Riconoscimento del figlio di una coppia di mamme omosessuali: il caso finisce alla Corte Costituzionale

Il presidente del tribunale di Lucca Gerardo Boragine sospende il giudizio civile e rinvia alla Consulta: “Ci sono esiti non uniformi da parte degli ufficiali di stato civile”
Un caso delicato in tribunale a Lucca: due mamme omosessuali che chiedono il riconoscimento del figlio.
Oggi (26 giugno), con un’ordinanza di circa 40 pagine, a firma del presidente, dottor Gerardo Boragine, è stata sollevata una questione di costituzionalità, interrompendo il giudizio civile, e rimettendo la vicenda alla Consulta, rifacendosi al monito della stessa Corte che nel gennaio 2021 aveva invitato il parlamento a intervenire sul tema ritenendo “non più tollerabile il protrarsi dell’inerzia legislativa”
La Consulta, quindi, dovrà pronunciarsi in merito alla legittimità costituzionale degli articoli 8 e 9 della legge 40 del 2004 e dell’articolo 250 del codice civile laddove “impediscono l’attribuzione al nato dello status di figlio anche alla madre intenzionale” non solo a quella biologica.
“Ci sono stati esiti non uniformi – spiega nel suo atto il presidente Gerardo Boragine – In alcuni casi gli ufficiali di stato civile hanno rifiutato l’iscrizione anagrafica anche della madre intenzionale nell’atto di nascita, in altri hanno ritenuto legittima l’iscrizione. Non si dà conto di un’evoluzione del tessuto sociale a cui, nella perdurante inerzia legislativa, non è stata data compiuta risposta”.
Il figlio della coppia, tutelata dall’avvocato Vincenzo Miri, del foro di Roma, era nato con procreazione assistita.