Non fu rapinatore ma solo ‘spettatore’: scagionato dopo 2 anni di carcere per il raid dei banditi in una casa

L’incredibile caso: per gli inquirenti aveva assistito alla rapina violenta ma non aveva preso parte all’assalto
Il ‘rapinatore’ non ha rapinato. Condannato a 3 anni e 3 mesi per rapina aggravata e lesioni aggravate, alcuni anni fa e con pena non appellata e passata in giudicato, ne sconta oltre due in carcere e solo allora l’ufficio esecuzione si accorge che c’è qualcosa che non va, proprio come sosteneva il suo avvocato. Da lì viene fuori il processo di revisione che porterà poi la corte d’Appello di Firenze alla piena assoluzione per non aver commesso il fatto.
Nella pronuncia, pur ritenendo provata la presenza dell’imputato nel luogo di commissione dei fatti, si è esclusa la sua compartecipazione al reato materialmente commesso dal suo connazionale coimputato. Il 58enne ha chiesto anche l’indennizzo per ingiusta detenzione ma gli è stato negato dai giudici della Cassazione. La rocambolesca vicenda inizia con un blitz vero e proprio da parte della squadra mobile negli uffici immigrazione della questura cittadina dove gli investigatori gli avevano teso una trappola. L’uomo doveva necessariamente presentarsi in questura, proprio in quel periodo per il rinnovo del permesso di soggiorno, e mentre era allo sportello i poliziotti lo hanno circondato e, dopo la notifica del provvedimento, lo hanno accompagnato in carcere, al San Giorgio dove resta per 2 anni e 2 mesi a seguito della condanna a 3 anni e 3 mesi di reclusione quando ai giudici lucchesi dell’esecuzione della pena qualcosa non torna.
Ne è emerso che l’uomo aveva solo assistito alla rapina avvenuta in una casa di Altopascio dove i ladri scoperti dal proprietario lo avevano anche ferito durante la fuga. Era seduto sul pianerottolo e non aveva fatto nulla ma aveva assistito alla scena senza scomporsi e senza avvisare le forze dell’ordine. Poi le dichiarazioni contraddittorie e “strane” agli investigatori e soprattutto il suo coinvolgimento in un affare di droga che doveva svolgersi proprio quella sera avevano portato gli inquirenti a ritenerlo responsabile insieme a un complice della violenta rapina.
Questo è bastato alla Cassazione a negargli l’indennizzo per ingiusta detenzione ma non per negargli l’assoluzione piena per non aver commesso il fatto. L’uomo era sul pianerottolo dell’edificio in cui abitava per fatti legati alle sostanze stupefacenti di cui faceva uso, evidentemente, ma con la rapina non aveva nulla a che fare. Si legge infatti nella sentenza della suprema corte di Cassazione pubblicata nei giorni scorsi: “Nella fattispecie è stata ritenuta colpevole la condotta dell’uomo che aveva reso dichiarazioni ambigue in sede di interrogatorio di garanzia, omettendo di fornire spiegazioni sul contenuto delle conversazioni telefoniche intrattenute con persone coinvolte in un traffico di sostanze stupefacenti, alle quali, con espressioni travisanti, aveva sollecitato in orario notturno la urgente consegna di beni). La Corte territoriale aveva, infatti, rilevato che il ricorrente, assolto dal reato contestato, aveva comunque, posto in essere una condotta che integrava certamente la colpa grave che osta alla riparazione avendo contribuito a formare nelle autorità inquirenti il convincimento di una situazione che imponeva l’adozione della misura coercitiva”.
Nessun indennizzo dunque perché per l’ingiusta detenzione bisogna non solo non essere responsabili del fatto ma anche non indurre gli investigatori in nessuno modo a sospettare con comportamenti ambigui un proprio coinvolgimento. Insomma bisogna essere del tutto estranei ai fatti oggetto dell’arresto. “Al rigetto del ricorso consegue, ex lege, la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese del procedimento”. L’incredibile caso giudiziario si è ora concluso in tutte le sue fasi.