Violenze al personale sanitario, i medici chiedono un incontro all’assessore Bezzini

La Federazione Toscana degli Ordini dei Medici: "Non basta la procedibilità d'ufficio dei reati di lesioni personali: serve tolleranza zero"

“L’escalation non si ferma. L’81% dei sanitari, secondo i dati del marzo scorso, ha subito aggressioni fisiche o verbali. Dati davvero allarmanti, destinati purtroppo ad aumentare. Basta leggere le cronache di questi giorni per rendersene conto”. A ribadirlo la Federazione Toscana degli Ordini dei Medici che ricorda la drammatica vicenda della dottoressa Barbara Capovani, psichiatra morta a cinquantacinque anni nell’aprile del 2023 a Pisa “per mano di un paziente psichiatrico – ricorda il vicepresidente Ftom, Umberto Quiriconi, che è presidente dell’Ordine dei Medici di Lucca – che l’ha attesa e aggredita fuori dell’ispedale. Un episodio che ha colpito l’opinione pubblica per la sua atrocità. Il 4 aprile del 2024 è entrato in vigore il decreto legislativo che modifica il codice penale in tema di procedibilità d’ufficio per il reato di lesioni personali e danneggiamento. Sarà dunque possibile procedere d’ufficio anche nel caso di lesioni personali ai professionisti sanitari, indipendentemente dalla gravità della lesione, lieve, grave o gravissima”.

Un passo importante, secondo la  FTOM, ma si deve fare ancora di più perché “i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sociosanitari siano tutelati e non siano visti come nemici da aggredire. Sono professionisti che si prendono cura della salute dei cittadini. La prevenzione contro la violenza richiede uno sforzo continuo a tutti i livelli. Per questo motivo, come Ftom abbiamo chiesto un incontro urgente con l’assessore alla salute della Regione Toscana Simone Bezzini per poter insieme individuare strategie e fare un lavoro di squadra costruttivo”.

La Ftom ribadisce come ci debba essere “tolleranza zero verso gli episodi di violenza, sensibilizzare il personale a segnalare prontamente le aggressioni di qualsiasi tipo, formare gli operatori per gestire le situazioni a rischio, mettere a disposizione dispositivi di allarme individuali, organizzare corsi di autodifesa, snellire le procedure burocratico amministrativo-giudiziarie, adottare le normative ed i dispositivi di legge vigenti e promuovere ovviamente un cambiamento. Bisognerà assumere personale sanitario e sociosanitario in numero adeguato alle reali esigenze, adottare le necessarie misure di sicurezza (idonea illuminazione, telecamere di sorveglianza, personale di vigilanza, identificazione dei visitatori e quant’altro), affrontare in modo deciso il problema dell’accoglienza e del follow-up dei pazienti sul territorio”.

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