31 dicembre i paesi membri dovranno recepire le indicazioni dell’Ue sui Pfas, verso soglie sempre più basse, nell’aria, nell’acqua, nella terra, nel cibo e negli uomini. Arpat è all’avanguardia nella caccia ai Pfas ma anche se lo Stato dovrà prendere decisioni in merito si continua a registrare un silenzio della Regione Toscana che sta iniziando a fare rumore”.
Le aziende che utilizzano Pfas devono comprendere che esistono ormai altre sostanze con gli stessi effetti senza stravolgere i bilanci societari perché in realtà i Pfas sono assolutamente incontrollabili e quindi parlare di soglie o di decontaminazione non ha ormai nessun senso, se si tiene al benessere di tutti gli esseri viventi e della natura, ovviamente.