Nella Sala Arcivescovile lo “Stabat Mater” di Piero Nissim

11 aprile 2014 | 11:31
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Nella Sala Arcivescovile lo “Stabat Mater” di Piero Nissim

Grande evento musicale in programma a Lucca per domani (12 aprile) quando, in prima nazionale, sarà eseguito lo Stabat Mater del compositore pisano Piero Nissim. Il concerto, promosso dalla Diocesi di Lucca e dalla Associazione Brunier è inserito nel cartellone del Festival Nazionale del Volontariato e si svolgerà alle 21 nella Sala Arcivescovile di Lucca, in Piazza Arrigoni 2. La composizione di Piero Nissim, scritta sul classico testo liturgico di Jacopone da Todi, è per 4 voci soliste e organo e sarà eseguita da Maria Bruno, Lucia Pfanner, Riccardo Guercio e lo stesso autore Piero Nissim. All’organo – e Maestro concertatore – Franco Meoli. Introdurrà il Concerto il professor Renzo Cresti. Nella seconda parte del programma, Maria Bruno e Piero Nissim, accompagnanti da Franco Meoli proporranno alcuni testi sacri sempre musicati da Nissim, fra i quali Nada te turbe di Teresa de Avila e Avinu Malkenu canto ebraico della Festa di Rosh Hashanà, il Capodanno ebraico. Si tratta più che di un concerto di una meditazione spirituale proprio alla vigilia della Settimana Santa.

Il carattere sacro della rappresentazione permette in qualche modo di varcare i confini delle religioni: il tema del dolore, del grande pianto laico e civile che pervade la scena richiama a prendere in considerazione il pianto di tutte le madri per i loro figli morti (e rinati nelle loro lacrime) su tutte le croci della Terra, piantate in ogni spazio e tempo dalla ferocia dell’uomo: sulla collina del Golgota, ieri; sui campi di ogni guerra, da sempre; nel mare di Lampedusa, oggi. “Dopo aver affrontato e musicato vari Lieder del Romanticismo tedesco, in una sorta di ‘sfida’ con i Maestri del passato – afferma Piero Nissim – mi cimento qui con un altro classico della musica liturgica tradizionale, lo Stabat Mater, ancora nel tentativo, superando troppo facili etichette, di dare spazio in nuove forme a generi del passato considerati in un certo senso improponibili nella musica contemporanea. Questo perché sono persuaso che i compositori odierni, così come i poeti e gli scrittori, abbiano ancora tanto da dire ripercorrendo in forme e sensibilità nuove anche stili e schemi del passato. Le note, come le lettere dell’alfabeto del resto, sono quelle. Ma è ancora possibile mescolarle in nuove alchimie dell’arte e dell’anima, senza ricorrere per forza a modi di scrittura, spinti all’estremo dello “sperimentalismo”, a volte spesso incomprensibili”.