In fin di vita psichiatra di Viareggio aggredita fuori dall’ospedale

Sottoposta a intervento chirurgico nella notte: caccia all’aggressore
Lotta tra la vita e la morte, in condizioni disperate, dopo essere stata brutalmente aggredita. La responsabile del centro di salute mentale dell’ospedale Santa Chiara di Pisa è stata colta di sorpresa da una persona che poi si è data alla fuga, dopo averla lasciata a terra in una pozza di sangue.
Sottoposta nella notte ad un delicato intervento a Cisanello, la psichiatra aggredita nella tarda serata di ieri (21 aprile) è Barbara Capovani, 55 anni, nata a Viareggio e residente a Pisa, è in prognosi riservata. E’ stata colpita alla testa con un martello mentre usciva dal centro di salute mentale del Santa Chiara.
Una brutale aggressione avvenuta mentre la professionista, uscita dal lavoro, tornava a casa. Le sue condizioni, hanno spiegato l’azienda ospedaliero universitaria pisana di Cisanello e l’Asl Toscana nord ovest “permangono critiche, nonostante le procedure chirurgiche e anestesiologico-rianimatorie messe subito in atto che hanno stabilizzato il quadro, che rimane grave. La prognosi è riservata”.
Proseguono le ricerche da parte degli uomini della questura pisana dell’uomo, con abiti scuri in fuga, che, secondo alcune testimonianze, l’avrebbe attesa fuori del centro di salute mentale e colpita violentemente riducendola in fin di vita. Ci sarebbe già un sospettato: si tratterebbe di un paziente della donna.
“Episodio gravissimo – la condanna arrivata dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani -, auspico che l’aggressore venga venga al più presto assicurato alla giustizia”.
“L’aggressione ai danni della psichiatra responsabile dell’unità funzionale Salute mentale adulti e Spdc dell’ospedale Santa Chiara di Pisa – scrivono Pasquale D’Onofrio e Patrizia Fistesmaire, segreteria medici e dirigenti Ssn Fp Cgil – rappresenta l’ennesimo atto di violenza nei confronti di un operatore sanitario. Un atto inqualificabile nei confronti di una professionista nell’esercizio delle proprie funzioni. Un atto vile nei confronti di una donna. Sono proprio le donne, infatti, a subire spesso queste violenze sul lavoro, retaggio culturale che emula le pulsioni della società. Il fatto che una donna, una professionista nell’esercizio della propria funzione, venga massacrata e ridotta in condizioni critiche deve aprire una profonda riflessione nelle istituzioni locali e regionali. Chiediamo alle forze dell’ordine di mettere in campo ogni azione per scoprire l’autore di questo spregevole gesto. All’azienda e alla Regione di tutela nell’azione legale e costituirsi parte lesa al fianco della collega. Le giunga da tutti noi l’augurio che possa tornare al più presto all’affetto dei suoi affetti, della sua famiglia e al suo lavoro”.