Scattano foto in pose audaci alla collega durante il party aziendale e la fanno licenziare: ora dovranno risarcirla

5 settembre 2023 | 14:26
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Scattano foto in pose audaci alla collega durante il party aziendale e la fanno licenziare: ora dovranno risarcirla

Le immagini osé mostrate ai dirigenti avevano portato al licenziamento della donna poi annullato dal tribunale

Divulgano le foto un po’ osé della collega durante un party in azienda, ora dovranno pagarle i danni. Un festa aziendale per una ricorrenza di uno dei partecipanti finisce in tre aule di giustizia, perché ne vengono fuori una causa penale, una causa di lavoro e una civile di risarcimento danni. Peggio di così non poteva finire un momento che doveva essere di puro svago e divertimento. Durante i festeggiamenti a cui partecipano 8 lavoratori di una delle più importanti aziende della Lucchesia, vengono scattate un paio di foto, a scopo goliardico, a una delle dipendenti, una donna molto bella che sta al gioco e si lascia riprendere in pose probabilmente un po’ “audaci”.

Il tutto in un clima apparentemente amichevole e festoso. Ma così non era. Stando al resoconto processuale della sentenza civile pubblicata ieri (4 settembre) a firma del giudice del tribunale di Lucca Anna Martelli, le colleghe della donna ritratta nelle foto hanno divulgato gli scatti mostrandoli ad alcuni dipendenti dell’azienda e anche ai capi che circa 7 anni fa avevano poi deciso di avviare un procedimento disciplinare nei confronti della donna, conclusosi addirittura con il suo licenziamento.

Tali fotografie, infatti, erano state ritenute effettuate in un contesto non consono all’ambiente lavorativo. Verosimilmente scattate in azienda durante i momenti di festeggiamento. Il giudice del lavoro di Lucca successivamente aveva dichiarato illegittimo il licenziamento della donna, che aveva deciso di impugnare in tribunale il provvedimento dell’azienda e accettato un’indennità risarcitoria nella misura prevista per legge senza chiedere la reintegra sul posto di lavoro. Chiaramente la donna riteneva conclusa la sua esperienza lavorativa con l’azienda. L’illegittimità del licenziamento era stata ribadita anche dal giudice dell’opposizione in una ordinanza con cui veniva evidenziato come le foto in questione fossero state il veicolo tramite il quale l’azienda era venuta a conoscenza dei fatti contestati; che le condotte poste in essere delle convenute costituivano violazione del suo diritto alla privacy. Era emerso durante il processo che una delle due colleghe coinvolte era colei che aveva scattato le fotografie, registrandole e trattenendole senza il consenso della donna, e ne aveva disposto in modo che le stesse potessero pervenire all’ufficio del personale; che l’altra collega coinvolta era colei che dopo avere acquisito, mediante indebite pressioni sulla collega, le foto, le aveva utilizzate, senza autorizzazione alcuna, da parte della donna e le aveva consegnate, arbitrariamente, al caporeparto ed all’ufficio del personale nella consapevolezza di arrecare, con ciò, grave danno alla stessa”. Così si legge in sentenza. Era parimenti ampiamente emerso in aula che la donna avesse ripetutamente chiesto alla collega di cancellare dette foto e che nonostante avesse espresso la volontà di cancellarle erano state invece diffuse ad altri colleghi, oltre che ai capi dell’azienda. A livello penale il gip aveva archiviato la posizione delle due colleghe che avevano scattato e diffuso in azienda le foto contestate; restava solo in sede civile da stabilire il quantum del risarcimento del danno all’immagine.

Si legge nella sentenza di condanna delle due colleghe pubblicata ieri (4 settembre): “Deve, peraltro, rilevarsi come la domanda dell’attrice possa essere accolta con esclusivo riferimento al danno che le condotte illecite delle convenute hanno, indubitabilmente, arrecato all’attrice, sia sotto il profilo del danno all’immagine che in termini di danno di carattere psicologico, nell’ambito del contesto lavorativo in cui le fotografie, ritraenti la stessa in pose non consone al suo ruolo lavorativo, sono state illecitamente divulgate. Stante la difficoltà di una quantificazione di detto danno può farsi ricorso ad un criterio equitativo che, tenuto conto dell’ambito di diffusione limitato all’ambiente di lavoro, consente di liquidare per detto danno la somma di euro 6.000, oltre interessi e rivalutazione dalla domanda al saldo. Pertanto, le convenute, in solido tra loro, devono essere condannate al risarcimento del danno in favore dell’attrice nella misura come sopra liquidata”.

Le due colleghe sono state condannate anche a 3mila euro di spese di lite e di giudizio. Ma nessuna sentenza potrà mai veramente restituire alla donna ciò che le è stato fatto. Le foto potevano anche essere un po’ osé e scattate col suo consenso in azienda, ma durante una festa tra colleghi e non dovevano essere divulgate per nessun motivo anche perché subito dopo il momento ludico ne aveva chiesto espressamente la cancellazione. La donna è stata rappresentata dall’avvocato Romano Zipolini, mentre le due colleghe dagli avvocati Roberta Sarti, Carlo Motta Masini, Alessandro Pozzani e Gabriella Pezzotta. Queste le decisioni del giudice di primo grado dopo le sentenze penali e quelle relative all’illegittimo licenziamento della donna. Il caso giudiziario è chiuso, il resto ovviamente no e restano mille domande e interrogativi in merito a una vicenda a dir poco particolare e rocambolesca.