Musica allo Scompiglio con “I like Mozart”

23 aprile 2014 | 11:48
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Musica allo Scompiglio con “I like Mozart”

Sabato (26 aprile) alle 21 nello Spazio performatico ed espositivo della Tenuta Dello Scompiglio di Vorno ha luogo I like Mozart, un concerto – organizzato in collaborazione con l’ensemble Ars Ludi di Roma ed eseguito da alcuni dei migliori musicisti lucchesi con la direzione di Erasmo Gaudiomonte – per rendere omaggio all’infanzia e alla fantasia quali elementi importanti nella vita del grande compositore salisburghese. Il programma, che non abbandona mai i toni lievi del gioco e dell’ironia, prevede musiche di Mozart, Rossini, Dall’Ongaro e Saint-Saëns.
Il concerto è inserito nel progetto Mozart, così fan tutti, che propone un’inedita rilettura in chiave contemporanea dell’universo mozartiano, in cui  artisti – provenienti da ambiti diversi – sono invitati a confrontarsi con i temi che hanno caratterizzato il percorso culturale e personale del Maestro, cercando di superare i rigidi schemi delle categorie tradizionali. La direzione artistica del progetto è di Antonio Caggiano. La rassegna è prodotta dall’Associazione Culturale Dello Scompiglio diretta dalla performer e regista Cecilia Bertoni.

“Quando Mozart nel 1789 scrive il Quintetto in mi bemolle maggiore K 581 – specifica il musicologo Giovanni D’Alò – non era affatto consueto impiegare il clarinetto in una formazione cameristica. Mozart si innamorò letteralmente del timbro vellutato, scuro e un po’ misterioso di questo strumento e lo impiegò in molte occasioni, come per l’appunto nel Quintetto K 581, dove per la prima volta nella storia della musica il clarinetto è utilizzato in tutta la sua estensione e nel pieno delle sue possibilità espressive. Serenità, dolcezza e una sottile quanto penetrante venatura malinconica sono le impressioni che emergono sin dalla prima frase e che caratterizzano l’intero Quintetto.
A lungo attribuito a Rossini, il ‘Duetto buffo di due gatti’ non è opera del Maestro. O, almeno, non del tutto. Il pezzo è infatti un assemblaggio di temi effettivamente rossiniani e di un altro compositore, pubblicato nel 1825 a firma di un certo Berthold, probabile pseudonimo del compositore inglese Robert Lucas de Pearsall. Destinato a due voci di soprano con accompagnamento di pianoforte, il duetto è formato da un’introduzione che riprende una Katte-Kavatine del danese Christoph Ernst Friedrich Weyse, seguita dalla citazione della cabaletta di Rodrigo Ah, come mai non senti, dal secondo atto dell’Otello di Rossini. Il testo è basato unicamente sulla ripetizione della parola Miau, vocalizzo lamentoso, vezzoso, ammiccante, che si presta facilmente anche ad adattamenti strumentali. Citazioni rossiniane affiorano anche nel Carnevale degli animali di Saint-Saëns, straordinario divertissement del tardo Ottocento e lo stesso Carnaval è all’origine delle Contino variations di Michele Dall’Ongaro, divertissement al quadrato il cui titolo rinvia a sua volta a una nota aria mozartiana. Compositore, musicologo, autore radiofonico e televisivo, Michele Dall’Ongaro è anche, per chi lo conosce, caratterialmente incline all’ironia e lasciamo volentieri a lui la parola per presentare il suo lavoro: ‘Un gruppo di musicisti deve suonare Le Carnaval des Animaux di Saint-Saëns, ma le parti non arrivano e tutti si annoiano. Allora si lasciano andare alla ricerca, un po’ confusa e disordinata, di un tema sul quale improvvisare delle variazioni. Tra quelli proposti primeggiano motivi di Mozart e, infine, scelgono l’aria Se vuol ballare, signor Contino da Le nozze di Figaro. Dopo otto variazioni (ognuna di stile diverso, a seconda della personalità di chi la propone) il violinista si ricorda che anche Beethoven ha scritto delle variazioni su quel tema. Sulla stessa ‘coda’ di Ludwig van tutti si riconciliano e il pezzo si conclude, anche perché le parti di Saint-Saëns sono arrivate e il concerto deve cominciare…”.
E il concerto comincia. I musicisti, del resto, sono già pronti anche perché l’organico delle Contino variations è intenzionalmente lo stesso del Carnevale degli animali di Saint-Saëns. Concepito come una ‘fantasia zoologica’ (questo il sottotitolo) per due pianoforti ed ensemble da camera, il Carnevale si snoda in tredici brevi pezzi, più un finale, ciascuno dei quali descrittivo di un animale o di una categoria faunistica, attingendo (e in parte creandoli ex novo) ai canoni di una certa retorica musicale. Saint-Saëns richiama tutti gli animali nel finale per una spiritosa passerella in forma di rondò in cui c’è tempo anche per strizzatina d’occhio al Barbiere rossiniano.