Operaio perde una mano in un incidente sul lavoro costretto a una mansione che non gli spettava

20 agosto 2023 | 09:00
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Operaio perde una mano in un incidente sul lavoro costretto a una mansione che non gli spettava

Il tribunale ha riconosciuto la responsabilità della ditta appaltante, cui ora l’Inail potrà rivolgersi per riottenere i soldi già versati

Operaio di una cooperativa di Altopascio ha perso una mano durante un infortunio sul luogo di lavoro, e dopo aver ricevuto 160mila euro di provvisionale, al termine del processo penale, ha avuto il resto delle somme spettanti, circa 612mila euro. Li ha avuto non dalla ditta ma dalla società dove stava effettuando il lavoro quel tragico mattino di 9 anni fa, visto che questa gli aveva richiesto interventi differenti da quelli concordati.

La vicenda giudiziaria è molto complessa e si è sviluppata su ben tre diversi tronconi ma il lavoratore è stato già risarcito dall’Inail nelle more di uno dei 3 procedimenti che sono emersi a margine della vicenda che lo ha visto coinvolto, suo malgrado, in uno dei tanti (troppi) infortuni sul luogo di lavoro. Dopo la sentenza penale infatti i legali dell’operaio hanno ottenuto prima la provvisionale e poi il risarcimento totale definitivo. La questione civile era legata solo al fatto di chi dovesse tirar fuori i soldi, se l’assicurazione della società pisana o l’Inail. L’assicurazione è stata estromessa dal pagamento mentre per quanto riguarda l’Inail il processo è ancora pendente davanti al tribunale di Lucca, anche se i soldi sono stati già anticipati dall’istituto nelle more del giudizio. Lo stesso ora potrà rifarsi sulla società appaltante, dopo l’esclusione della compagnia assicurativa dal processo che invece si è svolto a Firenze per competenza territoriale.

Tutto questo perché stando al resoconto del processo penale sarebbe stata la società pisana ad adibire a mansioni che non gli competevano l’operaio della ditta di Altopascio e quindi l’infortunio, a seguito del quale i medici gli avevano dovuto amputare la mano, non era coperto dal contratto assicurativo. Il grave infortunio sul lavoro si era verificato nei locali dell’azienda ai danni dell’operaio dipendente di una ditta di Altopascio, alla quale la società appaltante aveva affidato i servizi di logistica interna nonché qualsiasi attività complementare. Il lavoratore, adibito però a mansioni differenti da quelle previste dal contratto di appalto su richiesta della società, in particolare, nel tentativo di porre rimedio ad un intasamento di assi di legno in entrata della macchina scorniciatrice, aveva inserito il braccio destro nel vano lavoro e le frese gli avevano maciullato la mano destra poi amputata con gravi ferite anche all’avambraccio. Il sinistro era stato denunciato alla compagnia di assicurazione, la quale aveva tuttavia rifiutato il pagamento dell’indennizzo ritenendo non operativa nel caso di specie la copertura assicurativa. Nel contempo era stato instaurato un procedimento penale al tribunale, che aveva condannato il legale rappresentante della società e il responsabile della produzione della ditta, sentenza poi confermata nei restanti gradi di giudizio. I giudici fiorentini nella sentenza pubblicata ieri (18 agosto) hanno estromesso dal pagamento l’assicurazione.

Scrivono infatti i giudici: “Dunque è proprio l’avere adibito – il che costituisce come si è detto circostanza pacifica – l’operaio a mansioni diverse da quelle che avrebbe dovuto svolgere di supporto all’azienda ad aver escluso la possibilità di qualificarlo come terzo a termini di polizza assicurativa”. A Lucca l’Inail è già in causa in attesa di sentenza contro la ditta pisana che sperava in una sentenza positiva a Firenze che invece non è arrivata. I due procedimenti non sono stati unificati solo per fattori tecnici ma è evidente che ora l’Inail avrà mano libera nel recuperare l’intera somma dalla società proprio dopo la sentenza fiorentina del 18 agosto scorso.

L’operaio intanto proprio nelle more del processo che sta per concludersi a Lucca ha già ricevuto il risarcimento interamente anticipato dall’Inail. Concludono i giudici fiorentini: “La circostanza che il responsabile della produzione della società pisana abbia, nel giudizio penale concluso, dichiarato di non aver informato il legale rappresentante del fatto che lo specifico dipendente fosse stato, in quell’occasione, adibito alla macchina scorniciatrice non è dunque dirimente in senso contrario essendo certamente l’azienda, in linea generale e teorica, a conoscenza della prassi esistente, a prescindere dai singoli episodi in cui essa si concretava”. La società è stata condannata anche a 18mila euro di spese di giudizio.