Mafie e riciclaggio, a Lucca oltre il 21% di operazioni sospette in più in 12 mesi

18 ottobre 2023 | 14:04
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Mafie e riciclaggio, a Lucca oltre il 21% di operazioni sospette in più in 12 mesi

La provincia è al 40esimo posto tra i territori più a rischio

Riciclare denaro per le mafie è un affare da circa 40 miliardi di euro all’anno, Lucca al 40esimo posto tra le 107 province italiane più a rischio, dove la “peggiore” è Milano. La criminalità organizzata ha bisogno non solo di aumentare e diversificare i propri business o di creare di nuovi ma soprattutto ha sempre urgenza di riciclare il denaro, ecco perché prova di continuo ad infiltrarsi nell’economia sana e legale, non solo per accrescere il suo potere nefasto.

Specialmente i proventi miliardari derivanti dal traffico di sostanze stupefacenti, cocaina in primis, vanno assolutamente riciclati perché è una montagna di denaro in contanti che altrimenti sarebbe di difficile utilizzo per certi scopi, per altri va benissimo chiaramente. La Cgia di Mestre ha pubblicato un dossier proprio sulle segnalazioni di attività sospette di riciclaggio e finanziamento del terrorismo e la provincia di Lucca è risultata 40esima sulle 107 monitorate nello scorso anno.

Il 21,6% in più di operazioni sospette rispetto all’anno precedente, ben 833 invece delle 685 del 2021, cioè 148 in più in soli 12 mesi. Dati che non devono stupire perché le province e le regioni dove le mafie investono non sono quelle di origine, per ovvi motivi economici e per altri legati alla minore visibilità e attenzione. La Toscana è infatti al sesto posto dietro la Lombardia, il Trentino, il Lazio, la Valle d’Aosta e via le altre a seguire, con un aumento medio regionale del 9,3%, Lucca quindi ha una percentuale più che doppia rispetto alla media dell’intera regione. Numeri che devono far riflettere tutti e non solo gli addetti ai lavori.

Si legge infatti nel dossier: “In linea di massima possiamo affermare che le realtà più a rischio a livello nazionale sono le grandi aree metropolitane (Milano, Roma, Napoli e Firenze) a cui si affiancano le province di confine (Imperia, Trieste, Bolzano, Aosta) e a seguire i territori con livelli di criminalità organizzata molto preoccupanti (Crotone, Caserta e Reggio Calabria)”. A queste tendenze spiccano poi le specificità di Prato (forte presenza della comunità cinese), Rimini (cuore del turismo balneare) e Venezia (città portuale, alta vocazione turistica e in cui è presente il Casinò municipale). Il pericolo che la criminalità economica stia incuneandosi nel nostro mondo produttivo è sempre più elevato. Non solo. Se la combinazione tra l’aumento dei tassi di interesse e la diminuzione dei prestiti bancari alle Pmi verificatosi in questo ultimo anno dovesse continuare, non è da escludere che il numero delle imprese a rischio infiltrazione mafiosa sia destinato a crescere ulteriormente.

L’iter delle segnalazioni di operazione sospette per quanto riguarda il riciclaggio

Oltre a banche e Poste e intermediari finanziari, per legge anche i liberi professionisti (notai, commercialisti, avvocati, revisori dei conti, etc.), gli operatori non finanziari, i prestatori di servizi di gioco (case da gioco, operatori gioco on line e su sede fissa, ecc.) e la pubblica amministrazione hanno l’obbligo di segnalare alla Uif (Unità di Informazione Finanziaria di Bankitalia) (ipotesi di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo sospetti. Una volta valutati gli alert acquisiti, gli stessi vengono trasmessi al Nucleo Speciale Polizia Valutaria della guardia di finanza (Nsov) e alla direzione investigativa antimafia (Dia) per i successivi accertamenti investigativi. Queste segnalazioni sono inoltre inviate anche all’autorità giudiziaria, specie nel caso emergano notizie di reato o su richiesta della stessa autorità giudiziaria.

Meno intimidazioni, più acquisizioni

Negli ultimi 10 anni, le segnalazioni alla Uif sono aumentate di oltre il 130 per cento. Se nel 2012 erano poco più di 67 mila, nel 2022, come abbiamo riportato più sopra, hanno raggiunto la quota record di 155.426. Insomma, questa esplosione delle comunicazioni ci indicano che i gruppi criminali sentono sempre più la necessità di reinvestire i proventi delle loro attività nell’economia legale, anche per consolidare il proprio consenso sociale. E a seguito della crisi pandemica, le mafie hanno modificato il modo di approcciarsi al mondo delle imprese. Sono meno propense a usare metodi violenti, come le intimidazioni o le estorsioni, per contro privilegiano un approccio più “commerciale”, attraverso il finanziamento e/o l’acquisizione della proprietà delle aziende, sfruttandone la vulnerabilità economico finanziaria di queste ultime. In altre parole, le mafie si offrono sempre più spesso come vere e proprie agenzie di servizi alle imprese (forniture materiali, consulenze amministrative/fiscali, manodopera, etc.); così facendo cominciano a infiltrarsi nell’economia legale e non da ultimo hanno la possibilità di reinvestire i proventi delle ricchezze illecitamente accumulate.