L'udienza a Firenze |
Cronaca
/
ZZ 1 - Newsletter
/

Accoltellato per un rimprovero: custodia cautelare in carcere per i due minori, il giudice ha convalidato il fermo

29 novembre 2024 | 14:35
Share0
Accoltellato per un rimprovero: custodia cautelare in carcere per i due minori, il giudice ha convalidato il fermo

I difensori: “Entrambi hanno risposto alle domande, sono scossi e dispiaciuti”.

Custodia in carcere per entrambi: è la decisione del giudice del tribunale minorile di Firenze dopo l’udienza di convalida del fermo, di oggi, per i due ragazzinifermati dai carabinieri dopo aver accoltellato Mario Livi, 62 anni, in via del Pino e Cortacce fra Massa Pisana e San Lorenzo a Vaccoli. L’uomo, aggredito e portato in codice rosso all’ospedale, le cui condizioni, fortunatamente, sono migliorate, li aveva semplicemente rimproverati.

Difesi dall’avvocato Nicola Frezza Foro di Lucca e dagli avvocati Marco Meoli e Salvatore Grillo del Foro di Pisa, i due adolescenti, uno di 15 anni e l’altro 16enne, accusati di tentato omicidio, oggi, hanno risposto a tutte le domande poste dal giudice del tribunale minorile di Firenze 

“Entrambi – hanno precisato i legali – hanno risposto a tutte le domande poste, e si sono dispiaciuti di quanto commesso, chiedendo anche informazioni sulle attuali condizioni del ferito”.

Resta il fatto che su di loro pende un’accusa gravissima e tante domande ancora irrisolte, come il motivo per cui uno di loro, quello che ha sferrato i fendenti, portasse con sé un coltello potenzialmente letale in tasca.

Continua, intanto, il dibattito politico in città sui temi della sicurezza e dell’immigrazione.

Profonda solidarietà e i miei più sinceri auguri per un veloce recupero all’uomo aggredito da due ragazzini perché rimproverati verbalmente mentre rovinavano una staccionata – dice Ilaria Vietina, capogruppo di Lucca è un grande noi – Quanto accaduto la sera del 26 novembre fra Massa Pisana e San Lorenzo a Vaccoli lascia senza fiato. Lo sconcerto è grande e scuote profondamente la comunità lucchese già allarmata da situazioni di insicurezza e degrado. Ogni atto violento è inaccettabile, ma quando a compierlo sono dei minori, il peso diventa ancora più grave. Non è solo un reato, ma un grido che bussa alle nostre coscienze che ci ricorda il fallimento della società e del mondo adulto nell’educare, proteggere e offrire opportunità di crescita e riscatto”.
La violenza minorile – dice – non nasce dal nulla, spesso è il prodotto di un insieme di fattori che includono criticità familiari, disagio sociale, povertà, abbandono scolastico, marginalizzazione culturale e assenza di modelli positivi. Quando a commettere un reato sono adolescenti spesso significa che sono vittime di un sistema che non ha saputo offrire loro alternative, lasciandoli intrappolati in contesti privi di opportunità. È compito della società degli adulti prevenire e intervenire disinnescando pericolose dinamiche, ponendo l’accento prima di tutto sull’educazione. È fondamentale che gli adulti riescano a intercettare il disagio giovanile prima che si espliciti nella violenza, perché nessun adolescente nasce criminale. Violenti si diventa, in un’escalation di atti che sono sempre riconducibili a un sentimento di inadeguatezza”.
“Credo sia indispensabile attuare politiche sociali e culturali che rispondano alle cause profonde di questa violenza. Ciò richiede un approccio condiviso che coinvolga famiglie, comunità e istituzioni. In molti casi i ragazzi autori di reati provengono da famiglie in difficoltà affettiva, economica o sociale – prosegue – È necessario creare reti di sostegno che offrano assistenza psicologica, economica e sociale, aiutando i genitori a costruire un ambiente sicuro e stabile per i loro figli. I giovani devono avere accesso a luoghi in cui possano incontrarsi, imparare e crescere insieme. Centri giovanili, biblioteche, spazi culturali e sportivi devono essere considerati investimenti strategici per prevenire la violenza e promuovere l’integrazione. In una società sempre più multiculturale, è fondamentale promuovere iniziative che favoriscano il dialogo e la comprensione reciproca. Eventi culturali, laboratori interculturali e programmi di tutoraggio possono aiutare a costruire ponti tra culture e storie diverse, riducendo il senso di esclusione che spesso alimenta comportamenti violenti”.
“Ecco perché ritengo fuori luogo le parole dell’assessore Minniti – dice ancora – che, come in altre occasioni, dimostra di prediligere la delega alla sicurezza dimenticando di avere anche la responsabilità della delega al sociale. Ancora una volta l’esponente della Lega lucchese si limita ad auspicare l’inasprimento delle pene e l’inflessibilità verso chi non rispetta le “nostre” regole ma, contrariamente a qualche anno fa quando invocava immediate e risolutive soluzioni, se ne lava le mani dichiarando che “Il Comune ha limitate competenze per quanto riguarda la sicurezza”. Ricordo all’assessore che la politica ha la responsabilità di promuovere azioni che non si limitino a reagire al problema, ma che lo prevengano. Pretendere rispetto delle regole, invocare severità e pene rigide, senza proporre azioni concrete per prevenire o recuperare situazioni di marginalità – soprattutto quando si tratta di minori – rivelano tutta l’inadeguatezza di chi oggi sarebbe chiamato ad affrontare il problema con serietà e la sensibilità della cura, dell’attenzione.
Gli amministratori locali devono sentirsi responsabili dei loro cittadini – tutte e tutti – ed essere in prima linea nel creare opportunità educative e sociali, lavorando per costruire una società in cui nessun giovane si senta escluso o senza speranza. È possibile conoscere le intenzioni, i progetti le risorse che l’amministrazione intende impegnare su questo ambito?”.
“In un contesto in cui l’insicurezza e l’emotività spingono spesso a invocare pene più severe e politiche repressive ma che si stanno dimostrando inutili se non accompagnate da azioni sociali, è fondamentale riflettere sulla reale efficacia di questi strumenti. Certo è fondamentale garantire l’esecuzione e il rispetto di una pena affinchè si comprenda la gravità di un’azione e il valore delle regole, ma rispondere agli episodi di insicurezza e degrado con continue richieste di severità dimostra non solo una visione limitata, ma anche una chiara inadeguatezza a ricoprire un ruolo che richiede sensibilità e capacità di promuovere integrazione e opportunità. Pretendere il rispetto delle “nostre regole” senza investire in politiche di inclusione e formazione non solo è incoerente, ma perpetua un ciclo di esclusione e fallimento a cui non dobbiamo arrenderci”.