Ottanta anni fa a Lucca i rastrellamenti delle Ss: deportati in 112 nei campi di sterminio

29 maggio 2023 | 19:57
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Ottanta anni fa a Lucca i rastrellamenti delle Ss: deportati in 112 nei campi di sterminio

Altri 72 furono i prigionieri politici

Ottant’anni fa, nel 1943, le Ss e la Gestapo davano il via alla deportazione di cittadini italiani presenti sul suolo italiano di ebrei e nemici politici e subito dopo le azioni eclatanti a Roma tutti gli appartenenti alla Repubblica sociale italiana o di Salò iniziarono il rastrellamento anche in Toscana. A Firenze e a Lucca il maggior numero di ebrei e prigionieri politici che furono arrestati dai prefetti e dai questori locali con l’aiuto delle milizie fasciste e poi consegnati ai nazisti che li spedirono nei campi di concentramento.

A Lucca finirono in mani tedesche 112 ebrei e 72 prigionieri politici. Fondamentali le soffiate e le delazioni ma la maggior parte si salvò, come in tutta Italia, grazie all’aiuto di famiglie italiane e partigiani che rischiarono la vita per salvarli. Si legge sul sito della Regione Toscana: “Agli ebrei toscani, 675, vanno aggiunti 951 deportati politici nati o arrestati in Toscana e spediti dei campi di concentramento. E poi naturalmente vanno aggiunti i 600 mila  militari italiani, tra loro anche toscani, catturati dai tedeschi all’indomani di nuovo dell’armistizio dell’8 settembre tra chi (il 98%) non scelse di aderire alla Repubblica di Salò e di cui, in 40 mila, non fecero più ritorno a casa. Un piccolo tassello di tutte le vittime dello sterminio: 6 milioni almeno di ebrei in tutta Europa, 1 milione e mezzo di dissidenti politici e poi ancora milioni e milioni fra prigionieri di guerra, rom e sinti, malati di mente, omosessuali. In tredici milioni sono morti nei campi di sterminio. Fra tutti un milione e mezzo sono passate da Auschwitz e un milione e mezzo erano i bambini”.

I nomi degli ebrei toscani deportati tra il 1943 e il 1945 sono tutti  raccolti nel Libro della memoria stampato nel 2003 dalla Regione Toscana: 111 pagine fitte di nomi e brevi cenni biografici con notizie sull’arresto, la morte e la liberazione, dal livornese Abenaim Elia Giuseppe a Ziegler Susanna, arrestata a Firenze. Altre biografie sono raccolte dal Museo della deportazione di Figline a Prato. Nel 1943 i convogli che portavano ebrei e deportati politici nei campi di sterminio impiegavano mediamente cinque giorni per arrivare da Firenze ad Auschwitz.  Più che treni erano carri bestiame. Nel convoglio che partì da Roma il 18 ottobre 1943 c’erano, stipati come animali, almeno 1035 uomini, donne e bambini. Dopo la selezione iniziale fecero il loro ingresso nel campo solo 149 uomini e 47 donne. Tutti gli altri furono subito passati alle camere a gas e dal campo, alla fine, uscirono solo in sedici. Il  9 novembre 1943 un altro convoglio, con 400 persone, partì da Firenze e Bologna: entrano nel campo 13 uomini e 94 donne, ma nessuno vi uscì vivo. E fino al 1944 furono altri quattordici i convogli partiti, solo per citare quelli destinati  a portare ebrei italiani nei lager dell’Europa centrale. Prosegue il sito regionale: “I toscani furono poco meno di  700, 675 secondo lo storico Collotti, compresi vecchi, donne e bambini, tolte alcune centinaia di vittime non identificate (per lo più ebrei stranieri) e di tutti loro solo il 10 per cento fece ritorno. Furono rastrellati per lo più all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre: da occupanti tedeschi certo, ma anche da italiani della Guardia nazionale e da organi repubblicani, come l’Ufficio Affari Ebraici di via Cavour a Firenze guidato da Martelloni, amnistiato nel dopoguerra assieme a tutti i suoi”.