Legittimo il risarcimento per ingiusta detenzione per l’ex dirigente comunale

28 settembre 2023 | 15:04
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Legittimo il risarcimento per ingiusta detenzione per l’ex dirigente comunale

Maurizio Tani ha vinto anche l’ultima battaglia in Cassazione dopo l’assoluzione da tutte le accuse irrevocabile dal 2020

Risarcimento legittimo: l’ex dirigente comunale di Lucca, Maurizio Tani, ha vinto anche l’ultima battaglia giudiziaria. Dopo l’assoluzione da ogni accusa, passata in giudicato, la corte d’Appello di Firenze gli aveva riconosciuto circa 7mila di risarcimento per l’ingiusta detenzione subita ma la procura generale lo ha trascinato in Cassazione per chiedere la revoca e la restituzione delle somme. Ma anche in questo caso gli ermellini gli hanno dato ragione rigettando il ricorso della procura generale fiorentina.

Nel giugno dello scorso anno, infatti, la corte di appello di Firenze aveva accolto l’istanza di riparazione per ingiusta detenzione presentata da Maurizio Tani, liquidando la somma complessiva di euro 6784,68 euro a titolo di indennizzo per la detenzione patita in carcere e agli arresti domiciliari nell’ambito di un procedimento penale nel quale era chiamato a rispondere dei reati di corruzione e falso ideologico.

Ma i giudici della riparazione avevano posto in evidenza come il titolo cautelare emesso a carico dell’ex dirigente comunale fosse stato annullato per carenza dei gravi indizi. Era poi seguita la sentenza assolutoria dai reati di corruzione e falso ideologico emessa dal Tribunale di Lucca, confermata in grado di appello e divenuta irrevocabile nel luglio del 2020 in seguito alla pronuncia della corte di Cassazione.

Esaminando il comportamento dell’ex dirigente i giudici che gli avevano liquidato il risarcimento per ingiusta detenzione aveva stabilito che la sua disponibilità ad incontrare un imprenditore, anche in sedi non istituzionali, nel contesto in cui era maturata la vicenda, non rivestisse affatto carattere di colpa grave. Lapidarie ed inequivocabili le motivazioni della suprema corte di Cassazione nella sentenza pubblicata nei giorni scorsi: “Il ricorso della procura generale di Firenze deve essere rigettato. Il giudice della riparazione ha fatto corretto richiamo ai principi giurisprudenziali in materia, ricordando come nel caso in esame non vengano in rilievo i comportamenti colposi del richiedente, essendo l’accertamento della insussistenza ab origine delle condizioni di applicabilità della misura avvenuta sulla base di una diversa valutazione del medesimo materiale probatorio che aveva a disposizione il giudice che ha emesso la misura”. E infine: “Il ricorso, incentrato sulla esistenza di comportamenti gravemente colposi in capo al richiedente, non si confronta con tale principale argomentazione. Esso appare inoltre privo di specificità in ordine al denunziato vizio di motivazione: la ordinanza, infatti, è sostenuta da conferente apparato argomentativo, nel quale non si individuano passaggi motivazionali manifestamente illogici e incoerenti”. Con questa sentenza termina qualsiasi procedimento giudiziario nei confronti di Maurizio Tani in relazione alle vicende che lo avevano coinvolto alcuni anni fa e dalle quali era uscito assolto. Ora sì che il caso può dirsi chiuso una volta per sempre.