Sanzione da oltre 600 euro per uno scontrino in un sacchetto abbandonato: “Multa ingiusta, non ci sono prove”

7 gennaio 2024 | 18:44
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Sanzione da oltre 600 euro per uno scontrino in un sacchetto abbandonato: “Multa ingiusta, non ci sono prove”

La famiglia raggiunta dal provvedimento della polizia municipale per un fatto in periodo Covid: “Ci hanno detto che la stessa cosa è successa anche ad altre persone, ma non possono farci nulla”

Una multa da 634 euro, “per un fatto che non ho commesso”. È accaduto a una famiglia residente a Picciorana, che durante il periodo del lockdown, il 5 marzo 2020, si è vista recapitare per mail dalla polizia municipale una ingente sanzione pecuniaria. La motivazione: “Abbandono di rifiuti non differenziati in data 18 dicembre 2019 in via Del Pinaccio”, dove è stato trovato il sacco incriminato. Dentro questo sacco, anche lo scontrino di un pagamento Esselunga effettuato dal destinatario della sanzione, che inchioderebbe l’uomo.

A mancare, tuttavia, sarebbero proprio le prove dell’effettivo compimento del gesto: “Non c’è nessuna ripresa del fatto da parte di telecamere, forze dell’ordine, operatori ecologici eccetera”, spiega l’uomo. Solamente, insieme al verbale della multa recapitatagli, alcune foto in bianco e nero sia dello scontrino che del sacco abbandonato, materiale a cui, data la chiusura al pubblico degli uffici a causa del Covid, la famiglia non ha potuto rispondere presentando ricorso formale tramite raccomandata. Ricorso tuttavia, inviato immediatamente dopo l’arrivo della sanzione, attraverso una mail in cui si respinge l’accusa: “Ho sempre eseguito la raccolta differenziata nei modi più corretti, e non è nel mio stile di persona compiere atti di questo genere, che mi offendono anche come persona civile”.

Infatti, “spesso espongo nel giorno di giovedì il rifiuto indifferenziato (bidoncino grigio) – prosegue l’uomo – quindi non vedo perché dovrei averlo abbandonato a volte e le altre esposto, oppure dovrei aver abbandonato una parte dei rifiuti e l’altra parte esposta alla raccolta porta a porta”. Inoltre, “dalle fotografie in bianco e nero che mi sono state inviate si riconoscono rifiuti che non mi appartengono. Anche la tipologia del sacchetto, bianco e di materiale sottile, non lo riconosco come mio. Generalmente, esponiamo sacchetti riutilizzati dalla spesa del supermercato oppure sacchetti neri”.

Le possibilità che hanno condotto lo scontrino dell’uomo nel sacchetto abbandonato sono molteplici, fra cui quella per cui “potrebbe essere caduto accidentalmente dal camioncino dell’operatore ecologico, poi finito in strada o vicino una delle abitazioni nelle nostre vicinanze” ed essere stato insacchettato da terzi che hanno poi abbandonato il rifiuto in via Del Pinaccio.

Oppure, “lo scontrino potrebbe essere volato via dalla nostra raccolta esposta (ad esempio per rottura del sacco da parte di animali o per fessure presenti sul sacchetto per altre motivazioni ambientali o accidentali), e allo stesso modo insacchettato da qualcun altro e poi abbandonato. Oppure insacchettato ed esposto, con perdita post raccolta del sacco dal camioncino in via Del Pinaccio; in questo ultimo caso, potrebbe essere caduto in mezzo alla strada, e poi spostato lateralmente da qualcuno nel campo, vicino al ciglio della via”, considerando anche che “la via in questione (via Del Pinaccio) è sterrata e sconnessa”.

Ipotesi che tuttavia, non possono essere verificate, per mancanza di dispositivi di videosorveglianza. Se l’assenza di telecamere da un lato scagiona qualsiasi altra causa o mittente del reato, dall’altro, per assurdo, incrimina automaticamente una persona che potrebbe non avere proprio nulla a che fare con l’accaduto. Lasciando inoltre la famiglia nell’impossibilità di fare un nuovo ricorso, perché “dato che non era stato presentato formalmente al momento dell’arrivo della multa, ci hanno detto che non potrà più essere presentato” spiega la figlia.

“È una situazione assurda: siamo gente civile che mai si sognerebbe di gettare la spazzatura in un campo. Ovviamente, abbiamo pagato questa multa. Ma non è una situazione regolare: in assenza di telecamere, è possibile imporre a una famiglia il pagamento di una somma del genere?”.

Inoltre, contattando gli uffici preposti “ci è stato detto che non siamo gli unici. Questa cosa è successa anche ad altre persone, però non possono farci nulla. La consideriamo una grande ingiustizia, pagare 600 e passa euro per una cosa che non si è fatto: capisco che se si sbaglia è giustissimo pagare, ma non è il nostro caso”.

Immagine d’archivio