Seung, il presidente del tribunale: “L’operato dei magistrati irreprensibile”

10 maggio 2023 | 16:59
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Seung, il presidente del tribunale: “L’operato dei magistrati irreprensibile”

Boragine ricostruisce i provvedimenti assunti nei confronti del 35enne: “Resta il problema di fondo della inadeguatezza degli strumenti a disposizione dell’ordinamento”

“E’ evidente che l’operato dei magistrati del tribunale di Lucca è assolutamente irreprensibile“. A dirlo è il presidente del tribunale, Gerardo Boragine, riferendosi ai provvedimenti assunti nei confronti di Gianluca Paul Seung, il 35enne accusato di aver ucciso la psichiatra Barbara Capovani.

“A fronte del risalto mediatico che ha avuto la tragica scomparsa della dottoressa Barbara Capovani – scrive Boragine -, ci rendiamo conto della necessità di una ricostruzione della vicenda che, sia pure inevitabilmente tecnica, faccia chiarezza su passaggi processuali e ambiti di competenza che, nel pieno rispetto delle norme vigenti, vanno tenuti debitamente distinti”.

Secondo quanto ricostruisce il tribunale, il 35enne, dopo che era stato arrestato in flagranza per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni, per aver aggredito una guardia giurata con spray al peperoncino, era stata applicata, in sede di convalida, nei suoi confronti la misura cautelare degli arresti domiciliari. Sulla base della relazione del perito nominato dal tribunale, Pietro Pietrini, citata e riportata per interi stralci nella motivazione del provvedimento, è stata emessa sentenza nei confronti del Seung per incapacità di intendere e di volere, con conseguente dichiarazione di inefficacia, come imposto dalla legge, della misura cautelare.

Al momento della pronuncia della sentenza, stando a quanto riferisce il tribunale, è stata applicata la misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di un anno, con affidamento ad una struttura psichiatrica/assistenziale, individuato a cura del Centro Salute mentale competente. A seguito del passaggio in giudicato, la sentenza è stata tempestivamente trasmessa all’ufficio del pubblico ministero di Lucca il 13 luglio scorso, ai fini dei successivi adempimenti per la concreta applicazione della misura a cura del pm e del magistrato di dorveglianza di Pisa.

Successivamente, altre sentenze sono state pronunciate dal Tribunale nei confronti di Seung nelle quali “si dava atto della incapacità di intendere e di volere con applicazione della medesima misura di sicurezza della libertà vigilata con affidamento al Centro Salute Mentale competente e conseguente trasmissione agli organi competenti per l’esecuzione”.
Parallelamente, in sede civile, sempre seguendo la ricostruzione del tribunale, è stata attivata, su segnalazione del Centro Salute Mentale, una procedura volta alla nomina di un amministratore di sostegno per il Seung. “Peraltro, in proposito è necessario evidenziare che nell’attuale panorama normativo – spiega il presidente Boragine – l’amministratore di sostegno e il giudice tutelare non possono costringere al ricovero il soggetto né imporgli un trattamento terapeutico contro la sua volontà. D’altra parte, vale sottolineare che è soltanto il personale sanitario che, al ricorrere dei presupposti di legge, può attivare la procedura del trattamento sanitario obbligatorio (Tso), mediante la quale è consentito coartare la volontà dell’amministrato sottoponendolo eventualmente a cure farmacologiche”.

“Ciò detto – osserva Boragine -, non posso che condividere le considerazioni del procuratore Manzione. Resta il problema di fondo della inadeguatezza degli strumenti messi a disposizione dall’ordinamento. E non solo in relazione alla mancanza di strutture in grado di assicurare una funzione realmente contenitiva e – allo stesso tempo – terapeutica nei confronti degli infermi di mente autori di reati, ma anche in relazione ai poteri conferiti all’autorità giudiziaria”.