Commerciante di Lucca truffata nell’acquisto di tre diamanti: la banca deve risarcirla

Le pietre preziose vendute ad oltre 25mila euro quando il loro valore era di appena di 5mila

Compra tre diamanti a 25mila euro ma ne valevano circa 5mila, la banca ora dovrà risarcirla dei 19mila euro di differenza. Questa l’ennesima decisione dei giudici, l’ennesima sentenza di un tribunale sul caso diamanti che alcuni anni fa sono stati venduti a diversi clienti a prezzi esorbitanti rispetto al loro reale valore.

Quando un istituto di credito ha avuto parte attiva nell’offerta e nella transazione è ritenuto responsabile e deve risarcire il cliente. Una commerciante lucchese ha ottenuto giustizia dal giudice Luca Pruneti del tribunale di Pisa perché si era rivolto a una filiale cittadina di una banca per acquistare i 3 diamanti a 25.343 euro, alcuni anni fa, su proposta di un funzionario della filiale di Pisa della sua banca.

Nel processo è emerso che l’investimento era stato presentato come assolutamente sicuro e con costante  incremento di valore nel tempo, e che, tra l’altro, l’acquisto delle pietre è avvenuto inconsapevolmente; nel 2018, a fronte di richieste di disinvestimento, ha ricevuto risposte evasive dal funzionario della banca. Solo successivamente, tramite il coinvolgimento di un avvocato, ha appreso  dell’effettiva natura dell’investimento e che vi erano molteplici inchieste relative  agli investimenti di diamanti in quella filiale. Sempre tramite avvocato era quindi riuscito ad ottenere le pietre preziose acquistate ma la pratica di reclamo e la mediazione attivate non hanno dato esiti positivi perché nel frattempo aveva appreso che quel funzionario di banca aveva commercializzato i diamanti ad un prezzo notevolmente superiore a quello effettivo, e che, a supporto della proposta di investimento, le erano stati presentati listini con veste grafica simile a quella ufficiale, dunque in modo ingannevole, e aveva inutilmente chiesto la restituzione della somma investita. Successivamente aveva quindi porto querela nei confronti del funzionario prospettando nei di lui confronti  il delitto di truffa e che scoperto che il valore complessivo attuale delle sue pietre è di  5.000 euro circa. In attesa degli esiti penali nei confronti del funzionario la banca ora deve risarcirla.

La sentenza

Si legge infatti in sentenza: “Né vale ad escludere la responsabilità della banca la circostanza che questa, nell’atto di  commissione dell’illecito, abbia informato parte attrice che operava quale mero intermediario e non avrebbe risposto degli eventuali danni o ancora la clausola esonerativa della responsabilità contrattualmente prevista tra la banca e la donna, in quanto, anche ad ammetterne la validità, la stessa non esplicherebbe effetti  nei confronti della banca, siccome e in ogni caso non coprirebbe illeciti di fonte autonoma, contrattuale o da contatto sociale. Spetta, pertanto, il risarcimento del danno, nella misura pari al differenziale tra il corrispettivo versato e il valore effettivo delle gemme acquistate, circa 20mila euro”. Queste le decisioni di primo grado.

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