Strage di Viareggio, la sentenza della Cassazione: si fa un Appello ter

Respinti tutti i ricorsi ma gli ermellini rinviano ai giudici di Firenze la rideterminazione delle pene limitatamente alle attenuanti generiche per alcuni imputati tra cui Morelli ed Elia. A Roma il sit in dei familiari delle vittime
Non è ancora scritta la parola fine. E la delusione, da parte dei familiari delle vittime della strage di Viareggio, era palpabile al momento della lettura del dispositivo. Ma la sentenza di oggi (15 gennaio) segna comunque un punto fermo, dopo oltre 14 anni e mezzo dalla tragedia che è costata la vita a 32 persone, morte, bruciate, dopo il deragliamento del treno merci carico di gpl, partito da Trecate, diretto a Gricignano.
Un’udienza alla Cassazione iniziata alla 9 di questa mattina, e terminata alle 15, poi la corte di è ritirata in camera di consiglio. In serata il verdetto: la Cassazione ha respinto tutti i 18 ricorsi presentati dagli imputati, confermando le condanne di secondo grado ma ha rinviato gli atti alla Corte d’Appello per la rideterminazione delle pene limitatamente alle attenuanti generiche per alcuni imputati, tra cui l’ex ad di Rfi e Fs, Mauro Moretti e Michele Mario Elia, ex ad di Rfi. Per Vincenzo Soprano, ex amministratore di Trenitalia, invece, la condanna è definitiva. Così ha deciso la terza sezione penale della Cassazione, confermando in sostanza le condanne ma rimandando ai giudici di secondo grado la ridefinizione delle pene: si farà, pertanto, un processo di Appello ter di fronte ai giudici di Firenze.
Gli ermellini hanno riconosciuto “le responsabilità penali e civili già accertate per il disastro verificatosi in Viareggio il 29 giugno 2009”, ma in “parziale accoglimento del ricorso degli imputati Andrea Schröter Andreas, Kriebel Uwe, Paolo Pizzadini, Daniele Gobbi Frattini, Moretti Mauro, Michele Mario Elia, Ranier Kogelheide, Peter Linowski, Johannes Mansbart, Roman Mayer, Mario Castaldo, Helmut Brödel – si legge in una nota della Cassazione – hanno annullato la sentenza emessa dalla Corte di appello di Firenze il 30 giugno 2022, limitatamente all’entità della riduzione di pena inflitta a tali imputati per le circostanze attenuanti generiche, che era stata determinata in un nono dalla Corte di appello, con rinvio, per nuovo giudizio sul punto, ad altra sezione della Corte di appello di Firenze”.
I familiari delle vittime del disastro ferroviario del 29 giugno 2009 hanno effettuato anche un sit – in, in attesa della decisione degli ermellini, esponendo striscioni e foto dei loro cari defunti, di fronte alla Suprema Corte. Dopo quasi sei ore di attesa, i familiari delle vittime hanno assistito alla lettura del dispositivo.
La prima sentenza della Cassazione risale all’8 gennaio 2021: i giudici esclusero l’aggravante della violazione delle norme di prevenzione sui luoghi di lavoro,dichiarando anche la prescrizione per il reato di omicidio colposo plurimo e disponendo l’appello bis per rideterminare alcune pene
Ad impugnare la sentenza dell’ appello bis furono i 13 imputati condannati, i 4 responsabili civili (Trenitalia, Fs, Rfi e Cima Riparazioni) e Medicina democratica, in qualità di parte civile. Le condanne riguardarono l’ex ad di Rfi e Fs Mauro Moretti, 5 anni, Vincenzo Soprano, ex ad di Trenitalia, e Michele Mario Elia, ex ad di Rfi, 4 anni, 2 mesi e 20 giorni, Paolo Pizzadini, manager di Cima Riparazioni, e Daniele Gobbi Frattini, responsabile tecnico Cima riparazioni, 2 anni, 10 mesi e 20 giorni, e Mario Castaldo, ex direttore divisione di Cargo Chemical, 4 anni. Poi anche i dirigenti e tecnici di aziende ferroviarie austriache e tedesche, come addette al controllo e alla manutenzione dei carri merci: Uwe Kriebel,
Lo scorso dicembre il sostituto procuratore generale e l’avvocato generale della Cassazione avevano chiesto di confermare tutte le condanne emesse nel processo d’appello bis e il rigetto di tutti i 18 i ricorsi presentati contro la sentenza di secondo grado emessa nel 2022.
Fu una notte da incubo quella del 29 giugno, pochi minuti prima della mezzanotte: un boato, poi il cielo rosso, e il fuoco, assassino, che infiammò le case di via Ponchielli,mentre le famiglie erano a dormire, sorprese nel sonno. Poi la fuga, i corpi carbonizzati sui marciapiedi, con i vigili del fuoco, intervenuti anche da altre province, per spegnere quel rogo che divorò in pochi attimi case, ricordi, vite umane, tra cui anche molti bambini. Anche la Croce Verde fu colpita dall’onda d’urto, e presero fuoco molte ambulanze.
Il 118, in un’emergenza senza precedenti per la città di Viareggio, fu impegnato per ore per trasferire in ospedale gli ustionati: i più gravi a Cisanello. Qualcuno sopravvisse, altri morirono subito, mentre i più gravi dopo giorni, settimane o mesi di agonia non ce la fecero.
Ci vollero giorni e giorni di lavoro certosino per la polizia scientifica del commissariato di Viareggio, all’epoca diretto dal dottor Leopoldo Laricchia, per identificare alcune vittime. I funerali, di Stato, furono celebrati dall’allora vescovo Italo Castellani, allo stadio dei Pini, alla presenza sia delle massime autorità che dei parenti e dei tanti cittadini, tutti uniti nello stesso dolore. Solo per 7 delle vittime le esequie furono fatte in Marocco, con il rito islamico.