Occupato in mattinata il liceo Vallisneri “contro la violenza e per la libertà”: arriva la polizia

9 aprile 2024 | 09:36
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Gli studenti hanno impedito il regolare svolgimento delle lezioni ma poi sono stati convinti a desistere

Valli contro la violenza di Stato“. Sono queste le parole scritte su uno striscione appeso questa mattina (9 aprile) davanti al cancello del liceo Vallisneri di Lucca, che è stato occupato da alcuni studenti all’orario di ingresso.

“Vallisneri occupato”, “Il nostro dissenso è democrazia” e “Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”: recitano così gli altri striscioni appesi alle finestre e alle pareti dagli alunni del liceo, che hanno deciso di occupare la scuola e protestare “contro la violenza e per la libertà”. Chiaro il riferimento ai fatti avvenuti un mese fa a Pisa, ovvero le manganellate contro i giovani manifestanti. La protesta degli studenti del Vallisneri tocca anche Israele e Palestina: “Troviamo avvilente che l’Italia dimentichi i valori costituzionali di pace e rispetto sostenendo uno stato che perpetua violenze da quasi un secolo, delineando quindi un’aberrante classificazione fra morti di serie A e morti di serie B“.

L’occupazione ha interrotto il regolare corso delle lezioni: sul posto è arrivata anche la polizia di Lucca che in qualche modo ha poi convinto i ragazzi, intorno alle 11, a desistere dall’intento e di fatto l’occupazione è terminata con la riapertura dei cancelli. Gli studenti, impauriti e qualcuno anche in lacrime, hanno poi deciso di spostarsi in palestra per un’assemblea: “Ci siamo sentiti minacciati, hanno detto che ci vogliono identificare tutti”, afferma qualche alunno.

La preside dell’istituto, anche lei provata dalla mattinata movimentata, alla riapertura dei cancelli si è fermata per un lungo colloquio con i ragazzi ribadendo la propria posizione: “Il dissenso è sacrosanto, ma non va fatto in maniera illegale“.

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Gli studenti, secondo da quanto loro sostenuto, prima di passare all’occupazione avevano richiesto di fare un corteo (pacifico) di protesta nella mattinata di ieri (8 aprile), una proposta ‘bocciata’ a causa del derby tra Lucchese e Arezzo.

I ragazzi, prima della riapertura dei cancelli, avevano così spiegato i motivi dell’occupazione: “Abbiamo deciso di optare per questa decisione con una presa di posizione precisa e votata a grandissima maggioranza degli studenti. Anzi, l’occupazione è stata votata all’unanimità dagli studenti con un’ovazione. Le posizioni che cerchiamo di affermare sono nette: stop alla violenza legalizzata dello Stato. I fatti successi a Pisa hanno creato molto clamore, ma purtroppo non sono casi isolati: sono i risultati di una violenza perpetuata svariate volte ai danni di giovani manifestanti che esprimevano la loro idea pacificamente. Sono connessi anche i fatti di Sanremo, il tentativo chiaro di censura ai danni di Ghali. Lo Stato italiano non è per la pace. L’Italia non è per una scelta democratica, ma fortemente autoritaria. La censura a chi esprime la propria idea sulla Palestina per noi è avvilente“.

“La violenza di Stato non si manifesta esclusivamente con la repressione violenta con i manganelli – proseguono -. Quella è quella più becera, più facile. Nella nostra lotta parliamo anche di femminismo: la violenza di genere è una forma di violenza di Stato. Ci troviamo davanti a un femminicidio ogni 72 ore, questo per noi è un problema della società che sta alla base. Non solo, il nostro obiettivo è quello di fare luce anche sulle violenze più sottili. Farlo tramite la scuola vuol dire parlare allo Stato. La scuola è il nostro modo per affermare un’idea e una posizione contro lo Stato. La scuola è il primo Ente che forma ogni singolo cittadino: se quest’ultima va a precludere questo diritto di ogni singolo cittadino, allora non solo ha fallito la scuola, ma ha fallito lo Stato. Ha fallito la cultura dello Stato e alla fine la cultura e ciò in cui uno Stato si rappresenta”.

Le motivazioni degli occupanti

“L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti”. Quando l’indifferenza annichilisce la sensibilità, quando la distanza fra etica e potere diventa incolmabile è il momento di agire, abbiamo quindi deciso di non rimanere indifferenti.
Abbiamo iniziato la nostra riflessione partendo dai fatti del 23 febbraio 2024 accaduti a Pisa per poi trarne una riflessione più ampia: gli eventi di Pisa non sono fatti isolati, ma una rappresentazione di una cultura violenta e conservatrice che mira a ledere la libertà di esprimere dissenso e ad ammutolire le voci non conformi al pensiero acritico e fazioso della classe dirigente. Sosteniamo i pacifici manifestanti che sono stati repressi a Pisa, Firenze, Bologna, Napoli, Catania… dalle forze dell’ordine in maniera ingiusta e innecessaria. Questo per noi rappresenta una profonda sconfitta per lo stato, che invece dovrebbe favorire la libertà di espressione in ogni sua forma.
È importante sottolineare che il numero dei manifestanti di Pisa era molto ristretto, 100 ragazzi, i quali sono stati aggrediti con l’impossibilità di fuggire, in maniera ripetuta e violenta fino a portare alcuni all’ospedale. È erroneo pensare che non vi sia una correlazione tra l’azione della polizia e il motivo della manifestazione, ossia sostenere la Palestina. Troviamo avvilente che l’Italia dimentichi i valori costituzionali di pace e rispetto sostenendo uno stato che perpetua violenze da quasi un secolo, delineando quindi un’aberrante classificazione fra morti di serie A e morti di serie B. Le vittime palestinesi coinvolte nel conflitto sono oltre 32mila (aprile 2024), la somma investita dallo stato italiano solo nei mesi di ottobre e novembre 2023 ammonta a circa 817536 euro in armi. Di fronte a questi dati che evidenziano uno scenario di guerra unilaterale caratterizzato dallo sterminio di un’intera popolazione innocente, l’indifferenza è colpevolezza, l’ignoranza diventa abiura e il rifiuto negligenza.
Riteniamo che la violenza di genere sia un’espressione di violenza di stato e non meri casi isolati di violenze private: un paese che conta circa 300 denunce mensili con il 32% di donne che dichiara di essere stata vittima di molestie almeno una volta e nel quale ogni 72 ore una donna perde la vita per mano di un uomo per motivi di genere rappresenta per noi una realtà sconfitta che non garantisce sicurezza, libertà e accoglienza.
Non possiamo più tollerare questi, e tanti altri, atti di violenza legalizzata che si alimenta nell’indifferenza di una popolazione sempre più pedissequa di modelli senza ideali, perciò abbiamo deciso di rispondere con l’azione meno indifferente possibile: occupare!
In Europa la spesa media percentuale indirizzata all’istruzione pubblica è del 9,9% (la Germania spende il 9,3%, la Francia il 9,6% e la Svezia il 14%) il nostro paese invece spende solo l’8% il che significa miliardi di euro in meno rispetto agli altri paesi europei.
Al contrario le maggiori banche italiane: Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Intesa Sanpaolo sono legittimate dallo stato italiano incostituzionalmente ad avere un export in armi. Ciò significa che gran parte dei cittadini contribuiscono inconsapevolmente a finanziare azioni militari.
È così che è maturata l’idea di promuovere un gesto così tranciante quanto efficace: occupare una scuola vuol dire relazionarsi direttamente con la figura istituzionale più vicina agli studenti, vuol dire rivendicare la dignità dei giovani nella vita politica italiana e desiderare di colmare quella distanza fra classe dirigente e popolo che rende la politica una scienza esatta e asettica incapace di rispondere alle esigenze dei singoli.
Siamo qui per riaffermare quegli ideali che stanno venendo dimenticati, e farlo attraverso la scuola vuol dire riconoscere a quest’ultima un ruolo fondamentale nella formazione del singolo cittadino.
Non facciamo dell’indifferenza virtù, della superficialità vanto, della forza potere, ma rispondiamo in maniera decisa e consapevole a una realtà violenta e disumana che non ci rappresenta.
Noi abbiamo deciso di essere motori di cambiamento, ora sta a voi studenti partecipare in maniera attiva, a voi professori sensibilizzare sulla questione nelle classi, a voi giornalisti scrivere senza svilire il problema, a tutti noi continuare a parlarne.
Contro la violenza
Per la libertà