“Quel terreno espropriato era agricolo”. La Cassazione mette fine alla questione fra privati e Asl per il San Luca

10 agosto 2023 | 12:46
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Fra gli eredi dei beni su cui si è costruito l’ospedale anche il capogruppo di FI-Udc Alessandro Di Vito: “I cittadini non sono considerati tutti sullo stesso piano”

Ancora sentenze dei giudici in merito agli espropri eseguiti per costruire l’ospedale San Luca.

L’ultima in ordine cronologico è un’ordinanza della suprema corte di Cassazione, pubblicata nei giorni scorsi, nella quale gli ermellini hanno respinto il ricorso del consigliere comunale, capogruppo di Forza Italia/Udc, medico di pronto soccorso e attivissimo da sempre nei comitati sanità Alessandro Di Vito e dei suoi fratelli che avevano impugnato la decisione della corte d’Appello di Firenze in merito al quantum del valore dei terreni espropriati.

In primo grado erano stai valutati come terreni agricoli a 7 euro al metri quadri, poi in secondo grado passati a 11 euro al metro quadro. I giudici fiorentini avevano concluso, che a prescindere dall’andamento altalenante del procedimento amministrativo, era chiaro che i terreni espropriati non avevano mai avuto vocazione edificatoria, se non in vista della realizzazione dell’opera pubblica e che ciò imponeva di calcolare l’indennizzo secondo i valori di mercato dei terreni agricoli.

Tradotto in soldoni i fratelli Di Vito avevano ricevuto una cifra notevomente inferiore rispetto ad alcuni cittadini con terreni limitrofi ai loro avevano ricevuto indennizzi di centinaia di migliaia di euro. La differenza tra le due classificazioni infatti ha un forbice che va dagli 11 euro ai 150 euro al metro quadro, specie per le zone miste valutate per equità intorno ai 60/70 euro al metro quadro.

Espletata la perizia tecnica, con ordinanza depositata a giugno del 2017 la corte d’Appello fiorentina aveva accolto parzialmente l’opposizione dei fratelli Di Vito e determinato l’indennità d’esproprio oltre interessi, al netto degli acconti già versati. Alessandro Di Vito e i suoi tre fratelli avevano quindi proposto ricorso in Cassazione, con cinque motivi, contro le decisioni di secondo grado.

Ma i giudici di Piazza Cavour hanno rigettato il ricorso e condannato i fratelli anche a 7mila euro di spese.

La battaglia legale per ottenere cifre diverse allineate con altre terreni è stata combattuta interamente su questioni tecniche e amministrative riferite al regolamento urbanistico ma nel caso dei Di Vito anche per gli ermellini i loro terreni al momento dell’esproprio erano agricoli. Si legge infatti in sentenza: “Come chiarito, l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio è stata rettamente collegata dalla corte d’Appello alla delibera consiliare 101 del 2005; ne consegue che le vicende amministrative dedotte con il primo motivo, mediante la ricostruzione degli atti amministrativi succedutisi che i ricorrenti contrappongono alle conclusioni della corte di Appello, sulla premessa che l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio fosse avvenuta con la delibera del consiglio comunale 81 del 2003, risultano ininfluenti ai fini della determinazione della natura edificatoria o meno dell’area e della determinazione del valore”.

Il caso giudiziario è chiuso anche se restano molti dubbi.

Lo stesso consigliere comunale Di Vito commentando la sentenza ha affermato in modo chiaro e perentorio: “Come consigliere comunale posso dire che questa sentenza dovrebbe insegnare ai governanti che non è possibile pagare un esproprio pubblico in modo frammentato 4 euro, 10 euro, 60 euro, fino a 150 euro al metro quadro quando la stessa area espropriata ha un identico valore strategico; senza la destinazione agricola non si poteva costruire l’ospedale. Il sottoscritto ha fatto grandi battaglie per evitare la localizzazione del nuovo ospedale San Luca e questa sentenza mette in evidenza come i cittadini non siano considerati tutti sullo stesso piano”.