Esplosione all’Eni di Calenzano, domani è il giorno del dolore: recuperati i corpi delle cinque vittime

10 dicembre 2024 | 23:10
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Esplosione all’Eni di Calenzano, domani è il giorno del dolore: recuperati i corpi delle cinque vittime

Ecco chi sono gli operai che hanno perso la vita nello scoppio. La mattina la cerimonia con Comune e Regione, il pomeriggio il presidio per lo sciopero generale provinciale indetto dai confederali

Sono Vincenzo Martinelli, 51 anni, e Carmelo Corso, 57 anni, residenti a Prato. Gerardo Pepe, 46 anni, nato in Germania, Franco Cirielli, 46 anni, originario di Matera e Davide Baronti, 49 anni, cresciuto a Livorno e residente a Bientina le cinque vittime dell’esplosione di ieri (9 dicembre) al deposito Eni di Calenzano.

Tutti i corpi sono stati recuperati all’indomani dell’evento drammatico che ha strappato le cinque vite alle loro famiglie. A loro si aggiungono tre feriti gravi, due al centro grandi ustionati di Pisa e uno a Careggi e gli altri feriti, diretti e indiretti, tutti dimessi dai rispettivi ospedali. In tutto 27 persone che hanno avuto bisogno di cure dopo il terribile scoppio.

Intanto oggi è stato effettuato il sopralluogo del procuratore di Prato, Luca Tescaroli, all’interno del deposito Eni, dove in mattinata è arrivato anche il sottosegretario agli interni Emanuele Prisco. Il procuratore ha incaricato l’esplosivista Roberto Vassale e il chimico esplosivista Renzo Cabrino della consulenza per svolgere accertamenti per le indagini sulla deflagrazione. Entrambi hanno tra l’altro già lavorato come periti nella strage di Capaci, inchiesta di cui si è occupato il procuratore Tescaroli quando era pm a Caltanissetta.

Domani (11 dicembre) è il giorno del dolore, per Calenzano e per tutta la Toscana, che ha proclamato il lutto regionale.

Alle 10 il sindaco di Calenzano Giuseppe Carovani sarà presente per una commemorazione in via Erbosa insieme al presidente del consiglio regionale toscano Antonio Mazzeo e ai capigruppo dell’assemblea regionale, che hanno ricordato stamani in aula la tragedia avvenuta a Calenzano. Il sindaco ha esteso il lutto cittadino anche a domani, invitando tutta la popolazione a osservare domani alle 10 un minuto di silenzio.

“La comunità di Calenzano – dichiara il sindaco Carovani – è addolorata e colpita fortemente da questa tragedia. Adesso è il momento del lutto e domani mattina saremo presenti al deposito per rendere omaggio alle vittime. Ringraziamo nuovamente i vigili del fuoco, i soccorritori e le forze dell’ordine. Come Amministrazione comunale di Calenzano porremo alle istituzioni la questione se la presenza di questo impianto sia ancora compatibile in un contesto urbanistico delicato come il nostro”.

Il consiglio regionale tutto si è unito nel cordoglio per le vittime. “Abbiamo scelto di essere qui nel ricordo di quelle persone che hanno perso la propria vita in un luogo di lavoro – ha detto il presidente del consiglio Antonio Mazzeo in apertura della seduta di aula – È un’altra tragedia che tocca la Toscana, dopo quella di via Mariti”. Il ringraziamento del presidente va anche a “chi sta cercando di fare da subito chiarezza sull’accaduto: i tecnici di Arpat, la magistratura, la procura della Repubblica, i vigili del fuoco”. “Non dobbiamo abbassare la guardia; ogni qualvolta accade un fatto come questo e un uomo o una donna perdono la vita sul lavoro – ha aggiunto – nessuno di noi si può sentire lontano e nessuno di noi si può sentire non responsabile”. E ancora: “Servono misure e fatti concreti per la sicurezza nei luoghi di lavoro e collaborazione tra istituzioni ed enti locali per cercare di evitare che anche una sola persona possa morire in un luogo di lavoro”.

“La seduta di stamani, – ha detto il presidente della giunta, Eugenio Giani – ha il senso della partecipazione attiva della Regione a quella che è una tragedia che ci ferisce profondamente e che richiede una valutazione suppletiva, quando sarà passata l’emergenza, per capire l’appropriatezza di un impianto così importante e con elementi di pericolosità nel contesto della città metropolitana, in un territorio che intorno a esso oggi ha una forte connotazione urbana e nel quale si concentrano, sostanzialmente 800mila persone”. Il presidente ha precisato che il carburante arriva direttamente all’impianto Eni di Calenzano attraverso la condotta sotterranea dalla raffineria di Livorno. “L’incidente – ha aggiunto – poteva avere conseguenze ben più gravi se le fiamme avessero toccato altre cisterne di stoccaggio” e le “misure di sicurezza dell’impianto stesso e il tempestivo intervento dei vigili del fuoco sono stati fondamentali per isolare l’incendio alla sola area della pensilina destinata alle autobotti”. Ricordando che il luogo è stato posto sotto sequestro dalla magistratura, Giani ha detto che “adesso sarà l’inchiesta a fare chiarezza sulle cause che hanno generato l’incendio e sulla sua dinamica precisa”.

Riguardo alle persone coinvolte nell’incidente, Giani ha spiegato che “si tratta di operai, tutti italiani.  Si può parlare al momento di 4 vittime, di un disperso e di 14 ricoverati (alle 14, a Consiglio ormai terminato, le vittime sono salite a 5, ndr)”. Le conduzioni di due dei feriti, ha sottolineato, ”versano in una situazione di gravità e sono ricoverati al centro grandi ustioni di Cisanello”.

In prospettiva, ha aggiunto ancora Giani, “dovremmo lavorare perché il luogo dove vengono svolte queste funzioni così delicate e così fonte di pericolo, è inappropriato; negli anni Sessanta, quando questo luogo fu acquistato da Eni, era aperta campagna, oggi è un’aria densamente urbanizzata sia sul piano industriale che di residenze” e “la prevenzione richiede una diversa distribuzione di funzioni per lo svolgimento di quelle attività che sono inquadrabili nella direttiva Seveso, ovvero di particolare pericolosità”.

Infine, Giani ha espresso apprezzamento per il lavoro del procuratore Tescaroli, ha ricordato la telefonata con il presidente della Repubblica Mattarella e con il ministro del lavoro Calderone e ha rinnovato il senso di vicinanza alle famiglie che hanno vissuto questo dramma”.

“Dobbiamo analizzare la logica di come si sviluppano urbanisticamente le aree industriali”, ha detto Andrea Ulmi(gruppo misto-Merito e lealtà). “La cosa giusta da fare oggi – ha aggiunto – è essere qui e rendere omaggio alle vittime”.

“Corretto e doveroso che il consiglio regionale si sia riunito per esprimere il proprio senso di vicinanza ai familiari delle vittime, dei dispersi, dei feriti – ha detto Stefano Scaramelli (Italia Viva) – A noi il compito di comprendere”, il fatto che “quella zona, logisticamente agevole perché vicina alle arterie di grande comunicazione, oggi sia in un’area di trasformazione urbana”, “ci pone una riflessione seria sugli sviluppi urbanistici, sulle prescrizioni da dare”.  “Occorre usare massima cautela per lo sviluppo della regione, anche trovando la disponibilità nelle maglie normative, per trovare processi di delocalizzazione di realtà che un tempo erano in campagna e oggi sono in aree urbane”.

“È nostro dovere essere qui – ha detto Irene Galletti (M5S) – per esprimere vicinanza alle famiglie delle vittime, ai feriti. Questo è il momento del cordoglio e della riflessione”. Ha poi aggiunto: “L’impianto è lì dagli anni ‘60, ma il tessuto economico e urbano è cambiato, adesso occorre una riflessione alla luce della normativa Seveso e delle modifiche, anche a livello tecnologico, riguardo allo sviluppo dell’industria”. “In questo momento – ha concluso – dobbiamo ragionare in termini di prevenzione” e “questo ci impone di rivedere il nostro territorio e il suo tessuto urbano”.

“A Calenzano oggi è lutto cittadino e noi non dovevamo essere qui – ha affermato Vittorio Fantozzi (Fdi) – Lei, presidente, doveva essere a Calenzano”. Quindi ha aggiunto: “Noi avevamo espresso la volontà di non essere presenti perché riteniamo che ci siano dei limiti invalicabili e non è solo per una questione di rispetto del dolore delle vittime e dei lori famigliari e del silenzio che si deve nell’attesa di chi sta lavorando alla ricerca del disperso; ma anche perché ci sono questioni che non si possono affrontare oggi e devono essere rinviate a dopo l’emergenza, dopo aver raccolto maggiori elementi”. “Riguardo al nostro dovere, noi siamo un organo di rappresentanza – ha continuato – e non dovremmo essere qui per dare battaglia su provvedimenti meramente di ordine politico”, ma è bensì il momento di fermarsi”.

A chiudere il dibattito Vincenzo Ceccarelli (Pd): “Credo che facciamo bene ad essere qui a fare il nostro lavoro”, “domani sarà lutto regionale e anche noi lo rispetteremo”. “Oggi è un giorno di dolore che ne segue altri – afferma Ceccarelli – e la mente va alle vittime di via Mariti. In Toscana – ha aggiunto – fino a novembre ci sono stati 43 decessi, il 26per cento in più del 2023, ai quali si aggiungono quelli di questa tragica vicenda”. Poi uno sguardo ai dati nazionali: “In Italia ci sono stati, nei primi 9 mesi, 776 vittime (tre morti al giorno) sul lavoro (esclusi quelli in itinere)”; “questi dati esprimono la tragicità delle morti sul lavoro”. “Occorre un’azione di sistema che riguarda istituzioni, associazioni, sindacati e ognuno di noi individualmente e credo che nell’ambito dei controlli, della formazione, della promozione culturale stia un impegno corale” ma adesso “è il momento per piangere le vittime”.

Domani è anche il giorno dello sciopero provinciale indetto da Cgil Firenze, Cisl Firenze Prato e Uil di Firenze.  Verrà organizzato un presidio-manifestazione in piazza Vittorio Veneto a Calenzano alle 14,30, nel quale interverranno le tre confederazioni, le lavoratrici e i lavoratori dei settori coinvolti. “Quello che è successo – dicono i sindacati –  è inaccettabile. Cinque persone sono uscite di casa per andare a lavorare e non torneranno mai. Altre sono ferite gravemente. Senza sicurezza non c’è lavoro, non c’è dignità, non c’è vita”.

Alla manifestazione ci sarà anche l’Ugl Chimici. Eliseo Fiorin, segretario nazionale ha affermato: “Quanto accaduto al deposito Eni non è una fatalità, ma la conseguenza di un sistema che non riesce a garantire standard di sicurezza adeguati nei luoghi di lavoro. Ogni vita spezzata rappresenta un fallimento collettivo che chiama in causa tutti gli attori coinvolti: istituzioni, imprese e società civile. La sicurezza sul lavoro deve essere la colonna portante di ogni attività produttiva e non può essere subordinata a logiche di risparmio economico o a dinamiche di appalto e subappalto che spesso compromettono la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori”.