Lo chiamano dalla banca per “operazioni sospette” ma prelevano dal conto on line
Il caso seguito da Federconsumatori, che è riuscita a ottenere un rimborso di 11.500 euro
Ha ricevuto una telefonata con cui un sedicente operatore della banca lo avvisava di operazioni sospette sul suo conto e lo invitava ad effettuare delle verifiche sul conto corrente online. Dopo l’accesso al portale home banking però, l’utente si è reso conto di non avere più la possibilità di operare in autonomia sul proprio pc e ha assistito, impotente, dietro al monitor del pc, al prelievo di soldi dal conto corrente online, forse a causa della installazione fraudolenta di un software trojan.
Il fenomeno delle truffe informatiche continua a colpire i consumatori: l’ultimo caso seguito da Federconsumatori è accaduto a Lucca. “Il consumatore – racconta Fabio Coppolella, presidente di Federconsumatori Lucca – si è rivolto allo sportello della nostra associazione per disconoscere una serie di addebiti non autorizzati sul proprio conto corrente. La truffa in questione – prosegue Coppolella – è nota con il nome di vishing caller ID ed è particolarmente insidiosa, visto che il truffatore riesce a falsificare l’identificativo della chiamata, facendo apparire il numero verde della banca sul telefono del destinatario.
Ovviamente l’utente ha avvisato subito la propria banca, anche se ciò non è stato sufficiente ad impedire l’esecuzione del prelievo fraudolento. Dopo aver presentato la denuncia alle autorità competenti, è stato proposto il reclamo formale anche alla banca disconoscendo tutte le operazioni non autorizzate. La banca inizialmente non ha accolto il reclamo, imputando all’utente la leggerezza di avere autorizzato l’operazione.
Il Decreto legislativo 11/2010 prevede che in caso di disconoscimento dell’operazione di pagamento da parte dell’utente è onere della banca provare che l’operazione è stata autorizzata ed eseguita correttamente. Su questi presupposti è stato presentato il ricorso all’Arbitro Bancario e Finanziario insistendo nel rimborso degli addebiti non autorizzati. L’Abf ha accolto il ricorso riconoscendo il rimborso di 11.500 euro a favore dell’utente. In particolare, come motivato nel provvedimento, ‘risultano agli atti gli screenshot delle chiamate ricevute dal consumatore, che effettivamente apparivano come provenienti dalla banca’ e ‘tale circostanza ha contribuito ad alimentare una percezione erronea dell’operazione in cui si era inserito il frodatore’.
Per evitare simili raggiri è necessario che il consumatore custodisca sempre con diligenza e senza comunicare a terzi le credenziali utente e password per l’accesso al conto corrente online”.