Sottrae carburante all’azienda e viene licenziato: per il giudice il provvedimento è legittimo

12 gennaio 2025 | 13:17
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Sottrae carburante all’azienda e viene licenziato: per il giudice il provvedimento è legittimo

L’uomo, dipendente da oltre 35 anni a tempo indeterminato della ditta, aveva chiesto il reintegro dichiarandosi affetto da una grave forma di azzardopatia

Scoperto a sottrarre carburante per l’azienda per cui lavori viene prima sospeso e poi licenziato. Ma l’uomo, esperto assistente al traffico da oltre 35 anni alle dipendenze della ditta ha impugnato il provvedimento davanti al giudice civile chiedendo anche, oltre al reintegro e al pagamento delle spettanze dal momento del licenziamento, anche il risarcimento dei danni.

Non avrà, però, niente di tutto questo, anzi è stato condannato in primo grado a pagare il prezzo del carburante sottratto, o almeno di quello per cui è stata fornita la prova, e le spese legali.

La vicenda ricostruita è complessa. I fatti risalgono al 2022 quando l’azienda ha prima notato gli ammanchi di carburante, quindi deciso di investigare. Negli accertamenti si è risaliti all’uomo che in più occasione avrebbe fatto uso della carta carburante in sua dotazione e di quella di alcuni colleghi per rifornirsi illecitamente di carburante, peraltro al distributore gestito dal figlio.

La giustificazione dell’uomo è stata quella di essere affetto da una grave forma di azzardopatia, sopravvenuta dopo la morte della madre. Su questa base l’uomo ha impugnato il licenziamento, contestandone da una parte l’illegittimità, proprio in ordine alla tutela dei lavoratori affetti da tale tipo di dipendenza, sia per la presunta discriminatorietà nei suoi confronti, in quanto già affetto da azzardopatia prima di attuare le condotte contestate.

Una spiegazione che non ha convinto il giudice Antonella De Luca, soprattutto perché l’uomo mai in sede di verifica aziendale delle sua condizioni di salute avrebbe fatto presente la sua problematica. Le testimonianze raccolte, inoltre, hanno confermato le indebite e reiterate forniture di carburante, che giustificano sia la sospensione sia il successivo licenziamento per giusta causa. Si tratterebbe di 13 episodi commessi fra il 13 ottobre e il 26 dicembre del 2022, eventi per cui l’uomo è stato anche rinviato a giudizio in sede penale. Il dipendente, inoltre, avrebbe anche cercato di far ricadere la colpa degli ammanchi sui propri sottoposti “in modo da ledere irrimediabilmente – dice il giudice – il rapporto fiduciario fra il datore di lavoro e il lavoratore”.

L’uomo dovrà, quindi, secondo la sentenza di primo grado e salvo ricorso, risarcire un danno di poco superiore al 3400 euro e pagare le spese di lite per oltre 4600 euro.