Affari della ‘ndrangheta in Toscana, spunta Lucca in un’intercettazione

Una frase sibillina pronunciata dall’esponente di un clan implicato nella mala della Val di Magra e ascoltata dagli investigatori della Dia è rimasta finora un mistero
“No non è a Lucca, dobbiamo fare riferimento a Sarzana”, una inquietante intercettazione di alcuni anni fa di un picciotto di ‘ndrangheta che stava parlando con altri membri del suo clan è ritornata alla ribalta per le dichiarazioni del pm della Dda di Genova, Federico Menotti, che in un’intervista al Secolo XIX ha riannodato i fili di alcune inchieste molto complesse e delicate. Il giudice, in particolare, si riferisce a un processo per associazione mafiosa (Maglio 3) nel quale è stato assolto l’unico imputato che era rimasto “alla sbarra” per non aver commesso il fatto (“ovvero il fatto c’era, la struttura esisteva e non è escluso che esista ancora).
Il pm antimafia, nell’intervista, sottolinea che: “Il locale della ’ndrangheta a Sarzana era un punto di riferimento della mala toscana”. “Non è Lucca, ma Sarzana, dicevano, appunto, i malavitosi. Intendendo che Sarzana era il luogo geografico di riferimento per chi gravita nella zona settentrionale della Toscana. La zona della Val di Magra e della parte alta della Toscana invece è ancora da esplorare, anche se movimento ce n’è molto”. Per la Dia, nell’ultima relazione, in Liguria agiscono almeno 3 locali di ‘ndrangheta e uno di questi gestisce anche gli affari dei calabresi in tutto il nord della Toscana, sul litorale, in Versilia e quindi in Lucchesia, e sarebbe il punto di riferimento per l’intera malavita che opera in Liguria e Toscana. Per gli investigatori della Dia, fuori dalla regione d’origine, le cosche calabresi, oltre ad infiltrare significativamente i principali settori economici e produttivi, replicano i modelli mafiosi basati sui tradizionali valori identitari, con “proiezioni” che fanno sempre riferimento al Crimine, quale organo unitario di vertice, che adotta ed impone le principali strategie, dirime le controversie e stabilisce la soppressione ovvero la costituzione di nuove locali. Le inchieste ad oggi concluse hanno, infatti, permesso di individuare nel Nord Italia 46 locali, di cui 25 in Lombardia, 16 in Piemonte, 3 in Liguria, 1 in Veneto, 1 in Valle d’Aosta ed 1 in Trentino Alto Adige.
Cosa cerca la ‘ndrangheta in Toscana e in Lucchesia
I clan calabresi, dotati di strutture molto fluide rispetto alle altre mafie, formano “locali” fuori dalla regione in luoghi dove si sentono più al sicuro conquistando il territorio ma ovviamente cercano affari nei territori dove girano più soldi e dove ci sono porti per poter fare arrivare la loro cocaina di cui sono “protagonisti” assoluti in Italia e in Europa. Poi tutti questi miliardi di euro vanno riciclati, e inoltre bisogna sempre provare a inserirsi nell’economia legale, negli appalti, attraverso prestanomi e amici vari, per aumentare il business, ripulire soldi e immagini e perpetrare potere, e non per forze con l’uso della violenza, specie in zone dove la popolazione non “appoggerebbe” facilmente sparatorie e omicidi. Ma bastano i soldi ai boss calabresi per inquinare intere zone, soldi e la connivenza di molte persone, e pezzi di Stato, più o meno consapevoli. Per la Dia infatti “nel semestre in riferimento (secondo semestre del 2022), il territorio toscano ha confermato come le consorterie criminali italiane (in particolare quelle di origine calabrese e campana ben più radicate e penetranti rispetto a quelle di origine siciliana) e quelle straniere continuino la loro operatività investendo i proventi illeciti nel settore turistico-alberghiero, in quello dello smaltimento di rifiuti, e in generale negli appalti pubblici”. Resta quella frase inquietante: “Non a Lucca, ma a Sarzana”. Prima era Lucca? Oppure per la zona di Lucca bisogna chiedere al “locale” di ‘ndrangheta più vicino cioè a Sarzana? Domande che meriterebbero una risposta. La Dda ligure e quella toscana continuano ad indagare e in tutte le direzioni ma il sospetto è a queste latitudini i boss calabresi possano aver investito così tanto denaro da comprare la cosa che più gli è utile: il silenzio.