Monta la protesta degli studenti: occupati liceo classico, artistico e istituto d’arte

22 novembre 2023 | 08:45
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Striscioni e portoni sprangati. Nel mirino i programmi didattici ma anche la situazione in cui versano gli istituti

Inizia l’onda delle occupazioni nelle scuole superiori di Lucca. Dopo il corteo della scorsa settimana, i collettivi studenteschi passano all’azione e alle prime ore di questa mattina (22 novembre) sono state occupate tre scuole: il liceo classico Machiavelli di via Cesare Battisti, il liceo artistico di via Fillungo e l’istituto d’arte Passaglia in piazza Napoleone.

Al classico uno striscione è stato appeso alle finestre della facciata con il messaggio inequivocabile che annunciava a tutti l’occupazione del liceo. Stesso copione è andato in scena sia all’artistico che all’istituto d’arte dove alcuni studenti e professori sono rimasti fuori dagli istituti, in disaccordo con l’occupazione. Al Passaglia non sono mancati momenti di tensione tra ‘interni’ e ‘esterni’, e alla fine preside e segreteria sono stati fatti entrare e i servizi amministrativi funzionano regolarmente. A metà mattina erano ancora in corso le assemblee degli studenti e le ‘trattative’ con il dirigente scolastico. Al Machiavelli invece il meccanismo dell’occupazione è già entrato in piena funzione, con un centinaio di studenti divisi in gruppi di dibattito per affrontare temi di attualità, dalla geopolitica ai femminicidi. La scuola “dissociata dalla realtà” è infatti uno dei temi chiave che i giovani rivendicano con l’occupazione degli istituti.

Sul posto nelle prime ore sono arrivati anche gli agenti della polizia e la digos, per verificare la situazione ma senza intervenire. Al momento si parla, infatti, di occupazione e non di autogestione. Per quanto riguarda i tempi, c’è chi vorrebbe portare avanti la mobilitazione fino alla fine della settimana, chi invece è disposto a rinunciare in caso di disinteresse degli ‘occupanti’ rispetto alle tematiche affrontate. Tra queste anche i problemi legati alla modalità della didattica – oltreché a quelli atavici dell’edilizia -, all’introduzione della Dada (Didattica per ambienti e di apprendimento), e in generale ai meccanismi della “scuola azienda”.

“Abbiamo deciso di occupare la scuola per i seguenti motivi – spiegano dal liceo classico -. A seguito del recente maltempo nelle classi del nostro liceo entra acqua non solo dalle finestre chiuse, come avviene nella maggior parte di quelle ai piani superiori, ma anche dal soffitto della nuovissima aula 16, terminata di costruire proprio nei primi mesi di scuola. Per non parlare delle condizioni degli altri studenti del nostro istituto, quelli del liceo scienze umane A. Paladini, che dal 2018 seguono le lezioni all’interno di container che in più di un’occasione si sono allagati. In quanto diretti interessati esigiamo trasparenza e partecipazione nella gestione dei fondi scolastici che, a quanto pare, sono investiti dando la priorità ad attrezzature ‘all’avanguardia’ piuttosto che ad infrastrutture adeguate alla permanenza degli studenti nelle ore scolastiche. Siamo stanchi di un’educazione civica in cui si trattano argomenti fini a se stessi e scelti arbitrariamente senza che le nostre proposte siano ascoltate. Di conseguenza, le 33 ore annuali occupate da questa disciplina sono percepite dai docenti come un’imposizione e da noi studenti come una cosa inutile. Abbiamo diritto di concordare con gli insegnanti come sfruttare al meglio queste ore affrontando tematiche stimolanti e attuali”.

“Per quanto riguarda la gestione interna della scuola gli studenti in modo particolare sono sottorappresentati, non avendo di fatto alcun potere decisionale e il diritto all’assemblea è sistematicamente leso a causa della mancanza di spazi – proseguono -. Protestiamo contro l’introduzione arbitraria del sistema Dada, imposto senza prima consultare gli organi collegiali di studenti, genitori, e professori. Questo sistema, non soltanto non contribuisce in alcun modo alla didattica (dal momento che, essendo il nostro un liceo e non un istituto tecnico o professionale, non c’è la necessità di aule laboratorio specifiche per una materia), ma anzi porta ad una serie di problematiche non trascurabili. Per cominciare, il fatto che l’edificio si sviluppi su tre piani rende già di per sé la nostra scuola un luogo inadatto sia per motivi logistici, sia, soprattutto, per motivi di sicurezza; ogni giorno infatti gli spostamenti da un’aula all’altra producono ingorghi sulle scale che sottraggono tempo prezioso alle ore di lezione e costringono i ragazzi con disabilità (temporanee o permanenti) a continui sforzi. Inoltre, mentre prima si provvedeva al cambio della classe al pianterreno per agevolare l’uscita degli studenti disabili in caso di emergenza, a partire da quest’anno può facilmente capitare che questi si trovino all’ultimo piano, mettendone gravemente a rischio la sicurezza.  In ultimo, ma non per importanza, per l’ennesimo anno di fila chiediamo che l’istituzione scolastica si impegni affinché sia allestito un corso di Educazione Sessuale che sia svolto in maniera seria, continuativa e da persone competenti in materia. Vogliamo approfittare dell’ occupazione per parlare di temi che a scuola sono spesso trascurati come guerra, femminicidio e crisi climatica. Ci appelliamo agli organi della dirigenza e alla provincia affinché si possa raggiungere insieme soluzioni che soddisfino entrambe le parti“.

“Da anni, noi studenti italiani – spiegano gli studenti che occupano il liceo artistico musicale Passaglia – viviamo la scuola come un luogo di disagio, come fonte di ansia, e come demolizione della nostra individualità. Ci sentiamo sicuri, quando affermiamo che la qualità del nostro percorso formativo non è più una priorità per le istituzioni, e che la scuola – nella sua definizione più completa – non è più incentivata da chi di dovere”. Facciamo un appello a coloro che hanno eliminato il Bonus Cultura, a coloro che hanno stanziato 5 milioni di euro per il supporto psicologico nelle scuole nel 2023, e a tutti coloro che ignorano le condizioni in cui le strutture scolastiche italiane versano in questo momento. Facciamo un appello a tutti quelli che hanno smesso di rendere la scuola un luogo di stimolo intellettuale, un luogo sicuro e libero”.

“Noi – proseguono gli studenti del Passaglia che hanno aderito all’iniziativa – rivendichiamo il nostro diritto allo studio, alla convivenza con docenti e personale Ata in strutture idonee alle esigenze di ognuno. Ci riappropriamo del territorio che dovrebbe vederci protagonisti, ma che attualmente, ci fa sentire trascurati in quanto esseri umani. In modo pacifico, facciamo sentire la nostra voce”.

Nel mirino ci sono anzitutto i programmi scolastici: “Da anni – spiegano gli studenti -, i programmi della cosiddetta educazione civica rimangono invariati, limitati alle frontali lezioni sulle energie rinnovabili, sulla ridondante tutela dell’ambiente locale (per cui poi raramente si presentano iniziative scolastiche) e in alcuni casi, sullo studio superficiale dei primi articoli della Costituzione italiana. Gli studenti terminano gli studi, investiti dalla pretesa sociale di essere adulti formati e completi, ma non hanno mai sentito parlare di tasse, mutui, bollette, educazione sessuale, educazione emotiva e politica. Tanti diciottenni vanno alle urne forniti esclusivamente delle idee familiari, senza avere idea del quadro politico italiano, perché nessuno glielo ha insegnato. Tanti adulti uccidono, stuprano e picchiano perché nessuno, a scuola, gli ha mai detto che è sbagliato. Di fronte alla situazione italiana attuale, riteniamo urgentemente necessario un cambiamento nei valori che vengono trasmessi durante queste preziose ore di educazione civica e ne pretendiamo uno all’istante”.

Alla base della mobilitazione anche il diritto allo studio: “Le nostre scuole vivono nel paradosso, quando l’articolo 34 della Costituzione dichiara la garanzia dello studio per tutti, indipendentemente dalla situazione socio-economica, e al contempo le spese annuali di ogni studente sono stimate attorno ai 1200 euro (secondo dati Codacons). Testi scolastici, abbonamenti ai mezzi di trasporto, e in particolare per la nostra scuola i materiali artistici e musicali, sono tutte spese per cui le nostre famiglie provvedono per almeno cinque anni. A tutto questo si aggiungono manovre come la rimozione del Bonus cultura e i continui tagli di fondi all’istruzione. Inoltre, nel nostro liceo, in quanto artistico e Musicale, si ha la necessità di materiali e strumentazioni specifici affinché i programmi didattici possano essere seguiti completamente. Materiali di cui la scuola spesso non predispone, e strumenti che la scuola non può mettere a disposizione al di fuori delle ore di lezione (computer, macchine fotografiche..). Riteniamo che in un liceo di indirizzo artistico e musicale, sia paradossale che uno studente debba provvedere da solo a situazioni di questo tipo”.

Altro nodo per gli studenti è quello relativo agli spazi, alla sorveglianza e alla manutenzione degli edifici: “Le aule e le aree della scuola non appartengono più agli studenti – scrivono dal liceo artistico musicale -. In particolare nel nostro liceo, ogni giorno nascono problematiche in relazione agli spazi insufficienti adibiti alle lezioni, a partire da chi deve dipingere sui banchi monoposto della pandemia, fino a chi deve svolgere le ore di materie teoriche in aule inadatte, a volte dovendosi sedere per terra poiché adibite a lezioni di carattere artistico. E’ risaputa e conosciuta l’insufficienza generale di spazi nelle scuole, e ne nasce un’altra importante problematica: quella della sorveglianza. Le macchinose e complesse procedure burocratiche imposte dallo stato, ostacolano ogni tipo di iniziativa studentesca. Negano spazi strettamente necessari agli alunni, come nel nostro liceo, dove la pausa pranzo viene svolta obbligatoriamente al di fuori degli edifici scolastici (anche in situazioni di allerte meteo gravi). Negano spazi completamente autogestiti dagli studenti, a scopi ricreativi o di confronto, e limitano ogni altro tipo di libertà dello studente fra le mura scolastiche. Inoltre, le insufficienti risorse che lo stato riserva alle scuole, portano nelle nostre sedi come in quelle di innumerevoli altri istituti, enormi mancanze dal punto di vista della manutenzione. Servizi igienici sempre inutilizzabili, perdite e infiltrazioni d’acqua, finestre e porte danneggiate, riscaldamenti che non funzionano e aule con temperature sotto i 10 gradi, sono tutti i risultati della negligenza da parte delle istituzioni”.

“Noi non protestiamo individualmente – avvertono gli studenti -. La nostra voce si unisce a quella di tutte le altre scuole, e ci facciamo sentire di fronte a questo governo, di fronte a queste scelte e a queste manovre. La nostra è una disperata richiesta di un radicale cambiamento, un cambiamento che tuteli lo studente come persona e non come dato, che garantisca una vita dignitosa a chi sceglie di lavorare all’interno di questo sistema”.

Da qui le rivendicazioni: “Chiediamo troppo quando chiediamo di stare in ambienti curati e inclusivi? Quando chiediamo di non sottostare ad un sistema valutativo basato sul voto e sulla punizione, ma sull’importanza del processo didattico e delle nozioni? Quando chiediamo che venga presa in considerazione la crisi psicologica che affligge ogni studente, oggi più che mai, in una realtà italiana che sembra non poter garantire niente a nessuno? Il disagio degli alunni, la precarietà del personale, la negligenza delle classi dirigenti del nostro Stato. Oggi noi prendiamo posizione in merito a tutto questo, a nome degli studenti, dei docenti, del personale tecnico, ausiliario e amministrativo, delle famiglie e delle generazioni future”.