Accusato di reclutare miliziani per le truppe filorusse in Donbass, condanna definitiva per l’ex capo dei Bulldog

Cinque anni all'ex generalissimo Andrea Palmeri per mercenariato

Cinque anni: è la sentenza di condanna definitiva per Andrea Palmeri, il noto ex ultras di Lucca, in Donbass dal 2014,  accusato di aver reclutato e istruito decine di persone per farle combattere a fianco delle milizie filorusse nel territorio del Donbass in Ucraina orientale. 

Ad annunciare la condanna è stato lo stesso Palmeri, sulla sua pagina Facebook: “La mia condanna per essere venuto in Donbass è da oggi definitiva. Lo Stato italiano mi accusa di mercenariato e reclutamento. Non ho commesso nessuno dei due reati, e dal dibattimento processuale è emerso in maniera limpida. Si tratta di una sentenza politica. In questi hanno ho fatto una grande evoluzione politica e umana, non sono più l’Andrea di 10 anni fa, ma la mia battaglia seppur con una consapevolezza diversa rimane la stessa. Qui in Russia continuerò a fare quello che faccio, aiutare la popolazione, organizzare eventi culturali, fare informazione libera e lavorare. Per me la porta dell’Italia è chiusa, ma proprio perché in Italia lascio parte del cuore invito tutti gli amici e conoscenti a venirmi a trovare, la Russia è grande e bellissima. E sebbene condannato, chi mi viene a trovare non compie reato, perché certo non favorisce la mia “latitanza” io sono un uomo libero. Nessuno che ha combattuto e combatte dalla parte ucraina, con stipendi migliaia di euro è stato condannato, ma la stessa procura di Genova ha dato il non luogo a procedere per un ragazzo militante di Cpi che combatteva da parte ucraina”.

L’indagine era partita nell’ottobre del 2013, condotta dai Ross di Genova: “Con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, avendo ricevuto un corrispettivo economico o avendone accettato la promessa, combatteva a fianco delle milizie filo-russe) nel conflitto armato sviluppatosi nel territorio del Donbass (Ucraina orientale) tra esercito Ucraino e milizie filorusse nonché partecipava ad azioni, preordinate e violente, dirette a mutare l’ordine costituzionale o a violare l’integrità territoriale del Governo ucraino, Stato estero di cui non era né cittadino né stabilmente residente, senza far parte delle Forze Armate di alcuna delle parti in conflitto: fatto aggravato in quanto alla sua commissione ha contribuito un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno Stato”, si leggeva tra i capi di accusa.

Una articolata e minuziosa attività di indagine quella svolta dai militari della Sezione Anticrimine di Genova del Ros dei carabinieri – fondata prevalentemente sulle attività tecniche (intercettazioni telefoniche/ambientali/telematiche, implementate da escussioni testimoniali ) e sul monitoraggio eseguito sul web, che ha consentito di identificare un gruppo di soggetti coinvolti a vario titolo nel fenomeno dei foreign fighters. Ad occuparsene era stato il pool antiterrorismo della Procura di Genova, mossasi dopo la comparsa, alla Spezia, di scritte inneggianti a Erick Priebke, comandante delle Ss condannato all’ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine. Controllando quegli ambienti gli inquirenti si erano insospettiti scoprendo le frequenti visite nella città dell’Arsenale di Palmeri. Dalle intercettazioni era saltata fuori la questione del Donbass e l’addestramento dei mercenari. 

Ma come arrivano dall’Italia i mercenari? L’attività investigativa aveva permesso di accertare che i nostri connazionali che intendono recarsi nel Donbass, raggiungono in volo la cittadina russa di Rostov dopo aver fatto scalo a Mosca per poi raggiungere il territorio della repubblica autoproclamata passando dal confine russo. Palmeri, invece, sempre secondo gli inquirenti, avrebbe raggiunto Lugansk nel maggio 2014, dopo essersi sottratto alla misura di sorveglianza speciale inflittagli a Lucca,  verosimilmente a bordo della propria autovettura, una Bmw con targa italiana.

Andrea Palmeri, l‘ex capo dei Bulldog, “scomparso” dalla città della mura nell’aprile 2014, dopo aver combattuto tra i miliziani, ricevette anche la cittadinanza per meriti, concessagli dal presidente del Lugansk, poi per l’ex generalissimo erano iniziate le missioni umanitarie del Save Donbass People, per aiutare chi, soprattutto molti bambini di Lugansk, era rimasto senza niente.

Guerra e non solo, per Palmeri, che da guerrigliero filo russo era diventato volontario in una situazione sempre più drammatica, con la popolazione civile che stava vivendo una catastrofe umanitaria.

 

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