Spinge l’amico a fare un investimento ma si intasca i 60mila euro della compravendita: condannata agente immobiliare

La vittima del raggiro l’ha registrata e poi trascinata in tribunale
Dai nemici mi guardo io dagli amici mi guardi Dio: se fosse un racconto o un film potrebbe essere il noto proverbio il titolo o il sottotitolo perché spiegherebbe benissimo la vicenda storia dietro quella giudiziaria di un singolare processo arrivato sul tavolo dei giudici della corte d’Appello di Firenze, Afeltra, Breggia e Cecchi. Lo scorso 27 giugno la sentenza di secondo grado ha confermato le decisioni dei colleghi del tribunale di Lucca del 2018. Al centro del contenzioso giudiziario due amici d’infanzia, o per meglio dire due ex amici.
La donna infatti è stata condannata in entrambi i gradi di giudizio a restituire al suo ex amico 60mila euro che ha trattenuto per anni senza motivo stando ai resoconti processuali. La donna alcuni anni fa aveva riferito al suo amico di sempre che c’era la possibilità di fare un buon affare nel settore di sua competenza: le compravendite immobiliari.
Tutto legale ovviamente tanto che viene redatto un accordo per iscritto finalizzato ad acquistare un immobile in provincia di Lucca per poi rivederlo ad alcune persone di conoscenza dell’agente immobiliare. L’affare consisteva nel fatto che tale immobile poteva essere comprato in quel momento a 250mila euro, per esigenze personali dei proprietari, per poi rivenderlo a un prezzo superiore, quasi al doppio. Di tutto questo si sarebbe occupata lei, l’amico se voleva entrare nell’affare avrebbe solo dovuto darle 60mila euro a cui lei avrebbe aggiunto altrettanto per bloccare l’acquisto. Tutto tranquillo, legale e in linea con il lavoro che la donna svolge da anni e in più è la sua amica di sempre da quando erano ragazzi, quindi nulla sarebbe potuto andare storto.
Ma le due sentenze dimostrano che così non è stato. Nel 2011 l’uomo inizia a capire che c’è qualcosa che non va. La sua amica non risponde al telefono tanto che è costretto a scriverle prima a livello personale e poi sempre più preoccupato col passare dei mesi da un legale. La donna risponde in modo decisamente anomalo. Si legge nella sentenza d’Appello: “La donna rispose sostenendo di non aver mai concluso l’affare e di non capire a cosa si riferisse il legale laddove affermava che il suo assistito aveva sborsato una cospicua somma”.
Inevitabile a quel punto finire in Tribunale. Nel 2015 i giudici di Lucca emanano un’ordinanza prima della sentenza di merito del 2018, nella quale affermano che: “Dalle conversazioni trascritte risultava provata la consegna del denaro dall’attore alla convenuta, pur senza ricevuta scritta. Pertanto, ravvisava la sussistenza di una responsabilità contrattuale in capo alla donna. In particolare, come si evinceva dalla proposta di contratto preliminare sottoscritta da entrambe le parti, l’uomo aveva effettuato la dazione di denaro al fine di acquistare un immobile e tale dazione, anticipata rispetto alla sottoscrizione del preliminare, doveva considerarsi una anticipazione degli effetti dello stesso. Tuttavia, non essendosi mai realizzato il contratto e, dunque, venuto meno lo scopo della dazione, il denaro doveva essere restituito”.
L’uomo infatti prima di trascinare la sua vecchia amica in Tribunale ottiene alcuni incontri dove va sia con la moglie sia da solo e riesce a registrare le conversazioni che finiscono su un cd e da cui vengono estratti i resoconti stenografici dai quali si evince il versamento in due tranches dei 60mila euro in contanti alla donna per chiudere l’affare immobiliare. La donna viene condannata in primo grado nel 2018 ma propone appello. Ai giudici fiorentini espone addirittura una sua tesi che non è stata accolta all’interno di ulteriori verifiche processuali effettuate, tra le quali alcune audizioni di testimoni. La donna aveva cercato di smentire le registrazioni effettuate dall’uomo fornendo una lettura delle sue dichiarazioni che non è stata però ritenuta credibile. “Non ho smentito la consegna del denaro da parte del mio amico perché era presente la moglie e lui mi aveva chiesto di sostenerlo in questa sua bugia per salvare il matrimonio perché in realtà i soldi li aveva spesi in altro”. Ma nel processo è venuto fuori che anche quando non era presente la moglie del suo amico la donna non ha mai negato di aver preso i soldi. L’affare ad ogni modo non si era poi concluso e la donna quindi non aveva più motivi di trattenere la somma di denaro che aveva ricevuto dall’uomo per come emerso anche dalle testimonianze di altre persone che erano a conoscenza dei fatti. Da questo e altro la decisione definitiva di merito della corte d’Appello fiorentina che ha condannato la donna a restituire il denaro all’ex amico oltre a circa 10mila euro di spese legali e di giudizio. Fidarsi è bene non fidarsi in certi casi almeno è meglio.