Gli avvocati penalisti incrociano le braccia contro il sovraffollamento delle carceri

26 giugno 2024 | 14:03
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Aderisce anche la Camera penale di Lucca: ecco le motivazioni

Sciopero dell’Unione delle Camere Penali italiane: il 10, l’11 e il 12 luglio gli avvocati penalisti non garantiranno la loro presenza in aula per le udienze e da ogni attività giudiziaria. La protesta nasce di fronte “all’indifferenza della politica – dicono – al dramma del sovraffollamento delle carceri, fenomeno da molto tempo riscontrato sul territorio nazionale”. Anche la Camera penale di Lucca aderisce allo sciopero e oggi (26 giugno) i rappresentanti si sono ritrovati per un presidio in via Beccheria, con lo scopo di informare la popolazione sulla situazione vissuta nelle carceri italiane.

Siamo arrivati a 45 suicidi di carcerati in Italia e la ragione è il sovraffollamento – precisa il presidente della Camera penale di Lucca, Marco Treggi -. Per questo motivo l’Unione delle Camere Penali ha previsto un’astensione dalle udienze di tre giorni, il 10, l’11 e il 12 luglio. Tutti i presidenti delle Camere Penali si troveranno a Roma, per protestare appunto su questa situazione. Le politiche, nei vari pacchetti di sicurezza di questi anni, hanno sempre portato ad un innalzamento della penae oggi ci troviamo le carceri che sono piene di extracomunitari, di tossicodipendenti, di persone che hanno anche delle malattie psichiche o dei problemi psichiatrici, ed è difficile gestirle in questo modo. Noi chiediamo assolutamente una misura di urgenza, non c’è più tempo come diciamo noi e come c’è scritto nei nostri manifesti. Non c’è più tempo, bisogna intervenire per diminuire questo sovraffollamento carcerario che rende la vita dei detenuti inumana, come una doppia pena, non soltanto quella che i giudici hanno inflitto, ma anche il trattamento inumano delle carceri. Questa è una situazione assolutamente intollerabile a dieci anni dalla sentenza Torreggiani, una sentenza della Cedu che ha sanzionato l’Italia e che doveva essere il punto di partenza per una riforma dell’intero sistema penale, dell’intero sistema della sanzione penale”.

Nel 2013 la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha condannato lo Stato italiano per la violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU). Il caso riguardava trattamenti inumani o degradanti subiti dai ricorrenti, sette persone detenute per molti mesi nelle carceri di Busto Arsizio e di Piacenza, in celle triple e con meno di quattro metri quadrati a testa a disposizione.

“In realtà dopo 10 anni la situazione si è soltanto aggravata – prosegue l’avvocato Treggi -. Qui su Lucca la Camera Penale ha portato circa 300 studenti dei licei, attraverso il nostro osservatorio carcere dove i responsabili, Alessandro Maionchi e Micaela Bosi Picchiotti, sono riusciti veramente in un intento importante anche grazie alla collaborazione del direttore del Carcere di Lucca. I 300 studenti hanno potuto osservare come vivono queste persone”.

Anche la Casa circondariale di San Giorgio negli anni ha avuto problemi di sovraffollamento, anche causato dalla chiusura di un padiglione per lavori.

“A Lucca c’è un grande impegno, da parte del direttore e della stessa polizia penitenziaria che non si limita a fare soltanto il proprio lavoro, fanno anche di più, assistendo le persone anche dal punto di vista morale – dichiara il presidente delle Camere penali di Lucca -. Ci sono numerose iniziative, anche da parte di noi avvocati, però non basta, bisogna cercare proprio a livello di legislazione di operare perché nonostante la buona volontà e delle carenze di struttura che ci sono, è necessario proprio una riforma organica, bisogna passare da un sistema carcerocentrico, a un sistema di misure alternative, dove le persone possono veramente risocializzare. Non è tanto importante fare entrare le persone in carcere, ci devono entrare, però quello che bisogna fare è non perder di vista  quello che è importante, come queste persone escono dal carcere, perché devono uscire con un lavoro, devono uscire in modo, come dice la nostra Costituzione, per essere inserite nuovamente all’interno della società. In questo modo invece le persone escono senza un lavoro e quando rientrano nella società civile commettono nuovamente dei reati. Questo non è un sistema efficace, un sistema efficace. Adesso con questa legislazione, con la struttura che noi abbiamo, anche i direttori dei carceri, anche la Polizia Penitenziaria e tutti volontari che vorrebbero fare, non hanno i mezzi e ne strumenti”.

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