Femminicidio, la criminologa Irene Peluso: “Servono inclusione, responsabilizzazione e consapevolezza”

9 marzo 2025 | 12:17
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Femminicidio, la criminologa Irene Peluso: “Servono inclusione, responsabilizzazione e consapevolezza”

L’intervento: “La soluzione non risiede nell’alimentare l’odio o nel puntare il dito, ma nel promuovere un dialogo costruttivo”

Torna all’ordine del giorno il tema del contrasto ai femminicidi. Riceviamo e volentieri pubblichiamo, sul tema, la riflessione della crimonologa lucchese, Irene Peluso.

Il tema del femminicidio è senza dubbio delicato e complesso, ma affrontarlo richiede equilibrio e rispetto per tutte le parti coinvolte. È fondamentale riconoscere che il femminicidio rappresenta una tragedia umana e sociale che merita attenzione e azioni concrete per prevenirlo. Tuttavia, è altrettanto importante evitare che questo tema venga strumentalizzato per alimentare divisioni o per creare una narrazione che demonizzi un intero genere. Oggi, in un contesto in cui la comunicazione di massa ha un impatto significativo, dobbiamo essere consapevoli del rischio di trasformare questioni così serie in strumenti di marketing o propaganda. Questo non solo sminuisce la gravità del problema, ma può anche generare sentimenti di discriminazione e isolamento verso gli uomini, creando un clima di ostilità che non giova a nessuno. La soluzione non risiede nell’alimentare l’odio o nel puntare il dito, ma nel promuovere un dialogo costruttivo e inclusivo. Dobbiamo lavorare insieme per costruire una società in cui il rispetto reciproco e l’uguaglianza siano valori fondamentali, senza cadere nella trappola di generalizzazioni o stereotipi. Solo così possiamo affrontare le sfide sociali in modo efficace e umano.
In che modo possiamo responsabilizzare gli individui senza stigmatizzare un intero genere?
Per responsabilizzare gli individui senza cadere nella trappola della stigmatizzazione, è essenziale adottare un approccio che metta al centro la responsabilità personale, anziché attribuire colpe collettive.
Ecco alcune strategie che possono essere utili.
Educazione individuale e culturale: Sensibilizzare le persone, sin dalla giovane età, sull’importanza del rispetto reciproco e dell’uguaglianza. Questo può avvenire attraverso programmi scolastici, campagne sociali e discussioni aperte nelle famiglie e nelle comunità.
Narrazione inclusiva: Evitare di dipingere un intero genere come oppressore o vittima. Invece, raccontare storie che riflettano la complessità e l’umanità di entrambi i generi, mettendo in evidenza modelli positivi da ambo le parti.
Dialogo aperto e costruttivo: Favorire un dialogo in cui uomini e donne possano confrontarsi senza timore di essere giudicati, così da comprendere le reciproche esperienze e responsabilità.
Responsabilità individuale: Promuovere l’idea che ogni persona è responsabile delle proprie azioni, indipendentemente dal contesto culturale o dalle dinamiche di genere. Questo può aiutare a superare stereotipi e pregiudizi.
Coinvolgimento degli uomini nel cambiamento sociale: Gli uomini non dovrebbero essere esclusi dal dialogo sul cambiamento sociale. Al contrario, coinvolgerli come alleati può contribuire a costruire una società più equa e rispettosa.
Contrastare il sensazionalismo mediatico: I media hanno un ruolo cruciale nella narrazione sociale. Ridurre il sensazionalismo e favorire contenuti informativi ed equilibrati aiuta a evitare la polarizzazione.
L’obiettivo è creare un ambiente in cui tutti possano sentirsi valorizzati e rispettati come individui, piuttosto che essere definiti unicamente dal proprio genere.
Quali sono le migliori pratiche per l’educazione inclusiva?
L’educazione inclusiva è fondamentale per costruire una società equa e rispettosa, e richiede un impegno concertato a diversi livelli. Ecco alcune delle migliori pratiche che possono essere implementate per promuoverla.
Personalizzazione dell’apprendimento: Adattare i metodi di insegnamento alle esigenze individuali degli studenti, riconoscendo che ognuno apprende in modo diverso. Questo può includere l’uso di materiali diversificati e strategie differenziate.
Formazione degli insegnanti: Garantire che gli educatori ricevano una formazione adeguata per comprendere e rispondere alle esigenze di una classe eterogenea. Devono essere preparati per affrontare pregiudizi, favorire la partecipazione e gestire con empatia situazioni complesse.
Creazione di un ambiente sicuro e accogliente: Le scuole dovrebbero essere spazi in cui ogni studente si sente accettato, rispettato e valorizzato, indipendentemente dalla loro identità, abilità o background.
Coinvolgimento delle famiglie e delle comunità: L’educazione inclusiva non si limita alla scuola; le famiglie e le comunità devono essere parte attiva del processo per garantire coerenza e supporto.
Curriculum inclusivo: Integrare contenuti che riflettano la diversità culturale, sociale e linguistica, in modo che tutti gli studenti possano vedersi rappresentati e valorizzati.
Promozione dell’empatia e dell’ascolto attivo: Insegnare agli studenti a comprendere e rispettare le differenze, promuovendo attività che favoriscano la collaborazione e il lavoro di squadra.
Accessibilità universale: Assicurarsi che tutti gli spazi, materiali e strumenti educativi siano progettati per essere accessibili a chiunque, incluse le persone con disabilità.
Valutazione equa: Creare metodi di valutazione che tengano conto delle diverse abilità e stili di apprendimento, piuttosto che applicare criteri standardizzati che potrebbero penalizzare alcuni studenti.
In ultimo ma non per importanza: insegnare la consapevolezza. L’adulto è sempre la causa del malessere del bambino (e poi a sua volta futuro adulto).
Noi adulti dobbiamo insegnare con l’esempio e non con le belle parole. Noi adulti abbiamo un grave debito contro la vita in generale e contro l’umanità. Se continuiamo a discolparci, a trattare i bambini/adolescenti come “problematici” quando in realtà non sono altro che il frutto della problematicità dell’adulto, fino a che non capiremo questo e non lo trasmetteremo, ci troveremo solo ad un’escalation sempre più veloce di odio e violenza.
E gli unici responsabili sono gli adulti.