Troppi suicidi in carcere e limitazioni al diritto di appello: tre giorni di astensione per gli avvocati penalisti
Il presidente della Camera Penale di Lucca, Marco Treggi: “Le misure alternative siano il vero centro del sistema”
Tre giorni di astensione dal lavoro per gli avvocati da oggi (7 febbraio) al 9. Il presidente delle Camere Penali della provincia di Lucca, Marco Treggi.
“L’Unione delle Camere Penali – ha spiegato nella saletta avvocati del tribunale di Lucca – ha deciso di deliberare l’astensione per i giorni 7, 8 e 9 di febbraio perché è diventata intollerabile la situazione nelle carceri italiane dall’inizio dell’anno. Abbiamo avuto 16 suicidi e le situazioni sono assolutamente disumane. La percentuale dei suicidi è altissima in Italia anche rispetto al resto dell’Europa al resto del mondo ed è veramente una situazione che è diventata intollerabile. Quindi quello che noi chiediamo è che il governo si faccia carico di una soluzione immediata di questa situazione e metta mano al sovraffollamento delle carceri italiane”.
“Occorre accedere in modo più veloce – prosegue Treggi – senza passare dal carcere, per le misure alternative alla detenzione e per le pene alternative e che non si consideri più il carcere come il centro di soluzione di ogni conflitto. Ad oggi nelle carceri ci vanno persone che hanno malattie psichiatriche e ci sono situazioni dove, per reati che non sono neanche gravissimi, non si accede immediatamente alle misure alternative. Si passa prima dal carcere per poi andare alle misure alternative. È quindi necessaria una soluzione che renda più agevole la possibilità di fare delle misure alternative il vero centro del sistema penale. È importante capire in che modo escono le persone dal carcere, non la quantità di tempo in cui ci stanno. Perché la nostra Costituzione prevede che la pena deve dare una risocializzazione. Bisogna reintrodurre le persone nella società migliorando la persona e questo non si può fare solo inserendolo in una situazione dove la pena diventa inumana, tant’è che si arriva appunto anche al fenomeno del suicidio. Lo Stato deve cercare di essere custode delle vite delle persone di cui ha in quel momento la totale custodia e quindi per queste ragioni e per dare un impulso al governo abbiamo deciso per l’astensione”.
“La risposta – prosegue Treggi – non può essere creare nuove fattispecie di reato, come ad esempio nel caso di manifestazioni in carcere da parte dei detenuti, anche in caso di resistenza meramente passiva, ma bisogna migliorare il sistema penale attraverso una incentivazione delle misure alternative“.
“Un altro punto dell’astensione – conclude l’avvocato – è che c’è una limitazione del diritto di difesa e di impugnazione per quelle persone che sono rimaste assenti nel processo. Noi difensori quando dobbiamo fare l’appello ci troviamo a non poterlo fare, a pena di inammissibilità, se non ci facciamo firmare nuovamente il mandato e l’elezione di domicilio. Quindi per noi è una limitazione del diritto di difesa perché molte volte i nostri assistiti sono presi dalle loro esigenze. Si sta parlando magari di persone che hanno problematiche che sono superiori rispetto a quella del processo stesso, a volte si tratta di tossicodipendenti, di persone con una situazione di gravissima difficoltà economica e che magari si possono anche dimenticare di contattare l’avvocato. Questo potrebbe comportare una sentenza di condanna e l’impossibilità di proporre impugnazione. Lo riteniamo una grave compromissione del diritto di difesa”.