
Il teste chiave non ha identificato l’imputato, l’ultranovantenne Adelmo Ragoni. Processo aggiornato al 24 ottobre
Iniziata la fase istruttoria nel processo che vede imputato, in tribunale a Lucca, Adelmo Ragoni, l’ex carabiniere in congedo, ultra90enne, accusato di aver sparato contro un vigile del fuoco. Il pompiere stava cercando insieme ad altri colleghi di entrare nella casa a Torre del Lago, dove l’anziano viveva con il figlio Gianluigi, 44 anni, che doveva essere sottoposto ad un trattamento sanitario obbligatorio.
Oggi (11 luglio), in aula, è stato ascoltato il vigile del fuoco che rimase ferito dallo sparo della pistola, detenuta illegalmente. Lo stesso, persona offesa e teste chiave, ha confermato la prognosi di 10 giorni, avuta dopo essere stato portato al pronto soccorso dell’ospedale Versilia e che non saprebbe riconoscere la voce e precisare alla corte se a sparare sia stato il padre o il figlio: Adelmo, ha detto, non lo ha mai visto, ha visto solo il figlio mentre minacciava di sparare affacciato sul balcone.
Gli altri due testi, della polizia, non si sono presentati e il giudice ha disposto che vengano citati nuovamente. Il processo è stato aggiornato al 24 ottobre.
La posizione del figlio è stata stralciata, una perizia psichiatrica lo ha dichiarato incapace di intendere e volere, e di conseguenza incapace ad affrontare un processo. Dopo un ricovero in Rems, ora si trova nella comunità Mario Tobino di Viareggio, in libertà vigilata.
La storia
Era la tarda mattinata del 19 gennaio dello scorso anno quando, nell’abitazione di via Bohéme a Torre del Lago Ragoni figlio si barricò nell’appartamento, non volendo essere sottoposto a un Aso, accertamento sanitario obbligatorio. Dopo una giornata di trattative l’intervento si concluse dopo le 22,30, con un blitz dei Nocs arrivati da Roma, che fecero irruzione all’interno e portarono via entrambi.
Il figlio, per strada fermava i passanti, chiedendo ascolto. Cercava di convincerli che avrebbe salvato il mondo, “perché io sono Dio”, diceva. E quando questi tiravano dritto senza dargli ascolto o allarmati per quell’incontro inatteso e quelle parole inquietanti, lui, spesso, non la prendeva bene. E soltanto nelle ultime 24 ore almeno due donne erano state minacciate per strada. Una di fronte ad una banca, l’altra mentre passeggiava a pochi passi dalla casa dove nel primo pomeriggio del 19 gennaio del 2022 Gianluigi Ragoni, 44 anni, ex barelliere all’ospedale Santa Chiara di Pisa, si era barricato armato di una pistola calibro 22, illegalmente detenuta, con la quale aveva sparato due colpi contro la porta dell’abitazione negli istanti in cui due vigili del fuoco tentavano di forzarla, per permettere al personale del 118 di eseguire un accertamento sanitario obbligatorio. Quella porta dell’appartamento di via Bohéme a Torre del Lago, dove è accaduto tutto, si è rivelata l’unica protezione per due vigili del fuoco che stavano facendo il loro lavoro: purtroppo un proiettile era rimbalzato contro il corpo di uno dei due pompieri, provocandogli un’abrasione al braccio e una contusione al costato per una prognosi di 10 giorni. Una dinamica su cui, tuttavia, con il passare delle ore, sorsero dubbi negli stessi inquirenti. A insospettire, durante le estenuanti trattative, fu stato l’atteggiamento del padre che spese parole quasi di difesa nei confronti del figlio. Per questo la scientifica eseguì accertamento per capire se ad esplodere i due colpi di pistola ad altezza d’uomo contro il vigile del fuoco sia stato il 44enne o il padre.
Solo dopo le 22 fu staccata l’energia elettrica all’intero isolato, e gli uomini del Nocs, nucleo operativo centrale sicurezza della polizia, fecero irruzione nell’appartamento: il 44enne fu immobilizzato e bloccato, mentre fu recuperato anche il padre. I Nocs utilizzarono due bombe assordanti, piazzate di fronte all’ingresso mentre gli agenti sequestrarono pistola, in cui c’erano ancora 4 proiettili: si tratta di una Galesi, modello 1930, calibro 6,35.