Percepisce il reddito di cittadinanza ma l’Inps lo denuncia per falso: assolto, ora dovrà essere risarcito

Per l’istituto avrebbe prodotto false attestazioni relative al nucleo familiare ma il tribunale ha fatto cadere le accuse
Disoccupato lucchese ha percepito il reddito di cittadinanza da settembre del 2019 a gennaio del 2021, poi l’Inps a seguito di controlli lo denuncia e l’uomo finisce sotto processo penale. Ma il giudice lo assolve e ora l’istituto di previdenza sociale gli deve erogare il reddito dal mese in cui era stato revocato (gennaio 2021) fino al 31 luglio scorso. Così ha stabilito il giudice Maurizio Piccoli nella sentenza motivata pubblicata lo scorso 7 novembre.
Il giudice ha ovviamente precisato che la sua decisione non ha nulla a che fare con altro che non siano le prove emerse in giudizio. Si legge infatti in sentenza: “Senza entrare nel merito della legge e del sussidio, degli scopi preposti e delle polemiche politiche, che non incidono minimamente ai fini del decidere, è evidente come pur in un contesto di erronea formale domanda, l’uomo aveva tutti i requisiti per percepire il sussidio ed era compito dell’ente esaminare, una volta venutone a conoscenza, tutti gli aspetti di fatto e non limitarsi al semplice rilevazione della difformità formale”. L’uomo, difeso dall’avvocato Barbara Coturri, avendo i requisiti per essere ammesso a beneficiare del reddito di cittadinanza, aveva presentato tramite il patronato Cgil domanda per la sua erogazione, allegando la documentazione prevista dalla normativa compilata dal patronato, il 8 agosto del 2019. La domanda era stata in un primo tempo accolta, con l’erogazione del sussidio con decorrenza dal mese di settembre 2019 e fino al mese di gennaio 2021, quando era stato poi revocato sul presupposto che la domanda contenesse false attestazioni in merito composizione del nucleo familiare, nel quale risultava anagraficamente compresa anche la madre. L’Inps provvedeva a trasmettere la documentazione alla procura ma il relativo procedimento penale si era poi concluso con l’assoluzione dell’uomo, dal reato ascrittogli, con sentenza del febbraio del 2022, per non aver commesso il fatto.
A quel punto l’uomo aveva chiesto all’Inps di riattivare il reddito di cittadinanza più gli arretrati ma l’istituto non aveva raccolto le sue richieste. Inevitabilmente si era finiti in tribunale e il giudice ha dato ragione piena all’uomo e torto all’Inps che aveva chiesto anche oltre 10mila euro di reddito di cittadinanza, già erogati. Ma per il tribunale di Lucca: “Dalla documentazione in atti emerge che il diniego impugnato si basa unicamente sulla difformità della situazione anagrafica rispetto a quella dichiarata, senza ulteriori approfondimenti pur in presenza di puntuale indicazione”. L’uomo non deve restituire nulla all’Inps che invece gli dovrà pagare circa 21mila euro di reddito di cittadinanza e pagare 4300 euro di spese di lite e di giudizio.