Danni permanenti dopo l’intervento di riparazione in clinica: risarcimento danni da oltre 60mila euro
Il giudice, convinto dalle perizie, ha stabilito che l’operazione di rimozione dei mezzi di sintesi dopo quella per la frattura del femore ha aggravato il quadro clinico di una donna
Vittima di una caduta accidentale a Piombino si frattura il femore e dopo un primo ricovero nel locale ospedale si rivolge a una clinica della provincia di Lucca per la rimozione dei mezzi di sintesi che non avevano permesso la consolidazione ossea dando luogo ad un quadro di periartrosi.
Dopo l’intervento, però, si presentano numerosi problemi, dalla paralisi del nervo sciatico, che provoca problemi all’estensione del piede e delle dita alla formazione di un ematoma nella zona della cicatrice chirurgica.
Nonostante la riabilitazione il danno è rimasto tale, tanto da rendere necessario l’uso di bastoni in appoggio per riuscira a camminare tanto da convincere la donna a chiedere il risarcimento del danno. Nel processo i periti hanno concluso che nel corso dell’operazione effettuata alla casa di cura si è verificata una lesione del nervo sciatico della donna operata, tale da provocare un danno aggiuntivo rispetto all’operazione originaria dell’ospedale di Piombino sul front dell’invalidità permanente e una maggior durata della invalidità temporanea. Così ha riconosciuto, nella causa civile, il giudice Michele Fornaciari.
Di qui il calcolo del risarcimento danni, secondo le tabelle di conversione legata all’invalidità temporanea e a quella permanente, calcolato in totale per una cifra di poco superiore a 60mila euro, si aggiungono le spese mediche documentate, da rivalutare al momento della data dell’operazione.
Alla clinica, condannata al risarcimento, spettano anche le spese di lite, comprese quelle di perizia e di compenso del difensore della parte attrice, per una circa superiore a 20mila euro.