Lucca al 19esimo posto tra le città più care d’Italia

Calcolato un rincaro annuo medio di spesa per famiglia di 1894 euro e un’inflazione all’8,4%
Ancora crisi e ancora rincari per le famiglia. Lucca tra le 20 città più care del Paese. In base ai dati dell’inflazione di marzo resi noti dall’Istat, l’Unione nazionale Consumatori ha stilato la classifica completa di tutte le città più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita.
Lucca risulta al 19esimo posto con un rincaro annuo medio di spesa per famiglia di 1894 euro e un’inflazione all’8,4%. Al primo posto Bolzano, sempre secondo la classifica stilata sul costo della vita dall’Unione nazionale consumatori, a seguire sul podio ci sono Milano e Siena.
Al quarto posto Genova, la città con inflazione più alta d’Italia, +9,8%, con una stangata pari a 2136 euro per una famiglia media. Seguono Varese (+7,8%, +2057 euro), Grosseto (+9,1%, +2051 euro), al settimo posto Trento (+7,8%, +2041 euro), poi Ravenna (+8,2%, +1982 euro), Perugia (+8,6%, pari a 1976 euro). Chiude la top ten Pistoia (+8,7%, +1961 euro). L’Istat dunque nei giorni scorsi ha reso noti i dati dell’inflazione di marzo, in base ai quali l’Unione nazionale consumatori ha stilato la classifica completa di tutte le città più care d’Italia, in termini di aumento del costo della vita. Non solo, quindi, delle città capoluoghi di regione o dei comuni con più di 150 mila abitanti. Sull’altro fronte della classifica, la città considerata più virtuosa d’Italia in termini di spesa aggiuntiva minore è Potenza, con l’inflazione più bassa del Paese (+4,8%) e dove in media si spendono 948 euro in più a famiglia. Al 2° posto Reggio Calabria ex aequo con Catanzaro (+5,9%, +1.102 euro per entrambe), medaglia di bronzo che spetta a Campobasso (+6,8%, +1.245 euro).
Ma in tutta Italia l’inflazione, dopo una fase di discesa che ha caratterizzato il primo trimestre del 2023, ha subito un’inversione di tendenza. Secondo le stime preliminari pubblicate dall’Istat il 2 maggio scorso, nel mese di aprile l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,5% su base mensile e dell’8,3% su base annua. Il mese precedente il dato si attestava al 7,6%. La causa principale, spiega l’Istat, è da attribuire all’aumento dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +18,9% a 26,7%), seguito dall’aumento dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. Per quanto riguarda i generi alimentari, i prezzi dei prodotti sono più stabili rispetto ai mesi precedenti, il che contribuisce a fermare la crescita dell’inflazione di fondo al +6,3%. Continua anche la leggera discesa dei prezzi del “carrello della spesa”, che ad aprile si attestano al +12,1%. Dopo la pandemia il conflitto in Ucraina sta creando più danni, oltre ai morti e ai feriti, di quello che si pensava all’inizio e l’Italia sembra avere il fiato grosso più degli altri Paesi membri dell’Ue.