Pneumatico scoppia e uccide un operaio: dopo la condanna del titolare dell’azienda scatta il risarcimento

Alla famiglia del deceduto saranno riconosciuti 510mila euro, 300mila dei quali dall’uomo che è stato condannato per i fatti
Tragedia in un’azienda agricola di Massarosa, dopo la sentenza definitiva di condanna per omicidio colposo per il titolare, arrivata lo scorso anno, ora è tempo di risarcimenti.
L’Inail ha erogato “in doveroso ossequio e assolvimento dei propri compiti istituzionali” 510mila euro ai familiari dell’operaio e agricoltore morto sul lavoro nel 2014 e il 13 luglio scorso il tribunale di Lucca ha stabilito che l’imputato dovrà restituire all’istituto circa 300mila euro “atteso che il datore di lavoro risponde nei limiti della responsabilità civile”.
Così ha deciso il giudice cittadino Alfonsina Manfredini nel delicato e complesso caso civile successivo alla definizione del procedimento penale. La vittima, sposato e padre di 4 figli, lavorava da 30 anni nella ditta in provincia di Lucca e per i giudici non si era trattato solo di una tragedia e avevano incriminato il datore di lavoro per omicidio colposo dopo le indagini di rito svolte dai carabinieri all’epoca dei fatti.
In aula i periti incaricati dai giudici avevano spiegato che l’aumento della pressione aveva fatto scoppiare la camera d’aria, facendo volare via il cerchione che aveva poi travolto e ucciso l’operaio. Il tribunale di Lucca, al termine del dibattimento, aveva riconosciuto il proprietario della ditta dove lavorava l’uomo, colpevole di omicidio colposo per violazione delle norme di sicurezza, condannandolo a un anno e otto mesi di reclusione e al risarcimento provvisorio di 80mila euro per i familiari. La pronuncia di primo grado del 2018 era stata poi confermata in appello nel 2020, e infine dalla suprema Corte Cassazione nel 2022.
Si legge quindi nella sentenza civile dei giorni scorsi del tribunale di Lucca: “Ne consegue che, definitivamente accertata la responsabilità dell’odierno resistente in ordine al fatto causativo del decesso dell’operaio, deve procedersi alla quantificazione della pretesa di Inail la quale ha dedotto e documentato di aver dovuto erogare e accantonare prestazioni per la somma complessiva di 509.882,82 euro per l’indennizzo agli eredi”. In particolare, si è contestato al datore di lavoro , di avere disposto o, comunque, consentito che l’operaio effettuasse interventi di adattamento e montaggio di una coppia di cerchi con gomme usurate a un trattore, mediante impiego di giunti realizzati artigianalmente, interventi eseguiti con una saldatrice generante calore e scintille, con la quale, con lo pneumatico sotto pressione, l’uomo aveva saldato al cerchione di una ruota per trattore agricolo due golfari in metallo, generando per conduzione un surriscaldamento del cerchione, della camera d’aria aderente allo stesso e dello pneumatico, surriscaldamento che, a sua volta, aveva determinato un aumento di pressione e lo scoppio della camera d’aria, con eiezione violenta del cerchione sul qualche l’uomo stava lavorando, che finiva per investirlo, determinando la precipitazione del corpo contro il trattore e il suo immediato decesso per politrauma.
Il titolare dell’azienda è stato condannato anche a 9500 euro di spese di lite.