Colpi in serie a tabaccai e bar per i ‘gratta e vinci’: condannato il capo della banda

6 luglio 2023 | 13:27
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Colpi in serie a tabaccai e bar per i ‘gratta e vinci’: condannato il capo della banda

Il gruppo agiva tra le province di Lucca e Pistoia: dalla Cassazione la sentenza definitiva, i complici avevano scelto il rito abbreviato

Condannato “il capo della banda del gratta e vinci”.

Si introducevano di notte in alcuni tabaccai e bar, tra le province di Lucca e Pistoia, per rubare tutti i tagliandi di gratta e vinci che riuscivano a trovare, il capo delle banda, secondo gli inquirenti, è stato condannato in via definitiva a 3 anni e 6 mesi di reclusione per furto aggravato e continuato in concorso. Anche per i giudici della suprema corte di Cassazione l’uomo ricopriva all’interno della banda di cittadini stranieri “il ruolo di promotore e organizzatore, in più occasioni e in più persone riunite, in tempo di notte e con violenza sule vie di accesso, si introducevano all’interno di esercizi commerciali, impossessandosi di beni ivi presenti, prevalentemente biglietti gratta e vinci ed altri beni quali tabacchi. Condotta aggravata per il tempo di notte, per aver agito con violenza sulle cose e in più persone riunite”.

Molti i colpi messi a segno dai tre componenti della banda tra il 2018 e il 2019 prima di finire in manette. Gli altri due complici hanno seguito un iter giudiziario diverso dal loro leader che ha scelto il rito abbreviato. Una quarta persona, che avrebbe fatto “da palo” in alcuni colpi dopo l’arresto aveva collaborato con le forze dell’ordine che avevano successivamente individuato tutti i membri della banda e li avevano arrestati. A seguito di alcune perquisizioni era stato ritrovato anche molto materiale probatorio utile alle indagini e ai giudici.

In molti dei circa 10 furti messi a segno la banda aveva portato via anche molte stecche di sigarette quando il negozio era anche una rivendita e non solo un bar. In un’occasione erano riusciti a sfuggire all’arresto per puro caso. Il capo della banda, sempre secondo i giudici, inoltre non era stato arrestato insieme agli altri, anche se era stato identificato, ma solo alcuni mesi dopo e per tale periodo di latitanza i giudici non gli hanno concesso nessun tipo di attenuante. Si legge infatti nella sentenza della Cassazione: “Contrariamente a quanto asserito dal ricorrente, la corte d’Appello di Firenze ha motivato bene circa le ragioni ostative alla concessione delle attenuanti generiche, da ricondurre allo status di latitante dell’imputato per un periodo di tempo e all’assenza di elementi positivi valutabili ai fini della concedibilità del beneficio invocato”.

Il 36enne è stato condannato anche a 3mila euro di ammenda dagli ermellini.