Niente retribuzione professionale, cinque docenti di Lucca vincono la causa contro il Miur

Il tribunale condanna il ministero a risarcire gli insegnanti
Forse non tutti sanno che la retribuzione del personale docente si distingue in diverse componenti, di cui le più importanti sono la paga base e la retribuzione professionale docenti (Rpd), oltre ad eventuali altri compensi per lo svolgimento di ore o attività aggiuntive. Si tratta di circa 175 euro al mese. L’Rpd spetta a tutti i docenti sia quelli di ruolo sia i supplenti ma capita che il Miur si “dimentichi” di versarla specie nei casi di supplenze brevi seppur continuative nel tempo. Ben 5 docenti di Lucca hanno vinto la causa contro il Miur che ora dovrà pagargli l’Rpd dal 2020 ad oggi.
Gli insegnanti infatti dopo il diniego del Miur si sono rivolti al tribunale di Lucca tramite i propri legali e nelle scorse settimane il giudice Alfonsina Manfredini ha dato ragione alle istanze presentate dall’avvocato Francesco Americo, che ha condannato “il Ministero alla corresponsione della retribuzione professionale docenti per i periodi meglio indicati in ricorso secondo gli importi previsti dai Ccnl di settore moltiplicati per i periodi di effettivo servizio, così come dedotti in fatto ed erogare le somme così determinate in favore della ricorrente, oltre interessi come per legge”, oltre a 1000 euro di spese.
I ricorrenti hanno fondato la loro pretesa sull’ingiustificata disparità di trattamento tra la loro posizione e quella dei docenti assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato o titolari di supplenze annuali, ai quali l’amministrazione riconosce la retribuzione professionale docenti. Il ministero, quindi, aveva individuato la ratio della disposizione di diniego nell’apporto professionale dei docenti in vista della valorizzazione della funzione e del servizio svolto in maniera continuativa e costante, non potendo pertanto riconoscersi l’emolumento in favore degli odierni ricorrenti che, invece, avevano prestato attività di docenza breve e saltuaria. Ma il tribunale di Lucca è stato perentorio nelle motivazioni della sentenza che ha dato ragione ai 5 docenti lucchesi e torto al Miur. SI legge infatti molto chiaramente in sentenza: “Dalla giurisprudenza costante si desume il condivisibile principio per cui il personale del comparto scuola ha diritto alla retribuzione professionale docenti (Rpd). La disposizione deve essere, infatti, interpretata nel senso che, in forza del consolidato principio di non discriminazione non sussistendo ragioni oggettive per un diverso trattamento, la retribuzione professionale docenti spetta anche a tutti i dipendenti a tempo determinato, a prescindere dalle diverse tipologie di incarico previste. Il rinvio alle modalità stabilite, infatti, non identifica le categorie di personale beneficiarie dell’emolumento, bensì il richiamo è meramente circoscritto ai criteri di quantificazione e di corresponsione del trattamento accessorio. Conclusivamente, i ricorrenti hanno diritto alla differenza retributiva derivante dal riconoscimento della retribuzione professionale docenti, egualmente a tutti i docenti e agli educatori, in virtù del principio di non discriminazione”. L’Rpd dunque non essendo associata a nessuna prestazione, viene corrisposta sempre. Ma non tutti i docenti la percepiscono, in quanto il Ministero non la riconosce al personale supplente breve e saltuario. Ma i tribunali la pensano diversamente.