Tre anni con il mal di denti dopo l’impianto di una protesi fissa: odontoiatra condannato a risarcire la paziente

La donna esasperata dal continuo dolore ha fatto causa al professionista di Lucca: sentenza confermata anche in secondo grado
Si è dovuta curare per 3 anni di fila per dolori ai denti dopo l’impianto di una protesi fissa applicata dal suo dentista di Lucca, al quale si è decisa poi a fare causa. L’odontoiatra è stato condannato anche dalla corte d’Appello di Firenze a pagare circa 4300 euro di risarcimento danni, oltre alla restituzione dei 15mila euro pagati dalla donna e 5500 euro di spese di lite e di giudizio.
Così hanno stabilito ieri (8 maggio) i giudici di secondo grado, Conte, Covini e Cecchi, che hanno rigettato l’appello proposto dal professionista lucchese. Tutte le cifre dovute alla donna dovranno essere comprensive di interessi rivalutazione dal 2007 ad oggi ma di fatto sarà l’assicurazione del medico a coprire tutte le spese.
Secondo la ricostruzione processuale la donna lamentando rilevanti dolori alla bocca a seguito di quello che sarebbe dovuto essere l’ultimo intervento del dentista lucchese, nell’estate del 2007, di applicazione di protesi cementata in ceramica, aveva continuato comunque a frequentare assiduamente lo studio odontoiatrico del professionista anche nei successivi tre anni per cure decise nel tempo proprio per fugare la sintomatologia dolorosa (applicazione di più bite, limatura dentaria ecc.). Ma i dolori non scomparivano e nel 2012 la donna decideva di citare in giudizio il suo dentista esausta per quelle cure prive di risultato.
Dopo ben due perizie disposte dal tribunale lucchese è emerso che quelle cure non solo non erano adeguate ma che addirittura avrebbero provocato un peggioramento della sintomatologia dolorosa come affermato dalla stessa donna.
Il tribunale di Lucca, chiusa l’istruttoria, pronunciava la sentenza di primo grado nel 2019, dopo aver sommariamente descritto il contenuto delle due perizie nello svolgimento del processo, e constatava che “all’esito della ctu espletata nel presente giudizio di merito la responsabilità del convenuto sembra mitigata dalla considerazione che l’esecuzione del manufatto protesico appare corretto e conforme alla lex artis, ma imputava al convenuto la gestione inadeguata e inutilmente protratta per anni della sintomatologia dolorosa muscolare e mandibolare causativa di un aggravio peggioramento anatomico articolare di una struttura già indebolita”.
La protesi impiantata era corretta ma non le cure e le soluzioni proposte per 3 anni di fila alla paziente. E anche la corte d’Appello di Firenze concorda con le conclusioni dei colleghi lucchesi. Si legge infatti nella sentenza di secondo grado: “Tre anni di patimenti e postumi del 2% giustificano ampiamente lo scioglimento del vincolo contrattuale. La protesi originaria in ceramica è stata eliminata. E’ chiaro dunque, condividendo l’operato dei due ctu del giudizio di merito, assolutamente incontestato in questa Sede, che il dispositivo della sentenza di primo grado vada confermato, sia pur con diversa motivazione, ma sempre nell’ambito della domanda originaria”.
Confermata anche in Appello la manleva del dentista nei confronti della sua assicurazione che ora dovrà pagare tutte le somme dovute compreso un quarto delle spese processuali.