Valfreddana, il comitato incalza: “Antenne tra le case, si cambi il piano comunale”

Il presidente Lucarotti: “Le autorizzazioni rilasciate dalla precedente amministrazione passate sotto silenzio ma ora la gente si ritrova ruspe e pali davanti alla propria abitazione”
Una revisione del piano delle antenne, che porti “a riconfigurare le istallazioni più impattanti”. A proporlo è il Comitato Ambiente e Salute Valfreddana, con il suo presidente Fabrizio Lucarotti che torna a criticare le stazioni radio base a Ponte al Giglio e Vallebuia.
“Finalmente – scrive in una lettera aperta – qualche voce si sta levando sulla questione antenne di telefonia. Poche tuttavia rispetto a quello che è successo e a quello che potrà ancora succedere a danno di tanti. E tuttavia ci sorprende e ci indigna che queste voci vengano ora anche da consiglieri comunali appartenenti all’area politica della precedente amministrazione comunale. Da che pulpito vien la predica”.
“Dov’erano – attacca il presidente del comitato – quando la giunta Tambellini disponeva l’installazione di antenne con la stessa identica mancanza di coinvolgimento dei cittadini delle frazioni interessate che adesso essi rimproverano con tanto zelo all’attuale maggioranza? L’impressione è che questa particolare attenzione sia alquanto strumentale, tanto per fare opposizione purchessia. Ma per noi cittadini c’è molto di più in ballo che una occasione di riposizionamento politico. Vediamo perché”.
“La gente scopre solo quando arrivano le ruspe che, in zone impensabili – prosegue il comitato -, ad esempio perché a vincolo paesaggistico, qualcuno venuto da chissà dove ha ottenuto l’autorizzazione del Comune a installare un bel palo, alto 30 metri, inguardabile, con alla sommità un’antenna emittente. Emittente di cosa? Apparentemente di nulla, solo invisibili onde. Vero, invisibili, ma non affatto innocue. Non intendiamo entrare con questa lettera nel merito della dannosità delle onde elettromagnetiche, ognuno faccia le proprie ricerche, in rete si trovano ormai diversi studi. Due fatti tuttavia invitiamo cittadini e amministrazioni a considerare con la dovuta attenzione. Primo: l’Italia aveva una norma di salvaguardia per la salute, la migliore a livello europeo, che obbligava gli operatori di telecomunicazioni a non oltrepassare con tali antenne una certa soglia di potenza; l’attuale governo, in barba alle raccomandazioni della comunità scientifica, ha innalzato di ben 10 volte quella soglia”.
“Senza affrontare tecnicismi – prosegue il presidente del comitato -, si è passati da 6 v/mt a 15, ma come media misurata sulle 24 ore, per cui in alcune ore si possono raggiungere anche i 60 v/mt. Secondo: esistono una norma regionale e un regolamento comunale che fissano precisi criteri da seguire nell’individuazione dei siti per le antenne, criteri stabiliti a protezione dei preziosi beni della salute e dell’ambiente. Sul primo fatto ognuno può maturare la sua opinione, certo è che l’elettromagnetismo oltre certe soglie arreca seri danni alla salute, studi riconosciuti lo dimostrano. Tra 10 anni ce ne accorgeremo direttamente dai casi di patologie di cui avremo la contezza statistica al momento non possibile. Sul secondo fatto: coloro che oggi scagliano le pietre, affermando che il Comune debba coinvolgere i cittadini, sono gli stessi che ieri hanno colpevolmente disatteso questa necessità. Infatti, le installazioni autorizzate dall’amministrazione Tambellini sono passate del tutto sotto traccia, nessuno ne sapeva alcunché. Semplicemente perché gli incontri con la cittadinanza, tenuti in alcune zone per ottemperare formalmente al regolamento comunale, sono stati organizzati senza adeguata pubblicità e in località non interessate dalle nuove installazioni”.
“Non solo – incalza il presidente -: prendiamo ad esempio le due installazioni di Ponte del Giglio e di Vallebuia: sono posizionate nel mezzo delle abitazioni e in zone a rispetto paesaggistico, inoltre una in prossimità di una viabilità importante, l’altra a duecento metri da una scuola elementare, pertanto in pieno contrasto ai disposti normativi. Dunque, anche le autorizzazioni date dalla precedente amministrazione sono state concesse disattendendo nei fatti le norme. Riprendendo le parole iniziali, finalmente si sono accorti della questione. E finalmente se ne sta accorgendo anche la magistratura amministrativa: una sentenza del Consiglio di Stato del luglio scorso ha dato ragione ai cittadini di un Comune in provincia di Savona (Boissano) sospendendo l’installazione di un’antenna che non rispettava i vincoli paesaggistici. Ora speriamo che l’attenzione si alzi sia sul fronte della cittadinanza che su quello comunale. Lucca, per il suo pregio e valore turistico, non può essere scempiata come lo sono stati altri territori del nostro Paese. La citta può invece proporsi come innovatrice nel panorama italiano avviando un percorso che coinvolga realmente cittadini, associazioni e comitati, oltre che gli operatori di telecomunicazioni, per condividere una revisione dell’attuale piano che nel tempo porti a riconfigurare le installazioni più impattanti”.